Capitolo 13

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Apro gli occhi e li strofino. Mi alzo dal tavolo e mi giro attorno: sono in cucina. Sbadiglio, sono a pezzi. È stato abbastanza scomodo. Mi accorgo che cade qualcosa a terra: una felpa. La prendo e la guardo, riconosco subito il profumo, è di Shinichi. Deve avermela messa addosso lui. Si sarà alzato, spero stia bene e che la sbornia sia passata. Sento il rumore dell'acqua provenire dal bagno. Mi avvicino per capire se dentro c'è Shinichi o papà. La porta si apre, una statua greca esce. Shinichi, tutto nudo, solo con un asciugamano attorno alla vita. Divento paonazza, mi sento una vampata di colore in viso. Lui mi guarda, io mi metto le mani in viso.

-Scusa! Non ti stavo guardando o spiando, volevo solo vedere se era papà....scusa vado via!-

Mi leva la sua felpa dalle spalle e la indossa lui. Poi si mette a ridere. Ha una risata fantastica. Non ha perso neanche l'abitudine di strizzare gli occhi.

-Adesso va meglio? Non ti volevo mettere in imbarazzo. Vado a vestirmi, aspettami-

Scompare dalla mia vista ed io emetto un sospiro di sollievo. Oddio, aveva il corpo ancora umido e luccicava tutto. Come i fiori la mattina quando il sole fa brillare la rugiada sui loro petali.
È meraviglioso, in tutto e per tutto. È stato imbarazzante, non voglio che fraintenda.

-Ran-

Mi giro scattante come un soldato chiamato dal generale e lo guardo. Adesso ha la felpa blu chiusa dalla cerniera metallizzata e dei pantaloncini di jeand grigi.

-Scusa se mi sono ubriacato, ero solo un po'....infastidito. Adesso mi sento meglio, grazie-

Torna la tensione, quella che può essere tagliata col coltello. Gli sorrido cercando di alleggerire l'aria che circola, ma non sembra funzionare.

-Che mi dovevi dire? Credo sia qualcosa di importante per essere tornata qui-

-Sediamoci per favore, è difficile-

Ci mettiamo seduti nel tavolo, uno difronte all'altra. Ci guardiamo, devo trovare le parole giuste con cui iniziare.

-Per molto tempo ho finto non mi importasse nulla. Nelle rare occasioni pubbliche che mi ritrovavo ad affrontare, parlavo molto e ridevo, se potevo, ancora di più-

Faccio qualche pausa, non voglio sbagliare tono o parole. Voglio che tutto vada bene, che comprenda a pieno le mie parole.

-A chi mi chiedeva di te, rispondevo sempre con frasi di circostanza e un sorriso. Non ricordo neppure tutte le volte in cui ho rassicurato chi si aspettava di vedermi crollare da un momento all'altro-

Adesso le parole continuano ad uscire da sole, automaticamente. Accompagnate da un malinconico sorriso e da uno sguardo vuoto.

-Per molto tempo ho finto non me ne importasse nulla e, solo ora, capisco quanto questo non sia servito a nulla. Ho imparato che la mancanza non chiede il permesso per ferire, non rispetta le regole dettate dall'orgoglio; la mancanza non sparisce solo perché una mattina ci si alza e si decide di non voler essere più delusa-

Mi guarda, credo che abbia capito, ma che non ne sia totalmente convinto. Infatti...

-Ran, cosa stai cercando di dirmi?-

Mi guarda, il mio cuore si è già incatenato ai suoi occhi.

I sentimenti repressi prima o poi vengono a galla, travolgono ciò che li ha tenuti celati per tanto tempo.
Si trasformano in parole che come un fiume in piena, continuano a scorrere, e non si fermano mai.
Continuano la loro metamorfosi e da parole diventano lacrime che si gettano a capofitto nel viso. Ho creduto di aver dimenticato, ma non è così. È rimasto tutto lì, accantonato, ed è bastato che il mio pensiero sfuggise al mio controllo e tutto è tornato a galla.

-Non l'ho capisci da solo, detective? Ti sto dicendo che ti amo ancora, e non ho mai smesso di farlo. Credevo di esserci riuscita, di essere andata avanti, di averti dimenticato definitivamente. Beh, mi sbagliavo. Per tutto questo tempo i miei sentimenti per te si sono solamente nascosti-

La mia voce trema, cerco di trattenere le lacrime all'ombra di un sorriso. Ma c'è quel dolore che brucia senza pietà, è un segno profondo ed indelebile. Non riesco e le lacrime scendono senza singhiozzi, solo col suono della mia voce.

-Scusa, piango sempre, non è vero? Io non posso stare con te, Shinichi. Ormai è tardi, io ho la mia vita e qualcuno che mi vuole bene davvero-

Lo vedo stringere i pugni e innervosirsi, sapevo che non avrebbe capito subito.

-Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Mi ami ma torni con Haru, sei seria Ran?-

-Io non sono te, quando qualcuno mi ama non lo tradisco con qualcun altro...ha fatto male Shinichi, troppo. Non capivi che ti amavo e ogni volta che non ti vedevo io soffrivo. Non sai quante notti ho pianto cercando di nasconderlo il giorno dopo. Quando ti avevo finalmente ritrovato, tu sei stato capace di andare da lei-

Le lacrime non si sono fermate, il dolore è aumentato. Credevo che avesse capito quanto io abbia sofferto per lui in tutto questo tempo. Ma neanche adesso forse capisce pienamente i miei sentimenti. Maa improvvisamente si alza e mi viene ad abbracciare.

-Non è vero che non capivo che mi amavi, so che lo sai. Tu mi conosci troppo bene, sai quando mento. Non ho mai smesso di cercarti in tutti questi anni, l'unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti era la speranza di rivederti e il mio lavoro. Che fine abbiamo fatto?-

-Non abbiamo mai avuto una fine, Shinichi-

-Ran, ti amo più della mia vita, credimi-

Si china a baciarmi, mi faccio un po' indietro. Lui frena, mi guarda negli occhi come a chiedere il permesso che evidentemente trova. Mi bacia e il suo calore pervade tutta me. Sento il suo amore dalle sue mani che accarezzano la mia pelle. In quel misto di possesso e dolcezza. Con quelle dita che mi fanno sentire donna. Sento il suo amore nei suoi baci e nei suoi infiniti ti amo, che sembrano urlare al mondo "tu sei mia!" Non posso continuare così. Devo trovare il mio posto, adesso.

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