Tutto passa

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"Mike per favore portami un bicchiere d'acqua fredda" disse Lily con voce fioca, accompagnando con un sorriso forzato la sua richiesta.
Erano passati giá quattro giorni dal suo svenimento e la febbre che la opprimeva non accennava a passare. La sua temperatura si aggirava sempre intorno ai 40,5 e Michael non poteva fare altro che restarle accanto ed esaudire ogni suo desiderio.
"Certo amore torno subito".
Ritornò con un bicchiere d'acqua ghiacciata. "Non berla troppo veloce, é molto fredda e ti aumenterá il mal di testa". Era così intenerita dalle sue attenzioni. Le aveva comprato una bellissima vestaglia turchese per stare in casa che si abbinava perfettamente ai suoi occhi. A dire il vero l'aveva riempita di regali.
"Che é quella faccia?" gli chiese.
"Sono preoccupato per te. Tu stai male e non capisco perché ti rifiuti di farti vedere da un medico"
Lei sbuffò: "Ti sembra giusto disturbare un dottore solo per un po' di febbre? Ci sono tante persone che stanno peggio di me e toglierei loro del tempo"
"Un po' di febbre? Non ti muovi dal letto da quattro giorni, hai capogiro, sei sempre stanca e perdi peso a vista d'occhio. Sei veramente cocciuta"
"Jackson parli troppo, davvero. Vieni qui". Gli tese le braccia e lui rassegnato si accoccolò su di lei, con la testa sul suo petto. Adorava stare in quella posizione era ciò che gli piaceva di più. Sentire le mani di Lily tra i capelli, percepire il modo in cui sembrava volerlo proteggere....pura magia. Sentì che il suo cuore batteva all'impazzata. A momenti pareva affaticato, come se si volesse fermare.
"Hai il battito irregolare"
"Hai preso la laurea in medicina e non me lo hai detto?"
Lui le diede un pizzico affettuoso sul fianco e lei cercò di dimenarsi. Solo quel piccolo sforzo le procurò un grande affanno e Michael se ne accorse. "Hai bisogno di riposare piccola. Rilassati un po', io vado qualche ora in studio e poi sarò subito da te. Chiama Didì per qualunque cosa, non farti problemi"
"Devi proprio andare?" gli disse con lo sguardo basso.
"Si piccola, il lavoro chiama. Hey...sarò subito di ritorno, non te ne accorgerai nemmeno!" disse accarezzandole la guancia col naso.
"Me ne accorgerò eccome invece"
"Sto andando a far sentire a Quincy la nostra canzone. Sará entusiasta"
Quella frase la rasserenò un poco: era orgogliosa della canzone che avevano composto insieme. La emozionava il fatto di sapere che Michael l'avrebbe cantata di fronte a centinaia di migliaia di persone.
"Allora vai. Ti amo"
"Io di più"
***
"Michael questa canzone é una bomba. Una fottutissima bomba" esclamò Quincy, stupefatto. "Lily ha una grande creativitá" continuò.
"É incredibile. A volte penso che sia geniale. Le cose che dice, come le dice...mi ipnotizza" gli rispose Michael. Il solo pensiero di Lily lo inteneriva.
"Non ti ho mai visto così preso per una ragazza. Deve averti rubato il cuore"
"Mi ha rubato l'anima. Mi sento soffocare senza di lei. Ho bisogno della sua presenza"
Quincy annuì.
"É proprio amore allora"
"Lo é Q. Lo é. Sento che se dovessi perderla.....no,non riesco a immaginarlo"
In quel momento squillò il telefono e rispose la segretaria.
"Signor Jackson ha chiamato la sua domestica Nancy Holly, dice che la signorina Parker si é sentita molto male stamattina e che hanno urgente bisogno di lei"
Michael si portò una mano tra i capelli.
"Cazzo...Q, mi dispiace, io devo..."
"Vá pure figliolo, qui continuo io. Ha bisogno di te"
Michael lo ringraziò calorosamente e si mise in macchina.
Quando arrivò salì di corsa le scale. Vide Lily seminuda sul letto, coperta con dei panni ghiacciati con cui Didì e Nancy le tamponavano la pelle bollente. Piangeva disperatamente, il viso arrossato per la febbre e lo sforzo del pianto.

MICHAEL'S POV
"Su su, signorina si tranquillizzi" diceva Nancy, in preda al panico.
Appena Lily mi vide si mise a sedere e mi tese le braccia, come fanno i bambini piccoli quando vogliono essere presi in braccio e rassicurati.
Io mi buttai su di lei e la tenni stretta a me. I nostri respiri affannosi si mescolavano. Mi cingeva il collo con le braccia più forte che poteva.
"Signor Jackson, sta delirando da più di un quarto d'ora, non fa che piangere e urlare" mi disse Nancy, sembrava che volesse piangere anche lei. Didì invece era più determinata e non si era persa d'animo. Nel suo paese aveva dovuto assistere diversi malati di malaria che raggiungevano temperature altissime ed era quindi abituata alle loro reazioni.
"Grazie per esservene prese cura, ora ci penso io" dissi.
Era vero, Lily pronunciava frasi senza senso, si dimenava e piangeva, piangeva tanto.
"Michael non voglio...non voglio...."
"Cosa non vuoi, amore?"
"Non voglio lasciarti solo....voglio stare con te"
"Sei con me adesso, non sono solo"
"Ho paura, ho tanta paura. Starò male"
Tremava dal freddo, batteva i denti a più non posso.
"Sarò portata via da te Michael, aiutami". La sua era una supplica.
"Non dire sciocchezze, nessuno ti porterá via da me. Adesso chiamo il dottore Lily, andrá tutto bene amore mio, te lo prometto"
La sua pelle bruciava.
"NO!! NON VOGLIO VEDERE NESSUNO LASCIATEMI IN PACE" urlò. "Stai delirando, basta così". Dovetti usare un tono più duro, non volevo sentire discussioni. Lo avrei chiamato comunque.
"Adesso cerca di pensare a qualcosa di bello e rilassati"
Presi il telefono e chiamai il dottor Klein, l'unico di cui mi fidassi veramente. Era un uomo professionale e preparato, sapevo di affidare la mia fidanzata in buone mani. Il dottore arrivò in un attimo, preoccupato per il tono grave della mia voce. Entrò con cautela in camera di Lily, che ora sembrava essersi calmata. Era come addormentata e assomigliava ad un angelo offeso con quel dolcissimo broncio che portava sul viso. La scossi leggermente.
"Amore é arrivato il dottor Klein. Ti deve visitare"
Lei lo guardò in modo un po' timoroso.
"Tu esci" mi disse.
Rimasi un po'sconcertato.
"Perché?". Non potei fare a meno di chiederlo.
"Perché mi sentirei in imbarazzo" mi rispose. Poi mi prese la mano e la baciò, temendo di avermi offeso in qualche modo. Le sorrisi e uscì dalla camera chiudendo piano la porta.
Rimasi seduto lì fuori per tutto il tempo della visita, con i gomiti sulle ginocchia e le mani giunte su cui poggiavo la fronte. Ero in ansia, divorato dalla preoccupazione. Non volevo che continuasse a stare male, desideravo ardentemente rivederla correre in giardino,suonare il pianoforte... Avevamo così tante cose da fare ancora.
Quando sentii la porta riaprirsi, dopo una buona mezz'ora, scattai in piedi. Il dottore aveva un'espressione indecifrabile, non sembrava volermi guardare negli occhi.
"Allora?"
"Le ho prelevato del sangue per poter fare una diagnosi più accurata, le farò avere il risultato tramite fax tra un paio di giorni. I sintomi però non lasciano dubbi"
"...i sintomi di cosa?"
"La signorina ha richiesto che mantenessi il segreto professionale quindi non posso parlargliene signor Jackson. Mi ha detto che desidera dirglielo lei stessa".
Detto questo mi diede una pacca sulla spalla, come se volesse farmi coraggio. Lo congedai subito forse un po' freddmente, ma non avevo tempo per lui, non in quel momento. Mi sedetti vicino a Lily che guardava il vuoto, serissima.
"Cosa ti ha detto il medico?". Volevo passare al sodo.
"Oh...non é nulla di grave Mike"
"E allora perché gli hai detto di non dirmi nulla?"
"Perché i medici tendono a ingigantire le cose e ti avrebbe fatto preoccupare inutilmente. Ha detto che a suo parere ho beccato una brutta infezione che mi ha provocato la febbre. Purtroppo sará una cosa lunga, alternerò periodi di febbre altissima a periodi in cui sarò sana come un pesce. Dovrò prendere delle medicine che mi aiuteranno a guarire"
La ascoltai tesissimo. "Che tipo di infezione é?"
"É un virus...non ricordo il nome era troppo lungo. Ma comunque guarirò"
"Tra quanto tempo?"
Lei rimase un paio di secondi in riflessione. "Circa....sei mesi"
"COSA?!". Non potevo credere alle mie orecchie. Sei mesi non erano possibili.
"Non ti agitare. Non starò sempre così male. Ha detto che l'unica cosa che si può fare per guarire prima é mantenere la temperatura bassa facendo dei lunghi bagni freddi e poi..."
Mi alzai improvvisamente. Mi stava scoppiando la testa. Serrai gli occhi e strinsi le labbra, dandole le spalle.
"Mike..."
Chinai la testa sul petto e piansi. Si, piansi difronte a lei come non avevo mai fatto. Non mi aveva mai visto versare così tante lacrime, mi ero sempre mostrato forte e risoluto. Ma in quel momento le mie certezze crollarono una dopo l'altra facendo un gran fracasso. L'unica cosa che vedevo erano sei mesi di agonia.
"No. Ti prego non piangere per me" mi disse scuotendo la testa.
"Basta Mike. Mi fa troppo male" si portò una mano sul cuore.
Asciugai le lacrime con la manica della camicia e tornai a sedermi sul bordo del letto, ancora scosso dal pianto.
"Te la stai prendendo tanto per nulla. Le malattie capitano. E poi te lo ripeto, non starò sempre così. Per lunghi periodi sembrerá che io non abbia niente. Devo solo fare un bagno freddo la mattina e la sera e andrá tutto bene".
Mi accarezzava i capelli come se fossi un cucciolo impaurito. Mi fece bene.
"Scusa, sono uno stupido, non dovevo reagire così. É solo che... non voglio vederti stare male. Sto male anche io ogni volta che soffri, sento un dolore quasi fisico. Tu non meriti di stare male"
"Le cose non accadono perché ce le meritiamo. Ma sappi che a nessuno arriva qualcosa che non é in grado di sopportare. Tienilo sempre a mente nei tuoi momenti peggiori. Tutto passa e tutto si supera".
Le spostai una ciocca di capelli che le era scivolata sul bel viso.
"Tu non mi stai mentendo vero?". Glielo chiesi a bruciapelo. Chissá perché quel dubbio mi aveva attraversato la mente per un attimo. La vidi trasalire.
"Perché dovrei?"
Sentii i muscoli rilassarsi. Si, perché avrebbe dovuto mentirmi su una cosa simile. Non c'era alcuna ragione per farlo.
"Giá, non avrebbe senso. Scusa" le dissi dandole un bacino sull'orecchio.
"Il dottore mi ha fatto un' iniezione che ha calmato la febbre. Mi sento un po'meglio, vorrei scendere in sala"
Io alzai gli occhi al cielo: "Possibile che tu non sappia stare ferma nemmeno quando sei malata?"
"Non voglio essere trattata come una malata per i prossimi sei mesi, cerca di capirlo. Faremo le cose che abbiamo sempre fatto, se non di più. Non voglio rinunciare nemmeno a un secondo della mia vita". Una strana luce le illuminava gli occhi mentre pronunciava quella frase. La stessa luce che si intravede negli occhi di un'aquila quando é decisa più che mai a trovare la preda che tanto brama. Davanti a tutta quella fierezza non potei non accontentarla. La presi in braccio e scesi le scale. Mangiammo tranquillamente anche se lei non ebbe le forze per mandare giù più di un paio di bocconi.
Mi fece ridere per tutto il tempo raccontandomi qualcosa di buffo e rideva anche lei nonostante vedessi quando si stava sforzando. Aveva mille progetti per la testa e me li espose tutti. Nemmeno una bambina che scopre il mondo per la prima volta sarebbe stata così desiderosa di vivere la vita. Quella sua voglia era contagiosa ed era la parte del suo carattere che più amavo. Energica, curiosa, brillante, intelligente, passionale, determinata. Questo era Lily Parker. Mi amava come nessuna mi aveva mai amato e io lo sapevo. Ma sapevo anche quanto fosse abile a fingere per me pur di vedermi sereno e spensierato.

Non fingere Lily. Non questa volta.

*Angolo autrice*
Ma buonasera moonwalkers (e non)!!❤❤❤
Allora, che ve ne pare? Vi piacciono i personaggi di questa storia? Lasciate un commentino per farmi sapere chi vi piace di più😉
Volevo ringraziarvi per la vostra simpatia e per i vostri commenti che sono sempre dolcissimi❤
I love you all
-Terry

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