Capitolo 6

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Eravamo andati via insieme, io e lui, un principe ed una principessa. Le nostre mani intrecciate e i nostri occhi fissi davanti, un amore senza sguardi pieno di sentimenti.

Arrivammo a casa Juve. Indossavo la sua felpa che era fradicia come i miei capelli. Entrata lasciai la mano a Paulo, gli sorrisi e dissi un semplice "Ciao" agli altri. Ero stata educata troppo bene per ignorare gli altri e trattarli male.

Salii in camera e mi feci una doccia veloce, poi mi misi il pigiama e mi buttai sul letto a riflettere.

Mi venne in mente Marco. Paulo. Papà. Alvaro. Cazzo Alvaro lo sto un po' ignorando però non posso farci nulla, non ho tempo e nemmeno lui. Mi scese una lacrima che frettolosamente mi asciugai quando sentii una voce ormai a me troppo famigliare dirmi -posso stare qua con te principessa?- lo guardai ed annuii, si sdraiò affianco a me e mi asciugò le lacrime. Iniziai a piangere e lui si limitò a consolarmi. Mi piacciono quelle persone che mentre piangi non ti chiedono cos'hai e perché piangi, preferisco quelle che stanno zitte affianco a te e ti consolano un po', magari abbracciandoti e donandoti uno di quei più bei sorrisi che un essere umano possa dare.

Restammo li in silenzio, io sdraiata verso il muro e lui che mi abbracciava da dietro, la pioggia che batteva sulla finestra faceva da sottofondo e noi in silenzio eravamo li, su un letto, abbracciati, per tutta la notte, non facemmo nulla, Nessuna scopata da pornofilm e nemmeno sesso, solo dormire insieme nel senso più assoluto del termine. (RIFERIMENTO ALLA FRASE DI JOHN GREEN NEL LIBRO "CERCANDO ALASKA")

Passammo i giorni così. La mattina mi svegliavo sempre da sola in quel letto troppo grande, sul cuscino al mio fianco c'era, come ormai da tradizione, un biglietto con scritto "Buongiorno Principessa" e la data di quel giorno. Arrivava a mezzogiorno da Vinovo con gli altri, mangiavamo tutti insieme nel silenzio più totale e poi al pomeriggio o lo passavo da sola siccome non avevo ancora fatto pace con Elisa o stavo un po' con lui. Alla sera stavamo nella mia o nella sua camera a guardare un film o a farci le coccole.

E così passò la prima settimana. 10 giorni senza la Ely, senza Alvaro, senza Paul o Leo o Il Chiello. Mi mancavano, ma le uniche parole che ci scambiavamo ormai erano dei "Ciao" quando arrivavamo o andavamo via o un "Notte" quando andavamo a dormire.

Il dodicesimo giorno arrivò. Alla mattina ci fu la solita routine, ma quando scesi a fare colazione vidi la Ely che stava mangiando il suo solito pancake mattutino, mi rifiutai di andarmene perché il mio stomaco brontolava già da una bella mezzora. Mi sedetti di fronte a lei. Quando ad un tratto in coro dicemmo –SCUSA-. Ci guardammo e ridemmo e dopo esserci date un abbraccio di quelli che ti riparano iniziammo a raccontarci le ultime novità.

Le raccontai dei "Buongiorno Principessa" di Paulo tutte le mattine, delle notti abbracciate, di Marco e poi le raccontai di quella notte quando ero ubriaca e alla mattina mi ero svegliata con Pablo. Il suo sguardo dolce si indurì un po', ma stette zitta, poi sopraffatta dalla curiosità le chiesi cosa fosse successo durante quei dodici giorni.

-allora, io e Alvaro siamo stati sempre insieme e so che a lui manchi molto- sorrisi –Leo e Marta si sono lasciati e io e Alva ci siamo baciati ed abbiamo dormito insieme.-

-che cuccioliii!- dissi in preda all'entusiasmo –sii! E pensa che dormo con una sua maglietta grigia, ha il suo profumo ed è una cosa che adoro, soprattutto perché mi rimane il suo profumo impresso nella pelle e sul cuscino. Penso di essermi innaMORATA di lui.-

-io vi ho sempre shippato Alverisa is come back bitchess- urlai e lei si mise a ridere.

Passammo la mattinata così, le nostre risate coprivano il cielo grigio di Torino e appena tornarono i ragazzi decidemmo di fargli uno scherzo il quale consisteva nel far finta di aver litigato ancora di più e di urlarci contro davanti a loro e poi abbracciarci e ridergli in faccia.

Lo scherzo funzionò alla grande ed i ragazzi si incazzarono di brutto, ma poi risero con noi e ci fecero il solletico.

Il pomeriggio guardammo un film abbastanza noioso, infatti la Ely si addormentò in braccia ad Alva.

Io e lui non ci eravamo ancora parlati e la cosa mi rendeva triste. Lui è il mio migliore amico ed io non voglio perderlo. Durante il film continuavamo a lanciarci sguardi che non si incrociavano mai.

Alla fine del film decisi di andare a dormire perché il mal di testa mi stava distruggendo.

Salii in stanza e mi misi il mio pigiamino morbido che mi aveva regalato la mia mamma. Sorrisi al pensiero del ricordo dei miei genitori, era da un po' che non li sento, domani li chiamerò.

Mi sedetti sul letto e presi un Moment il tutto molto silenziosamente. La tranquillità della mia stanza fu disturbata da qualcuno che bussava alla porta. La aprii e vidi Alva.

-posso?- chiese osservandomi. Tenevo lo sguardo fisso nei suoi occhi scrutandoli e con un film di voce dissi -prego vieni-.

Eravamo al centro della stanza e la porta era socchiusa. –è da un po' che non entro qui dentro- disse riferendosi alle pareti.

Bhe brutta merda non mi calcoli da un mese se non di più, fu quello che pensai ma dissi –si ho cambiato qualcosa- si avvicinò alla bacheca delle foto e notò una risma di fogli su cui ognuno c'era scritto

Buongiorno Principessa

-Paulo xx

Vicino alla foto di noi due ce n'era una mia e di Paulo, ricordo di averla scattata un giorno al parco io che ridevo e lui che mi accarezzava una guancia. Al fianco di questa c'era una foto con Alva, noi che facevamo facce buffe, fu scattata la sera in cui ci fu il pranzo di Natale dell'anno scorso, eravamo tutti eleganti e fu bellissimo, ci divertimmo un sacco.

-la tieni ancora?- chiese. –avevi dei dubbi?- alzò le spalle e fece un sorriso malinconico.

-mi manca la tua amicizia sai- dissi –pure a me- concluse lui.

Finalmente i nostri sguardi si incrociarono e ci abbracciammo stringendoci forte, quasi come se avessimo bisogno l'uno dell'altra, fu un abbraccio bellissimo dato da una persona che per me era come un FRATELLO.

-bravi complimenti- sentimmo una voce dietro di noi. Ci girammo e vedemmo Paulo che applaudiva. –mi fidavo di voi- ecco sentii il mio cuore spezzarsi, lo vidi prendere la sua giacca ed uscire mentre scoppiai in un pianto disperato, scesi le scale di corsa. Mi infilai un paio di scarpe a caso ed uscii sperando di vederlo, ma ormai era troppo tardi: lui non c'era più, se n'era andato.

SPAZIO A MEEE

SCUSATE L'IMMENSO RITARDO, MA NON HO AVUTO PROPRIO TEMPO, CAPITOLO BURRASCOSO IN ARRIVO.

VOLEVO CHIEDERVI

COSA NE PENSATE DELLA STORIA? VI PIACE? AVETE DEI CONSIGLI/CRITICHE COSTRUTTIVE DA DARMI? SE Sì, NON ESITATE E SCRIVETEMI.

SCUSATE ANCHE PER L'ORARIO IN CUI METTO ONLINE QUESTO CAPITOLO MA HO DOVUTO RISCRIVERLO.

MI SCUSO ANCHE PER EVENTUALI ERRORI

AL PROSSIMO CAPITOLO

A BIG KISS AND HUG

-Auro.

ABBRACCIAMI E DORMI |PD e AM|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora