In alcol veritas

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L'astinenza da sport mi stava facendo impazzire. Mi mancava l'adrenalina che avevo quando uscivo dalla palestra, il senso di soddisfazione quando mettevo a riposare le mie membra stanche nel letto, il senso di relax che sentivo l'indomani della palestra.

Era metà Giugno, la scuola era finita ma la stesura della tesina e la preparazione per gli esami mi stavano stressando troppo. Basta, dovevo tornare in palestra. Anche solo per una settimana.

Presi l'orario della palestra. Alle 17 avevo Zumba. Alle 15.30 avevo appuntamento con Coco fino alle 17, ormai erano solo incontri sporadici dove portavo esercizi che non mi erano risultati o che non avevo capito. Gli avrei chiesto di farmi uscire un po' prima e sarei andata in palestra.

Guardai l'orologio, erano le 15.10. In fretta e furia recuperai il borsone della palestra, misi dentro un asciugamano, l'acqua, il portafoglio, le chiavi e l'occorrente per la ripetizione. Infilai i pantaloni della tuta e una canotta. Stavo per uscire quando mi resi conto che la canotta sportiva era troppo scollata. Mentre una parte di me era tentata di rimanere vestita in quella maniera, l'altra, la più razionale, mi fece notare che sarei stata con il decolté in bella vista sotto lo sguardo del professore e questo mi avrebbe reso piuttosto distratta.

Levai la canotta e l'infilai dentro la borsa, poi recuperai una t-shirt dalla montagna di vestiti sopra la sedia e uscii diretta verso il garage. Nonostante avessi diciotto anni ancora non avevo la patente, quindi dovetti accontentarmi della bicicletta.

Pedalai fino al palazzo del prof, parcheggiai la bici, misi il catenaccio e salii fino al suo pianerottolo. Avevo il fiatone ed ero accaldata. Respirai profondamente un paio di volte e infine bussai alla porta.

Il prof venne ad aprire. Indossava una canottiera bianca che metteva in bella vista i muscoli delle braccia, dei pantaloncini e le infradito. Non so cosa abbia trattenuto la mia tentazione di saltargli addosso.

«Hai una caterva di esercizi!» Esclamò sorridendo facendo cenno con il mento verso il mio borsone.

«Ho deciso di ritornare in palestra un altro paio di giorni, sto impazzendo senza la mia dose di esercizi settimanali. Mi serve per mandare via un po' di stress prima degli esami. A proposito dovrei finire un po' prima».

Mi fece accomodare annuendo e dicendo: «Allora mettiamoci subito a lavorare».

Alle 16.45 stiracchiai le braccia e roteai il collo.

«Prof, dovrei andare».

«Vuoi del tè freddo?»

Scoppiai a ridere. «Scusi se mi permetto, ma lei è un teinomane!»

Si mise a ridere pure lui. «Forse sì, è già pronto, ti prendo quello alla menta che è ottimo, ti serve come sprint prima della palestra». Si alzò.

«Prof...è un po' imbarazzante...non è che potrei cambiarmi qui? Arriverò già un po' in ritardo, se passo dallo spogliatoio l'istruttrice mi massacra».

«Sì, certo, lì c'è il bagno» mi disse indicandomi una porta e dirigendosi verso la cucina.

Presi il borsone e mi infilai dentro quella stanza. Nonostante fossi stata in quella casa un centinaio di volte, mi resi conto che quella era la prima volta che entravo nel bagno. Era ordinatissimo, come il resto della casa. Le pareti erano ricoperte di piastrelle nere fino a metà, mentre l'altra metà era intonacata di bianco. Anche i sanitari erano bianchi.

Allineati sul mobile dello specchio si trovavano il dopobarba, il profumo, la schiuma da barba e il deodorante. Mi avvicinai alle boccette e inalai la fragranza del profumo che mi aveva inebriato la mente più di una volta. Ebbi la tentazione di metterne un po' sull'asciugamano della palestra per annusarlo di tanto in tanto, ma poi notai che l'avrei lavato non appena sarei tornata a casa e quindi non sarebbe stata una buona idea.

Limiti matematici e d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora