Capitolo 2

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Haru mi da un bacio e poi andiamo a letto. È stanchissimo e si addormenta subito. Gli do un bacio sulla fronte e mi giro dall'altro lato.

In molti mi chiedono come mai non siamo ancora sposati. Beh, non c'è un motivo preciso. Lui non mi ha mai chiesto di sposarlo ed io non mi sento ancora pronta forse.

Sono già le tre, ma non riesco a dormire, ho un brutto presentimento. Continuo a girarmi e a rigirarmi nel letto per trovare un po' di pace, ma nulla. Sono le quattro e mezza, silenzio. Improvvisamente suona il telefono di casa. Mi spavento per il rumore inaspettato e vado a rispondere.
Chi è la gente normale che chiama a quest'ora? Spero non sia dell'inutile pubblicità.

-Pronto?-

-La signorina Mouri?-

-Si, con chi parlo?-

-Sono il dottor Ayikawa, suo padre è stato coinvolto in una sparatoria. Adesso è in sala operatoria, sua madre è qui all'ospedale centrale di Beika-

Mi cade il cellulare dalle mani e senza rendermene conto butto un urlo strozzato dalle lacrime. Haru mi sente e si sveglia. Appena mi vede a terra mi corre in contro e mi abbraccia. Prova a farmi calmare dandomi un bicchiere d'acqua e mi chiede di dirgli cosa sta succedendo. Gli racconto della telefonata e dell'incidente di papà.

-Haru, dobbiamo prendere subito un volo per Beika-

Pensavo che non avrei mai più detto questa frase nella mia vita, ma qui si tratta di mio padre. Devo andare immediatamente da lui.

Prepariamo le valigie in fretta e furia, prendendo il minimo indispensabile e poi partiamo in macchina per andare all'aereoporto dove prendiamo il primo volo per Beika. Intorno alle sette del mattino ci troviamo già lì. Tra controlli e tutto facciamo il possibile per essere veloci.
Prendiamo il primo taxi che vediamo passare e andiamo direttamente all'ospedale. Durante la strada guardo attentamente ogni edificio, palazzo, casa, parco, giardino, ricordandomi di tutto, come se non fossi mai andata via di qui. Pensavo di non vedere mai più questi luoghi. Invece sono di nuovo qui, nella mia città.

Ma non ho tempo per ammirarla come vorrei. Scendiamo all'ospedale con i nostri bagagli. Non abbiamo avuto il tempo di posarli a casa. Siamo arrivati qui alle sette, ma solo adesso che sono le otto passate siamo davanti l'ospedale.

Io e Haru entriamo correndo e chiediamo informazioni. Ci dicono che è uscito dalla sala operatoria circa mezz'ora fa e che adesso è nella sua stanza. Ci facciamo dire il numero della stanza e andiamo. In corridoio vedo la mamma seduta sui sedili con le mani nei capelli e la testa bassa.

-Mamma!-

Quando sente la mia voce, alza lo sguardo e mi viene incontro per abbracciarmi. Ha gli occhi gonfi e rossi, deve aver pianto.

-Mamma, ci sono io adesso. Come sta papà, che ti hanno detto i dottori?-

-È fuori pericolo, ma il proiettile gli ha quasi perforato un polmone. Adesso non si può entrare nella sua stanza, dovremo aspettare un po'-

Haru si avvicina a mia madre e la saluta dicendole di stare tranquilla. Lui e mia mamma hanno un buon rapporto, si danno anche del tu.

-Eri, posso chiederti come sia successo?-

-Non lo so, è stato trovato sanguinante qualche metro prima del Poirot. È stato attaccato mentre tornava a casa da un uomo che è stato arrestato dall'ispettore Megure. È stato lui a chiamare l'ambulanza e me-

Faccio tranquillizzare un po' la mamma e dopo chiedo ad Haru di accompagnarla a casa.

Resto lì sola fin quando non vedo arrivare Sonoko. Appena la vedo corro ad abbracciarla scoppiando a piangere e lei insieme a me. Sono lacrime di gioia dopo tanto tempo senza vederci e senza essere così vicine. Ma sono anche lacrime di dolore per mio padre.

-Ran, l'importante è che sia fuori pericolo. L'orario delle visite sta finendo. Chiedo a Makoto di passare la notte qui? Io sono venuta da sola in macchina-

-Tranquilla, sta arrivando Haru. Resterà lui con mio padre stanotte. ancora sono le nove e mezza del mattino, ma devo sbrigare delle cose per papà. Ti chiedo solamente di accompagnarmi a casa-

-Ovvio!-

Aspettiamo lì finchè non arriva Haru. Gli do un bacio e gli dico di chiamarmi se succede qualcosa.

-Ran, ti amo-

Appoggia la sua fronte alla mia e mi stringe le mani.

-Anch'io, più della mia vita-

Saluta anche Sonoko e poi andiamo via.

-Che effetto ti ha fatto tornare?-

-Molta nostalgia, ma sono stata anche molto felice di rivedere questo posto. Adesso devo solo vedere di nuovo la mia vecchia casa dopo dieci anni. Chissà se è ancora tutto come una volta. Papà sarà riuscito a tenerla in ordine? Ahahah!-

Anche Sonoko inizia a ridere. Non ero mai salita in macchina mentre lei guidava. Mi sono persa così tanto.

-Ran, dall'ospedale a casa tua la strada da fare è una sola-

La sua voce è seria. Cerco un attimo di ricordare le strade di Beika finchè non capisco il tono di serietà in quelle parole.

-Dobbiamo passare davanti casa sua, vero?-

-Già-

-Andiamo, tranquilla. Tanto lui non c'è. Lasciami lì davanti, almeno passo a salutare il Dottor Agasa-

Mi fa cenno di si con la testa e procede con la guida. Ho ancora tanto tempo per rivedere casa mia.
Mentre passo di qui mi conviene salutare. Tornerò a casa a piedi, tanto non è lontanissimo.

Sonoko mi lascia lì, mi saluta, mette in moto e va via. Io supero il cancelletto della proprietà. E suono alla porta. Subito il dottore Agasa mi apre e appena mi vede mi abbraccia come farebbe un nonno.

-Ran, quanto sono felice di vederti! Ho saputo che Goro è fuori pericolo! Sono contento per voi, entra!-

Mi fa accomodare in salone e si siede con me.

-Come va con Haru? Come sta?-

-Stiamo entrambi bene, adesso è all'ospedale da papà. La mamma è andata a riposare ed io sono uscita perché devo prendergli delle cose a casa. Passavo di qui e mi sono fermata per salutare-

-Hai fatto bene! Shiho, offri qualcosa alla nostra Ran e vieni a salutare!-

Dal corridoio vedo spuntare Ai o Shiho, è la stessa cosa. Quando ricordo l'ultima occasione in cui l'ho vista, mi blocco e vedo che lei fa la stessa cosa...sta pensando anche a quel giorno, ne sono sicura.

~Quel Che Ero 2~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora