Buon anno

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«Dunque qua ci sono le regole per risolvere i logaritmi» si mise seduto accanto a me e mi poggiò davanti un foglietto ordinato pieno di numeri e simboli.

«Non c'è molto da ragionare è brutto da dire ma devi fare tanti esercizi fino a quando non impari a risolverli meccanicamente».

Quando avevo detto ai miei delle ripetizioni rimasero un po' sorpresi. Ovviamente anche loro non potevano sapere che nei compiti avevo sempre copiato. Ma dato che l'istruzione è una cosa importante, alla fine riuscii a convincerli.

L'unica che non se la bevve fu mia sorella Elena. «Ti piace il tuo professore di matematica» Sentenziò mentre mi andavo vestendo.

«No!» Esclamai forse con troppa enfasi senza neppure guardarla in faccia. «Tu non me la dai a bere ragazzina. E poi come darti torto? Non è messo per niente male».

Le lanciai una maglia. «Vedi che lo dico a Francesco» dissi ridendo.

«Ha-ha ti ho beccato, non hai negato. Ad Alice piace Edoardo ad Alice piace Edoardo» si mise a canticchiare come una bambina. «Senti, non ti mettere nei guai e non mettere nei guai neppure lui. È il tuo professore!» disse ad un tratto tornando seria.

Ora ero lì, nel suo studio, accanto a lui, dovevo mantenere la calma. Dovevo studiare matematica. Dovevo applicarmi. Sentivo la sua voce spiegare qualcosa. Era a pochi centimetri da me. Il suo ginocchio appoggiato al mio. Sentivo il suo respiro, il suo odore. Immaginai che mi prendesse il lobo dell'orecchio tra i denti, mi percorresse il contorno di esso con la lingua.

«Alice ci sei?» venni come svegliata da un sogno.

«Sì» mentii.

Il prof mi guardò dubbioso. «Vuoi che facciamo una pausa? Tanto questa lezione non è neppure a pagamento e poi in genere non mi faccio pagare ad ore...» Annuii senza neppure fargli completare la frase e il prof si alzò. «Tea time!» esclamò scomparendo nell'altra stanza.

«È sicuro di non avere parenti inglesi?» chiesi divertita.

«Sì. Vengo solo da una città dove fa tanto freddo e mi son abituato a prendere il tè per riscaldarmi. Gusto?»

«Posso provare al gelsomino?»

«Certo!».

Mi alzai e andai verso di lui. La cucina era tutta in ordine. I piatti lavati da poco messi a colare, non una pezza per asciugare le mani fuori posto. Come il resto della casa era in stile moderno, i mobili in nero e acciaio.

«Vuole una mano?» chiesi sperando di non essere stata troppo invadente. Il prof stava mettendo il bollitore sul fuoco. «No, tranquilla» mi rispose mentre prendeva dall'armadio due tazze e le posava sul piano cottura.

«Io comunque questa lezione la pago» dissi.

Lui mi guardò stupito. «Scherzi? A parte che non so neppure quanto dovrei prendermi e poi è il minimo che possa fare. Mi hai fatto passare un Natale divertente e in compagnia. E mi stai tenendo compagnia questi due giorni prima di andar via».

«Ma lei non ha amici?» sperai di non esser stata troppo curiosa.

«No, qui no» prese l'infuso «Ancora non mi sono ambientato. Le uniche persone che conosco sono in ambito scolastico e il professore più giovane che conosco è Antonello che avrà cinquantacinque anni».

Feci mente locale e ricondussi il nome al professore Lombardi.

«Ma può uscire con qualche alunno. Non ha preso tutte le classi della Salanicco?»

Limiti matematici e d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora