2. La fuga

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28 Febbraio 2027, 15:02, sopra New York City

Erano tutti spaventati, dai più grandi ai più piccoli. Persino gli adulti sentivano un pizzico di paura che viaggiava nelle vene. Loro non dovrebbero, erano quelli cresciuti. Il Capitano aveva una sensazione di colpa che non voleva andarsene, Clint respirava profondamente mentre guidava il jet, Pietro tremava dal nervosismo e Sharon si morsicava continuamente il labbro inferiore.

Avevano preso tutti i bambini, ma non fecero in tempo ad andare dai loro altri compagni di squadra per avvertirli dell'imminente catastrofe. Adesso la furia di Ultron si abbatterà sul mondo perché loro non erano riusciti a fermarlo. Milioni di persone innocenti moriranno. Loro, gli eroi più potenti della Terra, non erano riusciti a proteggere il loro stesso pianeta.

Il Capitano cominciò a camminare avanti e indietro, non riusciva a stare fermo. Non dovevo mettere in piedi una famiglia, pensava. Sapevo che questa storia sarebbe finita male, che la mia piccola Julia non poteva vivere in modo normale. Sapevo che dovevo limitarmi a uscire con Sharon, non dovevo sposarla. Con me, le cose si complicano sempre. Prima Bucky, poi questo. Tutta quella storia della famiglia felice che racconta Barton era una grandissima bugia. Sentiva il dovere di sfogarsi, di fare qualcosa.

Sharon aveva intuito quello che aveva intenzione di fare, così tentò di fermarlo, prima che il marito potesse fare qualsiasi cosa. Non sapeva se quello fosse un suicidio o un tentativo di aiutarli, ma in entrambi i casi ci avrebbe rimesso le penne.

«Steve!» gridò la bionda, prendendo l'uomo per il braccio prima che aprisse il montacarichi. La sua mano era già posizionata sul pannello di controllo. La donna cercò di farlo ragionare. «Steve, non è necessario. Non aiuterai nessuno in questo modo, proveresti solamente che Ultron ha ragione! Non dobbiamo cadere nella disperazione. Questo è esattamente quello che lui vuole.» disse Sharon, fissandolo dritto negli occhi e facendo abbassare lo sguardo all'uomo.

Ha ragione, lo sai? Disse una voce nella sua testa. Ha ragione e tu lo sai, Steven Grant Rogers.

Grandioso, pensò Steve mentre sollevava lo sguardo verso Sharon, adesso anche la mia testa mi prende in giro. Non può andare peggio di così. Fece scivolare lentamente la mano dal pannello di controllo e la lasciò cadere lungo il fianco, per poi abbracciare la moglie.

Sciolto l'abbraccio, i due si guardarono per un momento e lei sorrise, cercando di limitare la responsabilità e la frustrazione che provava in quel momento il marito. Non devi prenderti tutta la colpa in questo mondo, Steve, pensò Sharon, che voleva rassicurarlo. Ultron lo sa, e ti sta sfruttando. Non devi affrontare tutto da solo, sei sempre così stressato... andrà a finire che morirai per un attacco di stress. Ridacchiò per un attimo, ma si ricompose subito. Decise di non dire nulla a Steve, sentiva che era meglio così.

-Avengers-

28 Febbraio 2027, 15:27, sopra il confine dell'Alaska

Clint e Pietro rimasero a guardare i bambini quando il Capitano e Sharon se ne andarono. Il primo era piuttosto tranquillo, ma il secondo non lo era per niente. Pietro sapeva cos'era successo l'ultima volta che aveva sfidato Ultron, e non era finita bene per lui. Sono morto, pensò lui stringendo i pugni, non l'ho dimenticato. Come potrei? Non si dimentica facilmente quel dolore, quelle 42 pallottole nel petto. Non si dimenticò neanche il suo risveglio. Il mondo intero è andato avanti senza di me. Wanda è andata avanti senza di me. Mi sono sentito così... inutile.

Clint notò che c'era qualcosa che non andava con lui, così chiamò uno dei bambini e gli consegnò un foglio. «Leggilo a Pietro, Nate.» disse Clint al suo terzo figlio, spettinando dolcemente i capelli neri del piccolo. «Digli che è da parte mia e di seguire alla lettera quello che dice, okay?» Nathaniel annuì e sorrise. In quel momento, i suoi occhi azzurri scintillarono quasi di luce propria.

Il bambino si avviò verso Pietro con il foglio in mano e iniziò a leggerlo. «Non abbatterti. Perché una volta che lo fai sarà sempre più difficile riuscire in quello che dovrai fare. Se crederai che non puoi farcela, stai pur sicuro che non ce la farai. Piuttosto, impara a credere nelle tue potenzialità e manda gli altri a quel paese.» Pietro si intenerì quando sentì il bambino in quel modo davanti a sé. Pareva fosse una filastrocca detta a memoria da uno studente a un insegnante, ma aveva qualcosa di speciale, di unico.

Sapeva che lo doveva dire perché Clint gli aveva ordinato di farlo, ma si sentiva quasi parte di una famiglia. Insomma, qualcuno a cui importava di lui c'era ancora. Clint, più che un amico, era una specie di padre, sia per lui che per Wanda. È stato il primo ad accettarci, pensò lui sorridendo all'amico, ad aiutarci e a prendersi cura di noi. Ha fatto davvero tanto per me e Wanda, e non saprò mai come ringraziarlo. Lo guardò per un momento, dopo che Nathaniel fu tornato a sedersi vicino a Julia, e lo vide sorridere. Era un sorriso morbido, rilassato, tranquillo. Anche Pietro sorrise in quel modo.

Poi andò dai bambini e provò a consolarli e rassicurarli. I primi con cui ci provò furono i due gemelli, gli ricordavano lui e Wanda. Erano piuttosto tranquilli e controllati. Sono forti come i loro genitori, non c'è che dire, pensò lui, sorridendo verso di loro.

Successivamente andò dai Barton. Erano leggermente più spaventati, ma finché c'era Clint con loro, erano tranquilli. Julia e Miriam, le due figlie di Capitan America e Tony Stark rispettivamente, speravano per Stark. A tratti pregavano. O meglio, Julia pregava. Suo padre glielo aveva insegnato. Anche lui si unì a loro, incitando gli altri bambini a fare lo stesso. Lo fecero. Non era importante quello che Stark aveva fatto in passato, quei giorni erano passati ormai. Dovevano sperare nel futuro, nella vita.

AN: Quella scritta "-Avengers-" è una specie di separatoria tra i due momenti che vengono raccontati. Questo capitolo era leggermente più corto e movimentato, ma spero che sia piaciuto comunque!

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