Con le tazze di tè in mano vado verso lo studio di Edoardo.
Lui è seduto alla scrivania, una mano poggiata sulla fronte, l'altra regge una penna rossa.
Sta correggendo alcune verifiche.
Poggio le tazze sulla scrivania per attirare la sua attenzione e quando alza la testa mi sorride. È stanco.
«Prenditi una pausa, ho preparato quello che si chiama intruglio di qualcosa, non vedo l'ora che si raffreddi, sono curiosa di assaggiarlo» dico accennando con la testa verso la tazza.
Lui sorride. «Quello che vorrei in questo momento sono le tue labbra. Vieni qui». Mi tira a sé facendomi imporporare le guance.
Mi sono trasferita da lui per due settimane, ma ormai mancano solo quattro giorni prima che io vada via. Solo quattro.
Poi torno in paese, non saprei come giustificare la mia assenza ai miei genitori.
Edoardo mi bacia.
«E se andassimo di là?» propongo io riferendomi alla stanza da letto.
«Oppure potrei scaraventare a terra tutto quello che c'è sulla scrivania...» mi dice lui scherzando.
Nel frattempo mi ha fatto sedere a cavalcioni sulle sue ginocchia. Mi bacia con trasporto e le sue mani, poggiate sui miei glutei, mi spingono verso il suo corpo. Lentamente si porta indietro con la sedia e si alza tenendomi in braccio.
Mi porta nella stanza da letto e mi stende sul letto. Mi lascio guidare da lui che mi prende i polsi e me li solleva sopra la testa. Mi dà un bacio sulla fronte, uno sulla punta del naso, uno sulle labbra, uno sul collo e la sua mano veloce sbottona la camicetta lasciando libero il seno.
Prende un capezzolo tra le dita e il mio corpo impazzisce, come è impazzito in queste settimane. Mi sento felice, appagata, serena, soddisfatta, contenta, tranquilla. Non saprei descrivere con un solo aggettivo lo stato d'estasi in cui mi trovo in queste settimane.
Non saprei descrivere le sensazioni che la lingua di Edoardo sta facendo provare in questo momento al mio corpo assaggiandolo. Infilo una mano nei suoi capelli, le dita dei piedi mi si piegano e mi lascio andare a quella sensazione di spaccarsi in migliaia di minuscoli pezzi.
Edoardo si alza e mi lascia distesa e nuda sul suo letto.
«E tu?» gli chiedo.
«Mi va bene farti felice» mi dice sorridendo e andando nell'altra stanza.
«Ma io voglio fare felice te» gli urlo.
«Lo sono».
Mi metto su un fianco e penso. Questi giorni sono passati in maniera veramente veloce. La mattina mi alzo, solitamente dopo che Edoardo è andato a lavoro, faccio colazione o se c'è ancora Edoardo preparo la colazione per entrambi. Quando Edoardo esce sistemo un po' la casa, navigo su internet, studio un po' d'inglese, preparo il pranzo e mangio con Edoardo non appena torna.
Ci mettiamo a letto, ci coccoliamo e poi mentre lui sbriga i suoi affari scolastici io faccio il bucato.
La sera... mi alzo con un pensiero in testa. Sono ancora nuda e, scalza, vado nella stanza di Edoardo. Lui solleva la testa, sorride ma non mi guarda in faccia.
«Ma noi stiamo convivendo» gli dico.
«Sì» mi dice senza cambiare la direzione dello sguardo.
«Ma nel vero senso della parola, noi stiamo convivendo come una coppia».
Lui guarda verso i miei occhi.
«La cosa ti dà fastidio?» mi chiede.
Io ci rifletto due secondi.
«No, è solo che è strano, ti conosco così poco».
Lui torna a non guardarmi in viso.
«Ma perché non vieni di là?» gli chiedo maliziosamente.
«E che dico ai miei alunni quando mi chiedono i compiti?».
«Che non li hai corretti perché hai fatto tanto sesso, vedrai che ti giustificheranno».
Scoppia a ridere.
«Bella figura che ci farei, questa è ancora la verifica iniziale...al diavolo, finisco di correggere questo e ti raggiungo in camera da letto».
Io prendo una vestaglia e vado verso il mio laptop. Ormai mi viene spontaneo controllare le e-mail ogni volta che posso. Accendo il computer e penso che sto convivendo con Edoardo.
Non avrei pensato a quell'opzione neppure nei miei sogni. Inizio a canticchiare e inserisco la password d'accesso.
Certo, ora tornerò al paese, ho già inviato i pacchi con gli oggetti della mia stanza a casa, ma non ho alcun impegno e penso proprio che dopo due settimane che starò con i miei genitori troverò una scusa per tornare ad abitare qui. Sospiro.
Già, mi sembra proprio di vivere in un sogno. Apro la pagina di Hotmail e il mio entusiasmo si smorza.
Il computer mi riporta alla realtà, il sogno è finito.
Non so se devo essere entusiasta o devo mettermi a piangere per ciò che sto leggendo.
Edoardo entra nella stanza e mi guarda leccandosi le labbra con fare grottesco.
Poi mi scruta in viso e si accorge del contrasto di emozioni.
Si avvicina, si mette dietro di me e guarda lo schermo.
Inizia a leggere l'e-mail ad alta voce. È in inglese ma lui la traduce automaticamente in italiano.
«Gentile Signorina Alice Mainardi, siamo lieti di informarla che, visto il suo curriculum e dato l'esito del suo colloquio, vorremmo averla come membro del nostro staff di ricerca. Il contratto che le offriamo sarà per cinque anni, se la nostra collaborazione risulterà fruttuosa, saremmo lieti di prolungarlo a tempo indeterminato. Sollecitandola a rispondere il prima possibile le porgiamo i nostri più cordiali saluti».
Deglutisce, più volte, vedo il pomo d'Adamo che sale e scende.
«Dov'è?» mi chiede alla fine.
«In Finlandia».
Note dell'autrice
Siamo alla fine, manca solo l'epilogo :'(
Secondo voi come finirà?
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Limiti matematici e d'amore
Storie d'amore«Ti piace il tuo professore di matematica» sentenziò mentre mi andavo vestendo. «No!» esclamai forse con troppa enfasi senza neppure guardarla in faccia. «Tu non me la dai a bere ragazzina. E poi come darti torto? Non è messo per niente male». Le...