Dopo Camden Town, il giro sul London Eye e il pranzo consumato nei giardini Kensington, giravamo annoiate all'interno del museo delle scienze.
«Chi non dorme la notte fa lo zombie di giorno» ci disse il professore Lombardi leggermente allegro.
«Professore siamo in gita, è quasi un obbligo restare svegli di notte» ribatté Silvia.
«Un obbligo? E poi non capisco che ci troviate a riunirvi nelle stanze. State già insieme tutta la giornata!»
Silvia mormorò sottovoce "ingenuo" e si girò ad osservare la lontra imbalsamata.
«A parte che restando svegli la notte non potete apprezzare ciò che vedete di giorno» aggiunse il professore.
«Non è che siamo molto interessate a questi animali morti» specificò Veronica «Anzi, mi fanno tenerezza».
«Ma a voi ragazze non importa nulla di nulla? Il British Museum noioso, il Tate idem...»
«Saremmo dovuti andare al Madame Tussauds, quello sì che sarebbe stato interessante!» disse Silvia ancora rivolta alla lontra.
«Non c'entravamo con il budget e non credo che i vostri genitori sarebbero stati contenti di sborsare altri sessanta euro solo per vedere delle statue di cera».
Silvia sbuffò, come dargli torto?
La sera precedente eravamo state tutte in giro per l'hotel. Niente discoteca, niente uscite. A quanto pare qualche studente aveva scatenato una rissa ed eravamo in punizione. Da un lato fui contenta perché sarei stata in compagnia, dall'altro mi dispiacque perché probabilmente avrei passato un'altra serata sola con Coco.
Mentre io e Paola sgattaiolavamo dalla nostra stanza per andare in quella di Silvia e Veronica, incontrammo Sebastian che si autoinvitò ad entrare pure lui. Silvia, invece di rimproverarci di aver portato in camera un emerito sconosciuto, ci ringraziò.
In camera c'erano già gli altri. Luana pomiciava con Giancarlo, Veronica parlava con un ragazzo della quinta B di cui non ricordavo il nome e Paola si mise a parlare con un ragazzo della quinta C. Avevano comprato gli alcolici e procurato degli spinelli, così l'atmosfera era piena di animi esaltati. Carlo, con un bicchiere di qualcosa di indecifrabile in mano, mi si avvicinò sorridendo.
«Ciao be...Alice. Gradisci un po'?» mi porse il bicchiere.
«No, grazie, non bevo» risposi.
Carlo annuì e si sedette accanto a me, sul letto e con la schiena appoggiata al muro.
«In fondo, anche se ti faccio bere non ci guadagno neppure un ballo con te».
Stava sorridendo e notai che in fondo era carino. La sua battuta fece sorridere pure me.
«Dipende dalla serata, a Capodanno abbiamo ballato no?» «Allora domani sera, quando usciamo, stai un po' con me ci stai?»
Io abbassai gli occhi dal suo sguardo, avevo paura che potesse piacermi.
«Non posso entrare in discoteca, non ho diciotto anni» mormorai rivolta alla trapunta.
«Ecco perché non ti ho vista! Ad ogni modo non si va in discoteca domani sera. Si gira un po' per Brighton, è l'ultima sera».
«Che si fa stasera?» chiese Veronica osservando la balenottera azzurra che riempiva tutta la sala.
«Si va in giro per la città. Andiamo nel pier? Di giorno sembra interessante, la notte, secondo me lo sarà ancora di più» propose Paola.
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Limiti matematici e d'amore
Romance«Ti piace il tuo professore di matematica» sentenziò mentre mi andavo vestendo. «No!» esclamai forse con troppa enfasi senza neppure guardarla in faccia. «Tu non me la dai a bere ragazzina. E poi come darti torto? Non è messo per niente male». Le...