12. Realtà leggendarie

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29 Febbraio 2027, 8:56, New York, Brooklyn

Peter si svegliò tranquillamente, aprì lentamente gli occhi e non si rese subito conto di dove si trovava. Sentiva un brusio di sottofondo, era su una superficie fresca, e la maschera era alla sua sinistra, su un ripiano in legno vicino alla finestra. Quando abbe entrambi gli occhi aperti, si guardò intorno e cominciò a ricordare quello che era successo il giorno prima.

Ah già... Pensò, guardando il soffitto grigio. Ultron e tutto quel casino... Si strofinò il viso con entrambe le mani. E quei tizi strani dell'affitto... Guardò le scale alla sua destra e sentì il brusio che si fermò, trasformandosi in urli rabbiosi. Con un grugnito, si girò a pancia in giù e provò a tirarsi su con le braccia. «Non si può nemmeno fare un pisolino...» mormorò stufato.

 Salì al piano superiore, e vide un ragazzino intorno ai 15 anni che il giorno prima non c'era. Guardò i compagni, e ricambiò lo sguardo solo Danny. Gli altri due erano impegnati a litigare tra di loro come una coppia sposata. Parlavano dei bambini, e uno voleva addestrarli, mentre l'altra voleva soltanto trovare i loro genitori. Specialmente di quello appena arrivato.

Peter roteò gli occhi e si sedette rumorosamente su una delle sedie di legno, vicino a Danny. I litiganti lo guardarono, ma il ragazzo non ci fece caso, era troppo stanco. Continuarono a discutere. Il moro abbandonò la testa sul tavolo di fronte a lui, appoggiandola alle braccia, anch'esse appoggiate sulla stessa superficie. Rimase in quella posizione per un minuto buono, per poi alzare il capo distratto da qualcuno che gli aveva offerto una tazza di caffè. Volse lo sguardo verso il viso dell'altro e vide il biondo che gli sorrideva. Prese la tazza e la bevve tutta d'un fiato, causando una risatina da parte dell'uomo.

Finito il caffè, sentì una mano sulla gamba, e guardò cos'era. Vide una bambina dai capelli color cenere e gli occhi marroni, con viso sorridente. Dietro di lei c'era un'altra bambina, più grande, con i capelli color pece e gli occhi cristallini. 

Lui prese in braccio la bionda e la diede a Danny. Lei sembrò un po' delusa, ma l'adulto cominciò a giocare con i suoi capelli e a coccolarla, facendole cambiare idea. Peter prese poi l'altra bambina- ragazza più che altro- e le fece mangiare lo zucchero avanzato nella tazza che aveva bevuto poco prima. Sembrava scavasse con foga alla ricerca di un tesoro, e una volta che mangiava quello che aveva raccolto, era ancora più estasiata.

I pensieri di Peter furono interrotti da un urlo improvviso, più forte dei precedenti, da parte di Jessica. «NON PUOI SCEGLIERE QUAL È LA COSA PIÙ GIUSTA DA FARE, NON SEI LORO PADRE! E QUESTO QUI NON SAPPIAMO NEMMENO CHI SIA!»

Allora il bambino prese parola. «Posso presentarmi, se volete...» sussurrò, a malapena i due adulti lo sentirono. Jessica lo squadrò da capo a piedi, per poi incrociare le braccia.

«Chi cazzo sei, allora?» chiese, con tono di sfida. La ragazza dai capelli neri sorrise. Le piaceva quella donna. Non era una delle solite super eroine, che si preoccupavano delle loro azioni e di non fare male a chiunque le si parasse davanti, andava direttamente al punto e non temeva di dire quello che pensava.

Il ragazzo dai capelli color nocciola chiaro si sorprese di come la domanda fu posta. Sbatté gli occhi e si irrigidì, guardando la donna. «Harley Keener.» rispose lui. Tutti gli adulti lo stavano guardando con curiosità. Le bambine, invece, gli sorridevano. Questo gli dette più coraggio. «Ho 16 anni,» continuò, guardando con più sicurezza Jessica, «ed ero nell'Avengers Tower quando Ultron è tornato.» sospirò. Peter sentì una stretta allo stomaco, ma lo ignorò. «So che cosa sta facendo a tutti lì dentro,» Peter sembrò molto più interessato, «e cos'ha intenzione di fare con le Gemme dell'Infinito.» concluse, strofinandosi nervosamente le mani. 

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