Perdonato

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Lunedì, prima ora, matematica. Il professore arrivò un po' in ritardo. Si sedette, fece l'appello e lesse per qualche secondo il registro.

«Mainardi interrogata».

Sobbalzai. Io? Perché? Non stava interrogando in ordine alfabetico perché stavo nel mezzo. C'erano persone che necessitavano ancora della seconda interrogazione perché a me stava chiedendo la terza? E poi sapeva che gli integrali non li avevo ancora capito bene, avrei dovuto fare tre ripetizioni quella settimana e due la prossima ed essere pronta per l'interrogazione.

«Mainardi ho detto alla lavagna».

Mi alzai e andai a alla lavagna. Lo guardai. Era arrabbiato. Fantastico o mi rifaceva l'interrogazione sui grafici di funzione o ero fritta.

«Integrale definito tra meno cinque e cinque di... »

Integrali. Ero fritta. Ma perché?

Scrissi tutto ciò che mi dettava e man mano che andavo avanti mi veniva da piangere. Dopo essere andata a capo due volte arrivò il fatidico "dx".

Sul serio? Ma anche facendo trecento ripetizioni non sarei riuscita a risolvere quell'integrale. Cos'era quel coso obbrobrioso? Ok, era il primo Aprile? No eravamo a Maggio, ma quello era sicuramente uno scherzo, non poteva sul serio volere che io risolvessi quell'integrale. Mi girai verso Paola che aveva uno sguardo disperato. Roberta, la secchiona della classe, aveva uno sguardo confuso. In genere non faceva problemi a suggerire, ma capii che anche lei non sapeva che pesci pigliare.

«Mainardi, sto aspettando che risolvi l'integrale» disse il prof.

Era serio. Non era uno scherzo. Vidi che anche le mie compagne rimasero di stucco. Che era successo? Guardai verso la lavagna e cercai qualche soluzione. «Dunque la primitiva del coseno è seno» dissi.

Mi morsi le labbra. Avevo studiato qualcosa ed ero stata attenta alle spiegazioni, ma non riuscivo proprio a trovare qualcosa di adeguato. «Posso, posso chiedere un aiuto per favore?» chiesi.

«Un aiuto? Ti sembra forse che siamo a Chi vuol essere milionario? Quale vuoi l'aiuto da casa, il cinquanta e cinquanta o quello-che-diavolo-è-l'altro?»

Non risposi. Avrei solo voluto piangere.

«L'unico aiuto che puoi chiedere è quello che ti viene dalla tua testa. Hai studiato? Allora sai risolverlo. Non hai studiato? Allora non sai risolverlo. Semplice».

Iniziai ad inspirare profondamente. Non potevo piangere. «Allora?» mi chiese.

«Non so risolverlo» sussurrai.

«Cosa?»

«Non so risolverlo» dissi aumentando leggermente il tono della voce.

«Quindi devo dedurre che tu non abbia studiato».

Perché faceva così? Avevo rinunciato pure alla palestra -e alla possibilità di incontrarlo- per poter studiare la matematica bene. Sapeva che mi stavo impegnando al massimo. Perché doveva essere così scontroso?

«Ho studiato, solo che non mi sono esercitata tanto» dissi.

«Bene, allora ti faccio cinque domande, ogni risposta giusta è un punto. Ovviamente si parte da zero».

«Ma così posso prendere al massimo cinque!» ribattei.

«Bene, vedo che almeno i conti elementari li sai fare. Sì, potrai prendere al massimo cinque, l'integrale in questione vale cinque punti, se sai risolverlo arrivi tranquillamente al dieci».

Limiti matematici e d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora