...Like a monster

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Capitolo due : ...Like a monster

"Deve essere estenuante per te perdere al tuo stesso gioco" ~Heaven

Il mattino seguente Arwen venne svegliata dai raggi deboli e pigri del sole d'inverno che passavano tra le tende tirate solo per metà, si girò dalla parte opposta alla finestra con una smorfia infastidita e notò la sveglia segnare le 8.00 del mattino, aveva dormito poco e male a causa di un peso sul petto che non si spiegava. Sbadigliando sonoramente si passò una mano sugli occhi e si tirò su per sedersi sul morbido materasso, non era troppo stupita di essersi svegliata così presto e sapeva che anche le gemelle da brave mattiniere si sarebbero svegliate a breve. Raggiunse con passo strascicato il bagno e si posizionò davanti allo specchio, guardandosi non poteva far altro che ridere del suo aspetto, i capelli erano tutti arruffati e il trucco per fortuna era stato rimosso con la doccia la sera prima. Dopo essersi lavata la faccia e i denti si sistemò i cappelli, legandoli in una coda disordinata, tornando in camera si limitò ad indossare un paio di pantaloncini da tuta che arrivavano al ginocchio e una felpa abbastanza grande e larga, nonostante fosse passato da poco Natale lei non aveva problemi a camminare per casa con vestiti leggeri.
Scese le scale fino al piano inferiore e sentì subito l'aroma del caffè e dei cornetti caldi provenire dalla cucina unito a due voci basse, Arwen si fermò dietro l'angolo che dava alla cucina per sentire quelle voci e capire di chi si trattasse, non voleva sembrare una spia ma l'incuriosiva il fatto che solo una delle due voci apparteneva a Michelle mentre l'altra era maschile e leggermente roca a causa del tono basso.
Di punto in bianco non sentì più nulla e decise di fare quei due passi per poter entrare in cucina, ritrovandosi davanti una scena tra il "romantico diabetico" e il "pervertito cronico", aveva ragione sull'aver sentito la voce di Michelle, infatti la ragazza era seduta sul ripiano della cucina con le gambe divaricate e, davanti a lei, c'era un ragazzo vestito solo dei propri boxer, che dava la schiena ad Arwen, la mora poté notare che anche se era di schiena il ragazzo aveva i capelli scuri e completamente sparati in aria, i due erano intenti a baciarsi ignari che qualcuno li stesse osservando e la bionda si stava divertendo a passare le mani sul sedere del ragazzo che, in tutta risposta, si spingeva di più su di lei.

-Ehm, ehm...-, come Arwen si schiarì la voce i due si separarono, come se fossero due adolescenti colti sul punto di farsi la loro prima canna. La mora ridacchio e guardò prima uno e poi l'altra attendendo che parlassero.

-Buongiorno tesoro!-, ridacchio Michelle imbarazzata.

-A te, mi spiace, non volevo interrompervi ma l'aroma di caffè arriva fin sopra-

-Oh, tranquilla, a proposito...lui è Brian, il mio ragazzo, Brian lei è Arwen, la mia migliore amica-

Il moro si avvicinò finalmente ad Arwen e le tese una mano in segno di saluto, sfoggiando un gran sorriso.

-Piacere di conoscerti Arwen, mi hanno parlato molto di te-

-Davvero? Comunque, piacere mio...in compenso non sapevo della tua esistenza-, rispose freddamente la giovane stringendogli la mano con decisione. Il ragazzo liquidò la ragazza con uno sguardo disarmante per poi posizionare le braccia davanti al petto, mostrando i tatuaggi e i muscoli, si girò verso la sua fidanzata che in tutta risposta le sorrise dolcemente, facendogli capire di non prendersela per la risposta ricevuta.
Arwen era così, fredda e distaccata con le persone che non conosceva e il fatto che quel Brian fosse il ragazzo della sua migliore amica di certo non cambiava le cose, conosceva bene le persone e sapeva che avrebbero trovato ogni modo possibile per rovinarle la vita.
Michelle e Brian iniziarono a parlottare tra di loro mentre la mora decise di prendersi una tazza di caffè e sedersi tranquillamente al tavolo mangiucchiando qualche biscotto.

-Buongiorno a tutti-, la voce biascicata di Val arrivò in cucina, tutti si girarono verso di lei ricambiando il saluto e Arwen non poté fare a meno di ridere al pensiero che loro due erano davvero identiche il mattino.

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