Capitolo 20

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Dopo un lungo pomeriggio di fotografie decisi di andare in un bar a bere qualcosa per dissetarmi e rinfrescarmi da quella giornata soleggiata. Il bar era uno di quelli piccoli ma bellissimi, completamente in legno, con ampie finestre che davano sulla fontana di Trevi,  affollato ma non troppo, insomma si poteva stare in tranquillità nonostante il via vai dei turisti e dei fornitori.

Mentre sorseggiavo la mia birra decisi di controllare gli scatti e vedere se almeno uno dei duemila che avevo fatto era riuscito; scorsi le tante immagini, che ammetto erano uscite davvero bene, e ne trovai una di cui mi innamorai all'istante: ritraeva sulla sinistra due signori seduti su una panchina che parlavano e ridevano e sulla destra due ragazzi piegati sopra i loro cellulari nonostante ci fosse un tramonto che faceva venire la pelle d'oca. Decisi allora di tenerla da parte e realizzarci sopra un progetto.

Pagai e mi diressi verso casa e incontrai per strada due ragazzi che stavano litigando animatamente. Probabilmente erano fidanzati. Probabilmente lui l'aveva tradita. Lei piangeva e lui cercava di farla ragionare invano,la ragazza era talmente in collera che l'unica parola che scaturì dalla sua bocca fu un freddo 'sarebbe stato meglio non conoscerti'. Il ragazzo si bloccò di colpo e vidi una leggera lacrima solcargli il viso e prima di andarsene con il cuore e l'anima a pezzi le disse: 'nonostante tutto io ti amerò per sempre'. E così scomparì tra la folla.

Alla visione di quella scena iniziai a ripensare a me e a Giorgio. Il suo probabilmente fu un addio, non lo avevo più sentito dal giorno in cui conobbi Lorenzo. Il nostro addio però era stato diverso da quello di quei due ragazzi. Loro avevano discusso fino alla fine, si erano guardati negli occhi mentre si dicevano addio. L'uno poteva vedere le emozioni dell'altro.

Per noi noi era stato così.

Ci dicemmo addio attraverso lo schermo di un cellulare, o almeno, lui aveva detto addio a me. Io mi ero ritrovata ad una conclusione di un rapporto che per me non era mai finito. Mi ritrovai con le spalle al muro, obbligata ad accettare una cosa che non volevo.

Ero sola ormai.Sola per le strade di Roma. 

Potevo solamente contare su me stessa ormai.

Sentivo il fuoco della malinconia bruciare dentro il mio sterno, uno di quei dolori che vorresti mai provare e che ti corrodono il cuore e l'anima.

Cercai di scacciare via quei pensieri ascoltando un po' di musica e fotografando qualsiasi cosa mi capitasse sotto gli occhi, dalle piante, ai palazzi, alle insegne luminose dei bar della periferia di Roma. Sentivo che la fotografia mi stava salvando dall'oblio e dalla depressione che mi aveva stregato per tutte quelle settimane.

Dovevo lottare per diventare qualcuno, per prendermi ciò che mi aspettava.



Hey ragazzuoli, scusate il (quasi) mese di assenza ma oltre alle poche idee non ho avuto il tempo materiale per scrivere, spero possiate perdonarmi ahahahah


Spero che il capitolo vi piaccia e come ogni volta, se lasciate un piccolo commentino o una stellina mi fareste felice! <3

Al prossimo capitolo,

Ale.

Salvami come solo tu sai fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora