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Il tempo di aprire la dannata porta di quella camera, che gli fui addosso. Mi prese in braccio, come il marito romano prendeva la novella moglie, varcando la soglia della casa. Continuò a baciarmi, in un modo febbrile, veloce, quasi a dare l'idea di dover fare di fretta. Quando mi staccavo per prendere fiato, lui reclamava le mie labbra, racchiudendole in un bacio nuovo. Mi attirava a lui con una specie di violenza, una smania di avermi come la prima volta.
Gli tolsi la giacca a aprii la camicia, non senza qualche difficoltà. Volevo sentire la sua pelle nuda a contatto con la mia, il suo calore, le sue labbra, screpolate dal raffreddore, su tutto il corpo. Sentii le sue mani farsi strada nel mio abito, fino a raggiungere la cerniera che gli avrebbe permesso di togliermelo. Era tutto così sbagliato... Ogni gesto, ogni respiro. Eppure lo volevamo, eravamo incapaci di trattenerci davanti all'attrazione che nutrivano l'uno per l'altra.
Presto rimasero solo pochi pezzi di stoffa a dividerci. Avevo i brividi, ogni tocco mi provocava una scossa sottopelle, che andava dritta al basso ventre. La luce proveniente dalla finestra mi permetteva a malapena si scorgere i lineamenti del suo viso, ma i suoi occhi, quelli si, che li vedevo. Scuri, luccicanti più del solito, occhi capaci di scavarmi nell'anima, entrarmi nel cuore e prendersi tutto.
Occhi che perscrutavano attentamente, fotografando la mia nudità, carezzandola piano insieme alle mani.
C'era silenzio. Il silenzio dei respiri affannati, del battito del mio cuore impazzito, delle mille farfalle nello stomaco... Sentivo l'armonia dei nostri corpi, le mani delicate ma decise, i baci roventi.
Pochi attimi di fiato e subito ancora, le nostre labbra incollate, sempre meno vestiti addosso.
Lo volevo, volevo ricordare quella notte. Una notte che non si sarebbe più ripetuta. Non eravamo Emma Marrone e Briga, ma solo la Brown, la sua Brown, e Mattia, un duro con due cuori. Ero piena di lui, del suo odore. Lo percepivo come si percepisce un tatuaggio appena fatto.
Era tutto ciò che di bello avrei nascosto al mondo.
Volevo lui, volevo Mattia. Volevo che mi prendesse come aveva fatto la prima volta. Volevo che mi facesse sentire donna, una donna amata.
Ma, quando fu ad un passo, si fermò.
Io nuda, sotto di lui, stretta nella morsa delle sue braccia. Lui con gli occhi fissi nei miei, tristi, vigili.
-Non posso. Non possiamo.-
-Non voglio che sia un errore. -
-Neanch'io, ed è per questo che non lo faccio. Non è giusto, Emma, fa fottutamente schifo! -
Sentii le lacrime salirmi agli occhi, mentre la verità mi pugnalava, traditrice e meschina.
Posai la testa sul suo petto, sperando di ascoltare il suo cuore.
-Perché? Non voglio dover fare a meno di te, Mattia. Resta qui, ti prego. Restiamo insieme. - sussurrai, con la voce rotta.
-Voglio te, lo giuro. Non importa se di nascosto o meno, voglio te.-
Era arrabbiato, frustrato.
-Ti prego, Mattia... Ti prego, rimani qui. -. Una lacrima mi solco il viso.
Ci stringemmo forte, l'uno all'altra, tra lenzuola troppo bianche, tra un sorriso stanco ed un bacio tra i capelli.
Forse eravamo ubriachi, forse no.
Forse eravamo troppo per essere veri.
Forse era amore, forse no.
Ma di una cosa fui certa, nel momento stesso in cui sentii il suo cuore battere all'unisono col mio: era indispensabile. Indispensabile come una droga. Totalmente persa nel nostro sentirci grandi in una camera minuscola, con il desiderio struggente di poter trovare al mattino i suoi occhi verdi nei miei. Era la luce in fondo al tunnel. Il mio profumo preferito, la sensazione più appagante. Magari, lo amavo anche.

"Tu sei mia
E poi non so più che succede."

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