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-Fra!-
Uscii dal bagno, annunciando la mia presenza nella spaziosa camera da letto. Ero vestita e truccata di tutto punto, mi sentivo... Semplicemente incantevole. E ciò non accadeva spesso. Rimirai la mia immagine a figura intera nello specchio. Avevo indossato un abito a portafoglio nero ed oro, chiuso unicamente sul davanti, che lasciava pochissimo all'immaginazione. Le scarpe erano dorate, semplicemente meravigliose. Il trucco per il quale avevo optato andava su toni scuri di nero e grigio, abbinati perfettamente ad un rossetto neutro.
-Come ti sembra?- domandai perplessa, lasciandomi sul tessuto nero i palmi delle mani nervosamente.
-Sei un fenomeno. Stasera asfaltiamo tutto, amo'!- rispose lei, e le sue labbra su aprirono in un sorriso splendido.
-Grazie, Savini. Tu stai benissimo- affermai, sinceramente.
Ultimammo i nostri preparativi e, proprio quando stavamo per uscire dalla camera, un sordo bussare alla porta ci precedette.
Incuriosita, mi voltai verso Francesca. Chi diavolo poteva essere?
-Ma non te l'ho detto? Viene anche Mattia! - e, tutta pimpante, mi sorpassò per aprirgli. Rimasi allibita. Come, veniva anche lui?! Ed io che avrei voluto una serata tranquilla per divertirmi...!
Ma non ebbi il tempo di protestare, perché i miei occhi avevano incrociato i suoi, lasciandomici affogare dentro. Non volevo cedere, abbandonandomi ai miei sentimenti nei suoi confronti, ma nuotare in quel suo mare verde leniva tutte le mie preoccupazioni, i miei dubbi. I problemi venivano neutralizzati da quegli sguardi pieni di dolcezza nascosta, di voglia di salvarsi a vicenda, di ammirazione e di... Amore. Era proprio in quel modo che mi stava guardando. Con il verde smeraldo pieno di quell'amore incondizionato, grande, forse più di noi stessi, capace di rompere ed aggiustare, di creare e distruggere. Perché l'amore, pensai, era proprio così: una contrapposizione netta, un equilibrio vivo e perfetto, capace di far perdere la testa, di entrare nelle vene e far tremare le ginocchia. Lo sentivo, in quello sguardo, tanto forte, tanto limpido. Lo vedevo nel suo sorriso stupito appena mi aveva vista, un po' incerto, ma incapace di fermarsi, come il mare mosso sulla battigia. E poi nelle sue mani, che d'improvviso si erano posate sulla mia schiena, accarezzandomi come se fossi così fragile da potermi rompere da un momento all'altro, sotto il suo tocco. Quelle dita che sfioravano appena la mia spina dorsale, provocandomi un brivido leggero, come un serpente di sensazioni importanti.
Mi stava abbracciando forte, per farmi capire che lui c'era, nonostante il casino dentro e fuori dai nostri cuori un po' malandati. Non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo se non nelle sue braccia. Mi bació il collo, proprio sotto l'orecchio, giusto per farmi impazzire un po'di più. Sorrisi quando le sue labbra morbide si spostarono sulla mia guancia. In un angolino della mia mente, c'erano ancora le mie paranoie e il mio dover resistergli, ma non avevano più tutta quell'importanza, se lui era con me.
Lo strinsi forte per inspirare il suo profumo, come una droga dalla quale dipendevo sempre di più.
Col cuore che batteva forte ad entrambi, sussurrò: -Ciao, Mimma. -.
Il suo fiato nell'orecchio mi provocò un sussulto, ben nascosto da un sorriso smagliante, che gli rivolsi come se lo aspettassi da sempre.
-Ciao, Matti-
Mi porse il braccio destro, i tatuaggi coperti dalla manica di una camicia bianca. Lo presi, conscia del fatto che, se lui mi avesse sostenuta, non sarei mai caduta.
Ci avviammo insieme, sereni dopo il bacio di poche ore prima, come due vecchi amici e qualcosa di più, con occhi che non smettevano di guardarsi. Non mi seppi spiegare il perché di quella tranquillità. Ero confusa, perché, parlando con Francesca, mi era sembrato un grosso, enorme e madornale errore dovuto alla passione e a dei sentimenti sbagliati; invece, in quel momento, con il profumo di Mattia ancora addosso, tutto era perfetto, un'idilliaca bolla fuori dal mondo dove l'amore era amore per tutti, dove il desiderio di innamorarsi superava la cattiveria e le mani potevano toccarsi senza paura di una macchina fotografica; dove la notte non era sinonimo di nascondiglio, ma di passione, e sapeva di sussurri, di corpi avvinghiati che non potevano staccarsi, di lenzuola bianche e di abbracci da dietro.
Era così, con Mattia.
Non avevo più paura.

Ed è più dolce la paura, se mi tieni in un tuo abbraccio.

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