Infinity || Avengers Fanfiction

7. Eroi in vendita?

28 Febbraio 2027, 19:37, Hell's Kitchen, Luke's

«Chi ti ha detto che ci chiamavamo così?!» gridò l'uomo con la pelle più scura, alzando le mani al cielo. Peter non capiva che aveva fatto di così male, Wade li chiamava sempre così.

«Umm... Deadpool?» azzardò il ragazzo, guardadndosi intorno con allarme. Quei tizi erano famosi per le gran risse che riuscivano a fare nei bar e per quanto male i loro avversari erano conciati dopo. Quando si arrabbiavano ci andavano pesante. Non credeva che solo perché era un ragazzino lo avrebbero risparmiato.

L'uomo sbatté i pugni sul bancone, arrabbiato. «Io lo uccido!» gridò, puntando un dito contro il moro. L'altro sembrava troppo calmo, per una fama come la sua. Era Danny Rand, miliardario e maestro in ogni tipo di arte marziale, chiamato da tutti Iron Fist. «Andare a dire in giro che siamo gli eroi in vendita! Quando lo trovo gli spezzo ogni singolo osso presente nel suo dannato corpo!» E ancora Rand non diceva nulla. Stava bevendo il suo amato alcolico, come se fosse tutto normale. Luke Cage- l'omone dietro il bancone- si avvicinò a Peter, che lo guardava terrorizzato.

Allora si sentì un tonfo provenire dall'ingresso. E un altro. E un altro ancora. Danny e Luke si girarono di scatto, sorpresi. Peter si ricordò dei robot. «Sentite...» disse titubante, attirando gli sguardi dei due, «so che mi odiate perché vi ho chiamato in quel modo, ma...» si fermò un momento, cercando le parole giuste, «ecco...» iniziò a distogliere lo sguardo completamente dai due, guardando muri e soffitto, «ci sarebbero dei robot assassini giusto qui fuori e mi chiedev-» Luke non lo lasciò finire. Aprì la porta con un calcio e lasciò entrare i robot. Danny finì di bere, sbattendo il bicchiere di liquore sul tavolo, e cominciò a prenderli a pugni. Luke fece la stessa cosa, con più violenza. Il problema principale era che non si rompevano. Non importa quanti pugni davano, non li ammaccavano nemmeno.

«Okay, altra strategia.» disse ad un certo punto Luke, fermandosi. Danny lo guardò pensieroso, senza capire bene cosa volesse fare. Anche Peter, che si era riparato da tutto il trambusto dietro il bancone, lo guardò stupefatto. Luke prese un robot e lo scagliò contro quello dietro di lui, per poi urlare: «VIA!»

I tre corsero verso Harlem, più veloce che potettero. I robot erano appena dietro di loro. Imboccarono una via secondaria. Grazie a uno scatto fulmineo di Peter che levò il coperchio di un tombino, riuscirono a seminarli, imbucandosi lì dentro.

I tre si guardarono negli occhi a vicenda e sorse una domanda spontanea. «Ragazzo, che diavolo sta succedendo?» chiese Luke, stranamente calmo. Peter si sorprese che non l'avesse aggredito. «Perché cazzo ci sono dei robot assassini in giro per Hell's Kitchen?!» chiese ancora, levando le mani al cielo e guardando il ragazzo.

Peter esitò un secondo prima di rispondere. Non sapeva se azzardare un'analisi al volo oppure dire che non lo sapeva e urlare ai quattro venti con quell'uomo. Sospirò e decise di parlare. «Credo che Ultron sia tornato con la sua armata,» disse il ragazzo, fermandosi un secondo prima di continuare, «e abbia sconfitto gli Avengers.» sospirò lui pianissimo, come se fosse qualcosa di vietato. Come risposta, Luke incrociò le braccia e alzò lo sguardo, mentre Danny guardò il pavimento e mise le mani lungo i fianchi. Sapevano entrambi che era un bel guaio se le cose stavano davvero così.

«E tu sei venuto da noi cercando aiuto?» chiese Danny, con la voce più calma e chiara che Peter avesse mai sentito. Annuì, in risposta alla domanda del biondo. Poi si sentì un tonfo. Più leggero di quelli dei robot, Peter riusciva a sentirlo. Potevano essere delle persone. I tre si guardarono intorno, cercando di decidersi sul da farsi.

Peter era già pronto per andare a vedere. Se erano innocenti doveva salvarli a qualsiasi costo. Così gli aveva insegnato il suo "periodo di prova" tra le file degli Avengers. Venne però bloccato da Luke, che gli prese il braccio destro. «Dobbiamo muoverci.» suggerì. Peter assottigliò le palpebre e aggrottò le sopracciglia, non capiva perché doveva lasciar perdere quelle persone. Non poteva abbandonarle.