Il tempo perduto

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Per molti giorni Lily si svegliò da sola nel suo letto. Quando scendeva a fare colazione Michael era già andato a lavoro e ritornava a casa tardissimo, quando lei dormiva.
Una notte Lily decise di aspettarlo sveglia. Ritornò a casa alle due del mattino. Non lo vedeva da un paio di giorni: era magro, triste e cupo.
Quando la vide davanti a lui alzò gli occhi al cielo in segno di stizza e non la considerò.
"Non mi saluti più?"
Silenzio.
"Puoi smetterla di fare il bambino e ascoltarmi?"
"Ti ho già ascoltato e hai detto quello che dovevi dire. Mi sembra non ci sia altro da aggiungere. Ora vado a dormire, sono stanco"
C'era poco da discutere, ormai Lily lo conosceva bene. Uno dei suoi difetti era la testardaggine, quando si metteva in testa qualcosa non c'era verso di fargli cambiare idea.
"Dicevi di amarmi fino a qualche giorno fa, devo credere che non é più così?"
Lily non demordeva, continuava a seguirlo e a riempirlo di domande.
"Vai a dormire Lily"
"No. Voglio questa risposta. Non mi ami piú?"
Lui la guardò duramente.
"Non lo so"
Lily voleva essere inghiottita dal pavimento. Ora era lei quella ad essere furiosa.
"Perfetto. Sei un grandissimo figlio di puttana".
Lo spinse con rabbia, ma Michael le afferrò un polso.
"Ascoltami bene: io ti ho dato tutto. Ti ho offerto il mio amore, la mia amicizia, la mia casa e la mia stessa vita, ma quando ti ho chiesto di trascorrere la tua esistenza con me tu hai rifiutato. Non é un motivo sufficiente per essere incazzato?"
Sentì la rabbia scorrerle nelle vene, ma parlò a voce bassa per non svegliare tutta la casa: "Si mi hai offerto tutto tranne che la tua fiducia. Non ti fidi del fatto che io ti ami ma che mi sia impossibile sposarti".
Michael stava raggiungendo l'esasperazione. Strinse forte il magro polso di Lily nella sua mano.
"Dimmi il motivo Lily. Te lo chiedo questa volta soltanto e se non me lo dirai sarò costretto a non crederti"
La sua voce era supplichevole.
Lei era irremovibile. "Ti amo troppo per dirtelo".
Michael le lasciò andare il polso, scuotendo la testa.
"Io sono stanco di te e delle tue frasi misteriose. Ho cercato di non farti domande in questi mesi ma ora ho raggiunto il limite. Mi nascondi troppe cose e non posso più fidarmi di te" le disse, tristemente.
Lily combatteva con tutte le sue forze per cacciare indietro le lacrime, non voleva apparire debole.
"Domani mattina lascerò questa casa".
Michael non se l'aspettava. Ammutolì. Lei si girò per andarsene, ma arrivata in cima alle scale disse: "E ricordati di queste parole: quando arriverà il momento rimpiangerai il tempo che hai perso perché non tornerà mai più indietro"
Sparì nel buio lasciandolo lì. Quelle parole lo avevano turbato nel profondo del cuore.
Si stese sul divano e pianse. Pianse tanto, senza sapere che Lily al piano di sopra faceva lo stesso.
Si portò le mani diventate fredde sul viso. Non voleva che se ne andasse. Non poteva andare via davvero, ma questa volta non avrebbe potuto trattenerla, lo aveva voluto lui.
***
Lily chiuse l'ultima valigia. Si guardò nello specchio e si sistemò i capelli in una coda morbida. Si sentiva ferita e allo stesso tempo in colpa. L'animo umamo a volte prova dei sentimenti così contrastanti...
Una cameriera la aiutò a portare la valigia giù per le scale. Lily non poteva credere di aver preso quella decisione, sapeva che se ne sarebbe pentita.
Michael la fissava in silenzio, col cuore a pezzi.
"Aspetto un taxi che mi riporterà a casa di mia nonna. Grazie di tutto"
Michael mise da parte l'orgoglio per un attimo:"Non c'é bisogno che tu vada via. Puoi restare nella casa degli ospiti che si trova a due passi da questa, vicino alla piscina..."
"Non avrebbe senso. Addio Michael"
Salutò tutte le cameriere affettuosamente e uscí di casa.
Rimase lì guardandola andare via della sua vita.
"Zignore....sta bene?" gli chiese Didì, asciugandosi una lacrimona.
"No. No non sto affatto bene Didì"
"La signorina Parker mancherà a tutti" disse Nancy tra i singhiozzi.
"Proprio a tutti" pensò Michael.
Fu l'istinto a dirgli di fermarla, a dirgli di uscire da quella casa e dirle di tornare indietro. Si mise a correre verso il cancello. Vide il taxi arrivare in quel momento.
"LILY! LILY!!!! ASPETTA!!" urlò. Lei aprì lo sportello dell'auto e si voltò col cuore a mille, speranzosa.
"Cosa c'é?"
C'é che non puoi andaretene. C'é che devi restare qui con me o io moriró. Sento già la tua mancanza, torna da me. Ti amo, ti amo troppo per lasciarti andare.
"Io..." Non riusciva a spiccicare parola, si sentiva un idiota.
Lily sollevò elegantemente un sopraccigilio.
"Noi...ci stiamo lasciando?".
Che domanda stupida, si pentì di averla detta.
"No, io non ti sto lasciando. L'hai fatto tu"
Detto questo gli lanciò un'ultima occhiata gelida, si sedette in macchina e sbatté lo sportello. Continuò a osservarlo dallo specchietto retrovisore: sembrava inerme, guardava impotente le conseguenze delle sue azioni.

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