Broken heart

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Capitolo uno : Broken Heart

"Corri, scappa da questo mondo, scappa dalle sue regole, scappa dalla sua realtà. Ma non scappare da te stessa" ~Heaven

-Sai, forse è proprio per questo motivo che le persone ti stanno alla larga! Sei una stronza bastarda! Non meriti nessuno!-

-Meglio non avere nessuno che due persone come voi!-

-Dove credi di andare? Non abbiamo finito!-

-Oh, io invece ho finito eccome, andate al Diavolo tutti quanti!-

Recuperando la sua borsa a tracolla, nera e completamente segnata dal tempo, la ragazza uscì di casa, da quella casa che era diventato un po' il suo inferno personale, dalla fretta e dalla rabbia nemmeno si era ricordata di tirare su la zip della sua felpa col cappuccio. Sbattendosi la porta bianca alle spalle venne subito investita dal vento gelido portato dall'Oceano Pacifico e dalla pioggia, che si abbatteva prepotente su quella piccola e insignificante cittadina californiana.
Alle sue spalle poteva ancora percepire le urla di sua madre e di suo padre, ma non le importava, non le era mai importato nulla di loro da quando aveva compiuto i suoi tredici anni, a quell'età aveva iniziato a capire che gonnelline e fiocchetti non facevano per lei, aveva capito che lei puntava ad essere diversa, voleva farsi riconoscere, voleva lasciare il segno e quale miglior modo di farlo se non andando contro ogni insegnamento che i suoi genitori le avevano inculcato?
Arrivata al liceo non ci mise molto a farsi conoscere, già dal suo primo anno era famosa per la sua schiettezza, per la sua grinta e il suo orgoglio, che spesso l'aveva condotta nelle peggiori strade della vita. Veniva riconosciuta per i suoi jeans neri strappati, le sue maglie e canotte di band metal e punk che avevano fatto la storia, per i suoi meravigliosi capelli di un color nero corvino invidiabile, per il suo fisico leggermente in carne nascosto sotto quegli abiti non esattamente femminili, per i suoi bracciali borchiati e le collane che le circondavano il collo.
Attirava l'attenzione di coetanei e di insegnanti, la maggior parte la prendevano in giro o si limitavano ad odiarla senza un motivo preciso, semplicemente per il suo essere diversa, la criticavano senza ritegno. Nonostante tutto era una studentessa in gamba, aveva i massimi voti in letteratura, in musica, in storia e in arte...ma nessuno è mai sopravvissuto al liceo per i suoi voti.
A lungo andare aveva imparato a costruirsi una corazza, una corazza così spessa da essere difficile da mantenere anche per lei stessa, ma non aveva scelta.

I suoi passi la portarono fino ad un parco giochi abbandonato da anni, ogni cosa lì era vecchia e rovinata dal tempo, e la pioggia e il buio rendevano quel posto ancora più spettrale, puntò lo sguardo su un altalena e ci si avvicinò senza preoccuparsi che fosse bagnata, si sedette e tirò il cappuccio della felpa sulla testa recuperando le cuffiette e l'ipod dalla borsa seguite da un pacchetto di Marlboro rosse.
Si accese la sigaretta e diede la prima boccata di fumo con il sottofondo musicale di "You know you're right" dei Nirvana, fermandosi a pensare bene a quelle parole che le invadevano la mente e la rendevano leggermente più serena.
Kurt Cobain era di sicuro il suo punto di riferimento, ogni tanto si rivedeva in quella meravigliosa persona che tutti criticavano fin troppo solo per il modo che aveva avuto di vivere.
Abbassò lo sguardo per puntarlo alle sue ginocchia, si poteva ancora notare un graffio sulla pelle lasciata scoperta dai jeans strappati, era ironico il suo modo di farsi del male, ma questa è un'altra storia. Sentì il cellulare suonare nella tasca dei pantaloni e senza pensarci troppo lo prese e lesse il nome riportato sullo schermo.

-Val...-

-Oddio Arwen finalmente! Sono ore che provo a chiamarti-

-Scusa-

-Mh...sei troppo silenziosa, è successo qualcosa? Ehy, ma sento del rumore di pioggia in sottofondo, non dirmi che sei fuori-

-Allora non te lo dirò. Ho litigato con i miei, di nuovo...sono corsa via-

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