Capitolo 7

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Mi avvicino allo spioncino per vedere chi è aldilà della porta e vedo...mia madre?
Ricontrollo l'ora, per essere sicura di non essermi sbagliata e poi rivolgo gli occhi di nuovo verso mia madre, ha lo sguardo preoccupato e mi sembra infreddolita, la vedo suonare di nuovo il campanello di fianco alla porta.
Sblocco la porta e apro lentamente. Deve essere successo qualcosa se è venuta qua a quest'ora della notte dopo mesi.

"Ciao tesoro" dice sorridendo quando attraversa la porta, come se niente fosse.

"Ciao" dico senza espressione. La fisso mentre si appoggia allo schienale del divano. Ricambia il mio sguardo e capisce che voglio una spiegazione, e ben dettagliata anche. Così sbuffa, per poi chiudere gli occhi per qualche secondo e prendere un profondo respiro.

"Ho rotto con Leonard" dice dispiaciuta. Io la guardo per poi fare spallucce. Indossa un giacchetto di pelle con sotto un maglioncino e dei jeans neri super aderenti, ai piedi degli stivali a metà polpaggio muniti di tacchi vertiginosi e ornati da una catena d'oro sul collo del piede. Quanti anni crede di avere?

Continua a guardarmi attonita aspettandosi una certa reazione da me. "Cosa ti aspetti che dica?" chiedo scettica.

"Non lo so, un mi dispiace magari" fa spallucce togliendosi il giacchetto e appoggiandolo sul divano.

"Mi dispiace? Ma se non l'ho mai conosciuto. L'hai incontrato non so dove e non so quando e dopo una settimana ti sei trasferita da lui, senza darmi spiegazioni, lasciandomi da sola a pagare questa casa intestata a te, ho un lavoro di merda e lo sai, non mi dispiace" la attacco cercando di stare calma.

"Lo so tesoro, ma ti voglio bene lo sai, non volevo lasciarti sola, scusa" cerca di impietosirmi.

"Non me ne faccio niente delle tue scuse, fai così da anni. Non vedo l'ora di trovarmi una casa mia, cazzo" la vedo togliersi gli stivali. "Che stai facendo?" chiedo scocciata guardandola.

"Ascolta, ti ho detto che mi dispiace, ti ridarò i soldi okay?" il suo tono di voce adesso è più menefreghista, come sempre "mi sto mettendo comoda, vuoi stare un po' con me o posso andare a letto?" sta scherzando.

"Mi stai dicendo che vuoi dormire qui?" la guardo attonita. Lei annuisce.

"E' casa mia, sai com'è" fa spallucce.

"Che pago io, in cui vivo da sola da tre mesi ormai" aggiungo. Lei mi ignora, come se non avessi parlato, e il mio corpo fosse invisibile. Si avvicina alla dispensa e prende le mie patatine.

"Che cazzo stai facendo?" domando alterata.

"Ho fame"

"Esci subito di qui!" adesso il mio tono di voce è alto.

"Amanda io non vado da nessuna parte, questa è casa mia, vattene tu se ti do fastidio" dice con una tranquillità tale che vorrei tirarle un pugno in faccia.

"Hai ragione, me ne vado" mi avvicino alla dispensa, strappandole le MIE patatine di mano, che ho comprato con i MIEI soldi, prendo le mie merendine preferite e le porto imbraccio fino a camera mia. Prendo una borsa e ce le infilo, insieme a qualche vestito e lo spazzolino, al posto dei pantaloni del pigiama metto una tuta grigia, lasciando la canottiera nera. Torno in salotto e mia madre è sul divano a guardare la televisione, come cazzo la odio. Prendo cellulare e chiavi, e li infilo in borsa.
Esco dall'appartamento sbattendo la porta il più forte possibile, lo faccio sempre quando litigo con qualcuno, è una specie di valvola di sfogo, infilo il giacchetto ed esco dall'edificio.
Non ho la minima idea di dove andare, un'opzione plausibile sarebbe dormire in macchina, ma io non ho una macchina. Prendo un taxi e mi dirigo verso il bar di Joe, è sempre aperto, e lo adoro per questo. Con che faccia tosta è entrata senza nemmeno chiedere, senza darmi spiegazioni sul perchè se ne è andata così.
Scendo dall'auto e una folata di vento freddo mi travolge, mi affretto ad entrare sperando ci sia più caldo, e con piacere noto che è così.
Ci sono poche persone, ma è capibile considerando che è mezzanotte di mercoledì. Cazzo, è mezzanotte, mi rincuora solo il fatto che domani inizio a lavorare dalle tre. Quando mi siedo sui soliti sgabelli rossi, davanti al solito bancone in legno scuro sbuca Joe dal retro, separato da cordicelle di perline attaccate allo stipite della porta. Mi regala un sorrisone.

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