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"Vieni o no?" è appoggiato allo stipite della porta, ha l'aria impaziente e decisamente scocciata. Non aveva detto che non voleva consumare benzina? Mi drizzo in piedi senza pensarci due volte.

"Arrivo!" dico con un sorriso entusiasta. Prendo la borsa e saluto gentilmente tutti prima di andarmene, quando mi volto verso Harry e mi avvicino, lui mi guarda sbuffando.

"Dovevi salutare proprio tutti?" mi domanda retoricamente, mentre si avvia all'uscita, con me al seguito. Ma perché è così insopportabile? Quasi mi viene voglia di tornarmene indietro, se non fosse che dovrei dormire qua.

"E' così che si fa" rispondo semplicemente. Camminiamo sul vialetto e le caviglie minacciano di cedermi, così mi fermo sui miei passi, per togliermi le scomode scarpe. Harry si volta, forse ha notato che il suono dei tacchi è cessato.

"Ma se non ci sai camminare perché le metti?" chiede acido, sollevando gli occhi al cielo per l'attesa.

"Ci so camminare, solo che su vialetti del genere è impossibile."

"Muoviti o ti lascio qua" risponde stizzito mentre mi metto gli stivaletti. Infilo le scarpe nella borsa e ricomincio a camminare. La pazienza non è il suo forte. Dopo qualche metro preme un telecomandino nelle sue mani, facendo illuminare le frecce di una bellissima macchina lussuosa, nera lucida. Rimango quasi a bocca aperta.

"Sei ricco per caso?" domando stupita, ferma sul posto, mentre sale sulla macchina. Vedo il finestrino del passeggero, rivolto verso di me che si abbassa.

"Vuoi che ti porti a casa o no?" chiede scocciato. Ma quanto diavolo è antipatico.

"Scusa ma non vorrei sporcare di povertà la tua macchina" vedo Harry trattenere una risata, ovviamente non mi darebbe mai la soddisfazione di farlo ridere.

"Muoviti" mi sprona con un accenno di divertimento nella sua voce. Lo ascolto, aprendo lo sportello ed entrando in macchina. Gli interni sono come li immaginavo, neri in pelle.

"Ti piace il nero per caso?"

"Hai finito di rompere le palle? Posso lasciarti in mezzo alla strada quando voglio, posso portarti anche sul monte più alto di Detroit ed abbandonarti lì, quindi taci" mi ammonisce come una bambina, così mi volto verso il finestrino e lo ignoro. Preferivo di gran lunga quando mi chiamava bambolina a questi punti. E comunque meglio sul monte più alto di Detroit che con i barboni.

Dopo qualche minuto di silenzio mi sto annoiando, così mi volto, e lo vedo concentrato sulla strada, con la fronte corrugata e le braccia tese per tenere saldo il volante.

"Cosa mi stai per chiedere?" domanda Harry, e io mi lascio scappare un sorriso.

"Sei strano" dico semplicemente, facendo spallucce.

"Dimmi qualcosa che non so"

"Se tu lasciassi andare quelle povere sopracciglia probabilmente ti sarebbero grate" dico con un sorriso. Istintivamente lo fa, per poi voltarsi verso di me per pochi secondi, e di nuovo sulla strada. Riesco ad intuire che non se lo aspettava. "Ti sei risparmiato una futura ruga sulla fronte"

"E comunque non erano domande" contestualizza.

"Perché sei sempre così accigliato?" chiedo "Questa è una domanda"

"Perché non ti fai gli affaracci tuoi?" che caratterino. Non rispondo, continuando a guardare fuori la città prendere pian piano vita man mano che ci allontaniamo dalla periferia più estrema. Un brivido mi percorre la spina dorsale. Istintivamente mi abbraccio il busto, e Harry deve averlo notato con la coda dell'occhio, dato che allunga una mano verso il riscaldamento, accendendolo.

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