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Mi dispiace per la lunga assenza. Ditemi se vi piace!! :-)

Le foto dello shooting dello stesso pomeriggio erano venute proprio egregiamente, considerando il pranzo assurdo e la figura di Mattia intenta a riempirsi la faccia di smorfie per farmi perdere la concentrazione. Francesca, poi, aveva dato anima e corpo pur di evitare che un qualsiasi momento di pausa mi riportasse, con la mente, al pensiero dell'incontro con Stefano. Purtroppo per lei, aveva solo sprecato tempo invano. Non riuscivo proprio a levarmi dalla testa il suo "ti amo ancora.". Una parte del mio cervello sarebbe voluto scoppiare a ridere, come per dire "Ma questo è pazzo, da dove se ne esce?", perché, comunque, quella situazione, oltre ad essere profondamente truce, mi sembrava piuttosto comica. L'altra parte della mia contorta mente, al contrario, era unicamente in vena di piangere ed essere stretta forte da qualcuno. Ripercorrevo in continuazione l'episodio, e più ci ritornavo sopra, più mi sembrava un sogno improbabile, come se fosse accaduto in un'idilliaca ed illusoria bolla di sapone. Non riuscivo a crederci, non potevo. Io non lo amavo più, punto e fine.

-Mì? Me stai a sentì?-
Ops. Non stavo ascoltando una parola, intenta com'ero a pensare ad altro.
-Si, si.- mentii spudoratamente.
Mattia mi si avvicinò, ponendo definitivamente un blocco a tutte le mie congetture mentali. Ero seduta comodamente sul lettone dalle lenzuola bordate di nero. Si inginocchiò, prendendo le mie mani piccoline tra le sue, enormi in confronto. A quel gesto, che proprio non mi aspettavo, sussultai, e un brivido ai irradió per la mia schiena, come il calore forte e piacevole dell'estate dopo la gelida neve dell'inverno. I suoi occhi si incollarono ai miei in un abbraccio di sensazioni. Avevo lo stomaco in subbiglio ed il cuore che batteva alla velocità della luce.
-Non pensarci, okay? So che questo fatto del ritorno di Stefano ti ha turbata. Ma stai tranquilla, ce so io a proteggerti.-.
Fu come se il blocco enorme di ghiaccio nel mio petto, a quelle parole, stesse iniziando a sciogliersi. Affogai nei suoi occhi verdi come la speranza che mi stava infondendo, desiderosa di non risalire più a galla. Ero felice, serena, a quel contatto. Nonostante il limite di freddezza imposto da me stessa nei suoi confronti, non riuscivo ad essergli indifferente. Non potevo, il mio cuore, il mio corpo, la mia anima lo desideravano. A prescindere da Stefano e da tutti gli altri impedimenti. Il nostro era stato un amore strano fin dal primo momento. C'era un'attrazione fisica potente quanto un campo magnetico: io ero il positivo, lui il negativo, se stavamo l'uno accanto all'altra era impossibile non avvicirnarsi. Ci provocavamo, lanciando languidi sguardi assassini, pugnalandoci di battute e facendoci la guerra. Ma, Dio, se non mi impazziva il cuore quando le sue labbra sfioravano piano la mia pelle... era lì che i nostri occhi si intrecciavano nella contorta ma meravigliosa catena dell'amore. Volevo dirglielo, dirgli che lo amavo e volevo che lui mi amasse. Forse, per un attimo, la spina della razionalità poteva essere staccata. Potevo lasciarmi andare, la mia anima urlava di farlo. Sentivo le orecchie pulsare dal desiderio. Presi un po' di coraggio, con il cuore che scalpitava come un cavallo in corsa. Gli strinsi le mani, forte, perché mi trasmettesse un po' di calore come sapeva fare lui, senza rendersene conto. Ma, appena aprii la bocca per pronunciare qualcuna di quelle combattute parole, un trillo insistente fece eco nella stanza. Mi volsi subito verso la fonte del suono, interrompendo quel magico legame creatosi tra gli occhi miei e quelli, così profondi, di Mattia. Subito realizzai che, quella chiamata, era indirizzata proprio a lui.
-È il tuo.- affermai, seccata. Perché quel maledetto cellulare mi aveva interrotto?
Mi passai una mano sul viso, esasperata, mentre il ragazzo, accostato alle mie ginocchia fino a poco prima, si era alzato per rispondere al mittente. Lo osservai cercare il suo personale aggeggio nelle tasche del giubbetto di pelle, tutto concentrato. Pensai che fosse una chiamata importante. Ero curiosa di lui, perché, per quanto si fosse esposto con me durante Amici, sembrava sempre che esistesse un qualcosa che mi sfuggiva, un piccolo particolare senza il quale il puzzle del mio personale quadro di lui era incompleto. Ed ero intenzionata a scoprirlo, nel mio abisso più profondo. Perché, seppur dicessi che non mi fregava niente, e che era tutto un castello in aria, esisteva qualcosa tra noi, molto strano, ma esisteva.

Mattia fissò lo schermo del cellulare, sbiancando, poi si voltò verso me, quasi dispiaciuto per aver interrotto il momento. Ripeté l'azione altre due volte, con il telefono che ancora squillava. Dopodiché, si decise a rispondere. Non capivo il motivo di quel rammarico, sinceramente. Poi lo sentii urlare un "Cazzo, Ludovì, nun me frega gniente!" e la porta del bagno sbattè, annunciando la scomparsa del ragazzo dalla stanza e l'inizio di una probabile litigata. Allora compresi. Era impossibile. Un'illusoria illusione. Non potevo dirglielo. Probabilmente il nostro, era l'amore più sbagliato tra tutti. Non meritava di esistere...

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