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-emma, te serve quarcosa?-

Strabuzzai gli occhi e mi riscossi. Oh, no. Mi ero incantata a guardarlo, di nuovo. Però era così bello, con quel neo sotto la guancia sinistra, che metteva in risalto lo smeraldo vivo dei suoi occhi! BASTA! Non volevo far cadere tutte le barriere che mi ero costruita intorno, non volevo essere ancora attratta da lui. Però... NO!

-Emmi!- disse, sventolandomi una mano davanti al viso, con un sorriso di compiacimento sulle labbra.
-oh, andiamo a pranzo?- chiesi, un po' titubante. La mano, ancora appoggiata alla maniglia della porta, tremava leggermente, e sentivo il cuore scalpitarmi nel petto, impazzito.
-Certo, tesò. Famme vestì, però, nun me vorrai certo portà a spasso nudo!- replicò, ironicamente. Io accennai un risolino, ma mi bloccai quando i suoi occhi incontrarono i miei. Affogavo in quel mare color speranza, con il desiderio di non risalire mai più a galla. Mi erano mancati i nostri guardi fuggitivi, quelli con i quali ci eravamo innamorati. Lui mi bramava, voleva i miei sorrisi e le mie mani su di lui, quando, in casetta, eravamo così vicini, ma fin troppo pesanti. Ed io cosa gli avevo detto, con i miei, di occhi ? Avevo chiesto di non essere dimenticata come una qualsiasi, avevo chiesto le sue canzoni sussurrate di notte, nel buio di quella cameretta bianca, gli avevo chiesto di prendermi e non lasciarmi più andare, di rimenere abbracciata a lui per sempre, gli avevo chiesto di amarmi. E lui l'aveva fatto. Mi aveva rubato il cuore e si era infiltrato nella mia anima, prima con la musica, poi con gli occhi.Mattia si, che ci era riuscito, a rompere le mie barriere e farmi perdutamente innamorare come lui lo era di me. Sarebbe stato disposto anche a lasciare la sua fidanzata, se non fosse stato per me.
Avevo troppa paura, per noi, per la sua carriera. Disponeva di un grande talento e delle possibilità di sfruttarlo, non sarei stata certo io ad impedirglielo. Mi salirono le lacrime agli occhi, al ricordo di quella sera in cui tutto era finito. Mentre guardavo nei suoi e sembrava essere passata un'eternità invece che pochi secondi, sentii le palpebre pizzicare ed il magone in gola. Distolsi immediatamente lo sguardo per non cedere al pianto, e mi voltai per andare via.
-Tutto bene?- mi chiese con tono preoccupato.
Sussurrai un "si" poco deciso mentre ero già diretta altrove, con i piedi, e con la testa, a ripercorrere un sentiero di ricordi troppo dolorosi per essere ignorati, in quel momento.

Flashback
Il sole  filtrava dalle palpebre dei miei occhi, ancora semichiusi, traspordandomi in un universo di assoluta serenità. Quando li aprii, mi accorsi di essere nuda, coperta solo da un lenzuolo bianco. Il mio capo era posato sul petto di Mattia, e la mano sinistra sul suo cuore, che carezzava dolcemente con il pollice quella parte di pelle facendo cerchi concentrici, mentre, con l'orecchio, ascoltavo i battiti veloci, i quali erano stati una meravigliosa ninna nanna. Le nostre gambe erano intrecciate dalla notte precedente, stanche e tremanti. Avevamo fatto l'amore. Già. Mi faceva strano dirlo. Avevo provato emozioni così forti che definirlo in quel modo mi sembrava addirittura riduttivo. Lo desideravo con tutta me stessa, e lo amavo così tanto, quasi da non aver potuto più resistere. Volevo sentirlo mio, mio e basta. Volevo toccare ogni parte del suo corpo, baciare con ardore e passione quelle labbra proibite, essere amata, così come sapeva fare lui, rendendomi la sua regina, per quella notte.
A dir la verità, il nostro rapporto non era per niente facile. Ci scannavamo in continuazione, anche fuori dal campo visivo delle telecamere. Ci lanciavamo parole pesanti come macigni, insulti di ogni genere legati alla nostra gelosia nei confronti dei reciproci fidanzati. Ma la sera, quando facevamo pace, per me era il momento più bello della giornata. Io piangevo, accostata al suo torace, e lui, con un braccio mi circondava le spalle, cullandomi teneramente, e con l'altra mano mi asciugava la lacrime, in modo così tenero da farmi stringere il cuore di gioia e indispensabile bisogno di lui. Poi, quando ci eravamo scusati entrambi, iniziavamo a parlare. Ci raccontavamo qualsiasi cosa. Stesi sul prato della casetta, stretti il più possibile in un plaid, mi aveva narrato il suo passato difficile, di come aveva iniziato a fare musica... ed io mi innamoravo sempre di più. Come in quel momento. Si era svegliato anche lui, e mi fissava, sorridente come il sole che mandava i suoi raggi dritti ad illuminare le pagliuzze azzurre e dorate dei suoi occhi.
-Ehi...- mi sussurrò con la voce assonnata. Io mi avvicinai al suo viso e....

Continuo? Com'è la storia?

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