19. Ritrovo

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4 Aprile 2027, 14:17, poco fuori Parigi, Francia

Steve venne svegliato da una luce brillante che proveniva da fuori. Aprì leggermente gli occhi e vide Sharon al suo fianco, che dormiva rannicchiata vicino al suo petto possente. Allungò un braccio traballante oltre la sua testa e la attirò verso di sé, per poi baciarla sulla fronte. I capelli biondi della donna risplendevano alla luce del sole, e all'uomo sembrarono oro. La donna fece un gemito e immerse la testa ancora di più sulla superficie su cui avevano dormito, come per dire che voleva dormire ancora. Steve non la toccò più, ma sorrise teneramente. 

«Buongiorno, splendore.» disse una voce di fronte a lui. Sbatté gli occhi azzurri un paio di volte, e fece un mugolio, quasi per lamentarsi. Riconobbe poco dopo chi era: l'uomo che ieri li aveva salvati da Ultron, il tiratore scelto. Non sapeva se lo era davvero, ma la camminata rigida e la precisione millimetrica dei colpi che aveva sparato diceva chiaramente che non era un soldato qualunque.

Il capitano si stropicciò gli occhi e si mise a sedere, guardandosi intorno con fare confuso. Sembrava quasi che stesse imponendo ai suoi occhi di rimanere aperti, ma non riusciva a farsi obbedire. «Cosa... dove siamo?» sospirò con un filo di voce roca. Di solito era abituato a svegliarsi presto per le sue corse mattutine, ma gli ultimi giorni erano stati pesanti, e aveva dormito poco. 

«Poco fuori Parigi, e i vostri amici sono qui fuori.» disse con calma l'altro, dopo aver bevuto un sorso di caffè dalla tazza bianca in ceramica che teneva nella mano destra. Sembrava quasi che nella sua voce non ci fosse nessun tipo di espressione, positiva o negativa che sia. Steve voleva sapere di più su questo soldato, voleva capire perlomeno come si chiamava, ma non ce ne fu possibilità. Lui si alzò, appoggiò la tazza su un ripiano in metallo dietro di lui e uscì dal jet.

Il biondo allora allungò il braccio verso la moglie e la scosse delicatamente. «Shar... Sharon, svegliati.» le intimò dolcemente lui, causando un mugolio da parte della donna. Anche lei doveva aver avuto i suoi problemi, perché si svegliò lentamente, quasi senza voglia. Steve ricorda che se c'era una cosa che le piaceva, quella era smettere di dormire e mettersi a lavorare. Detestava poltrire.

Si girò lentamente verso di lui, e lo guardò negli occhi azzurri. Lui le sorrise. «Steve... che succede?» chiese, ancora assonnata. Si mise a sedere e si stirò, per poi levarsi il lenzuolo bianco che avevano usato loro due per passare la notte senza gelare.

«Siamo arrivati.» annunciò lui. «Vado a svegliare anche Julia e Nathaniel.» disse, scendendo dal letto e guardando per l'ultima volta la bionda. Lei tirò un sospiro e si alzò, senza fare troppo caso al fatto che aveva dormito con una semplice canottiera e fuori faceva molto freddo.

«Io penso a Miriam.» disse lei, andando verso la camera della ragazza. Steve era entusiasta di aver sposato una donna come lei. Ci misero poco a svegliare i bambini, e li portarono fuori, dove videro un confronto in piena regola tra il Soldato d'Inverno e l'uomo che li aveva salvati.

«Tu chi sei?» ringhiò Bucky, guardandolo con gli occhi pieni d'ira. Era passato molto tempo dall'ultima volta che quegli occhi avevano assunto quella sfumatura, ma Steve se li ricordava benissimo. Da lì a poco avrebbe perso il controllo, ne era sicuro. Doveva intervenire. 

Fece per fermarlo, ma "l'avversario" dell'amico rispose con calma alla sua domanda prima che il biondo potesse fare qualsiasi cosa. «Frank Castle.» disse semplicemente. Improvvisamente, Bucky si calmò e si ricompose, notando Steve. Fece un cenno del capo in segno di saluto, cosa che il biondo ricambiò.

«Forza, andiamocene.» ordinò il capitano, senza stare a sentire le possibili repliche che potevano avere i compagni. In ogni modo, però, sapeva che non ce n'erano, quindi procedette con calma, mano nella mano con sua figlia. Andava spedita, e obbediva senza chiedere nulla. Aveva le carte in regola per diventare un soldato, proprio come Sharon o Peggy. Ce l'aveva nel DNA, non si sarebbe sorpreso se un giorno si sarebbe svegliata e avrebbe chiesto di diventare come loro.

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