Drink My Fear

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Le tre parole forintemi da Sunset sono: collo, cascata, grotta.

La Camaro celeste di Damon sfrecciava sulla strada in direzione del Withmore College. Lui cercava di distrarsi dal motivo che lo aveva messo in viaggio all'improvviso, ma l'apocalisse imminente che si stava per abbattere nella sua vita, mai del tutto tranquilla, non gli rendeva facile il compito. Un altro ostacolo ai suoi tentativi di mantenersi calmo e lucido, era la presenza inaspettata del passeggero che lo stava accompagnando: Jeremy. Il fantasma del giovane Gilbert aveva abbandonato momentaneamente il suo ruolo di 'guardiano' del portale per recapitargli un messaggio ricevuto direttamente dalla bocca di Qetsyah.

La mattina di Damon era iniziata come al solito: bourbon, sangue e una chiamata ad Elena.
A parte le cose che doveva tacergli tutto sembrava procedere per il meglio e con sua grande sorpresa riusciva a sentirsi a suo agio anche nel nuovissimo ruolo di fidanzato.
Si stava preparando per la solita ronda, nel caso in cui qualche fantasma avesse eluso la sorveglianza di Jeremy e Ric, quando il giovane Gilbert bussò alla porta. Nel vederlo Damon pensò che qualcosa di grave era successa o stava per accadere. Niente lo avrebbe preparato al fatto che entrambe le ipotesi erano giuste.
D: «E tu che diavolo ci fai lontano dal portale?»
chiese allarmato.
J: «Abbiamo un problema... anzi, due!»
rispose Jeremy, entrando in casa.
D: «Un problema alla volta è troppo da sfigati?»
J: «Silas e Stefan»
disse lapidario.
D: «Cosa c'entra Silas con mio fratello? »
J: «Se ci pensi, qualcosa ti verrà in mente...»
lo invitò il fantasma.
D: «... mmmh, niente! Uno è l'arci-nemico nascosto in qualche grotta o bat-caverna... l'altro ha deciso di emulare le imprese del giovane Holden»
ironizzò Damon.
J: «E di entrambi non hai alcuna notizia da... ?»
D: «Cosa stai insinuando?»
domandò confuso il vampiro.
J: «Nessuna insinuazione... Qetsyah è venuta da me ed ha parlato chiaro...»
D: «Ti spiacerebbe riservarmi lo stesso trattamento allora?»
Jeremy sospirò e cercò le parole per riferire il messaggio della strega.
J: «Damon... Stefan è sparito lo stesso giorno in cui abbiamo scoperto che Silas era a piede libero!»
D: «Non è sparito! È andato a girare il mondo... »
J: «E non si è fatto sentire nemmeno una volta... non ti sembra strano?»
D: «Beh... sai... non credo abbia voglia di sapere come va tra me ed Elena...»
J: «Ma dovrebbe voler sapere come stai tu! Sei suo fratello!»
proruppe il ragazzo, visibilmente agitato per la parte di messaggio che non trovava il coraggio di riferire.
D: «Jer... cosa ha detto esattamente Qetsyah?»
volle sapere Damon, intuendo il disagio del ragazzo. Jeremy espirò.
J: «Che Silas ha messo fuori gioco Stefan e che ha trovato quello che stava cercando... tornerà presto in città...»
D: «Stefan... sta... lui è... lui sta bene?»
J: «Non è nell'altro lato se ti può consolare... Silas deve tenerlo prigioniero da qualche parte... Qetsyah non ha saputo essere più precisa...»
D: «E perché avrebbe aspettato solo 6 mesi per avvertirti?»
J: «Non è così semplice dall'altro lato... per trovare un'anima ci puoi impiegare anni... è ... è strano... non so spiegarlo... io e Ric dobbiamo fare attenzione a non perderci di vista... per fortuna il nostro attaccamento a... a voi ci tiene abbastanza connessi al portale...»
D: «Va bene... va bene! Ma... cosa dovrei fare ora?»
si agitò Damon.
J: «Dobbiamo trovare Bonnie, ci servirà lei per fermare Silas...»
D: «E Stefan?»
J: «Prima catturiamo Silas, prima ci dirà dove lo tiene nascosto...»

Così si mise in viaggio verso il College insieme al fantasma del fratellino della sua ragazza, per chiedere l'aiuto al fantasma della migliore amica della sua ragazza, e cercare di fermare il nemico che per tutti coloro che non sapevano la verità, era stato sconfitto mesi prima. "Amico, forse potresti evitare di continuare a pensare a lei come la tua ragazza... non appena verrà a conoscenza dei retroscena... potrai dire addio alla vostra relazione!" si disse mentalmente. Scosse la testa per mandare via quel pensiero e provò a concentrarsi su altro. "Come diavolo ho fatto a sopravvivere tutto questo tempo?" pensò, cercando di ignorare l'angoscia crescente. "Elena... è stata lei... sei riuscito a superare tutto grazie a lei... ai suoi baci, al suo corpo... al suo amore" si rispose.
Ed era stato così. Tutte le volte in cui stava per crollare, trovarsi con lei gli ricordava perché doveva resistere: il viso sereno, i sorrisi... la passione! Era riuscito a renderla felice, anche se le aveva dovuto mentire su alcune cose. Ripensò alla sua prima visita al College, la prima volta che aveva pensato di non poter continuare quella farsa.

Dopo l'ennesimo scontro con un fantasma nel giro di 4 giorni, Damon aveva deciso di andare a parlare con Bonnie. Stefan non rispondeva alle sue chiamate, Matt era ancora in Italia con Rebekah ed anche fosse stato lì, non sarebbe stato di grande aiuto. Non poteva contare nemmeno sull'aiuto di Liz, era la madre di Caroline e se le fosse sfuggito qualcosa durante una chiacchierata madre-figlia, conoscendo la capacità della bionda a mantenere i segreti, Elena avrebbe scoperto tutto e subito. Lo stesso discorso valeva per Tyler, tornato in città dalla fidanzata, ma troppo insospettito dall'inaspettato favore di Klaus. Damon era solo e dopo un'estate passata a dividersi tra i doveri da novello fidanzato, combattere i fantasmi e mantenere il segreto su tutto, era giunto alla conclusione che non avrebbe resistito a lungo. Voleva convincere la strega a fare qualcosa di più invasivo che non agitare un pendolo su una cartina geografica in attesa che qualche energia magica le indicasse qualcosa.
Arrivato al dormitorio di Elena entrò e si diresse verso la sua camera: lei, Bonnie e Caroline dividevano la stanza. Bussò ma non ricevette nessuna risposta.
M: «Sono tutte a lezione... il mercoledì tornano tardi»
disse una voce femminile alle sue spalle. Si voltò trovandosi di fronte una biondina tutta curve e poco vestita.
D: «Cercavo la mia fidanzata...»
M: «Considerando che Caroline sta con quel fustaccione di Tyler... sei qui per Bonnie od Elena allora...»
commentò la ragazza, sorridendo maliziosa.
D: «Elena...»
rispose lui.
M: «Sempre detto che quella ragazza ha buon gusto... io sono Megan comunque!»
si presentò la bionda.
D: «Damon... piacere...»
rispose lui, stringendole la mano.
M: «Uh... che bel nome... tenebroso e avventuroso... »
disse lei, senza lasciare la presa. Si avvicinò lentamente fermandosi a pochi centimetri da lui.
M: «E dimmi, Damon... è una cosa seria con Elena?»
sussurrò languida. Damon le si avvicinò ancora di più e le soffio sulle labbra:
D: «Più seria della morte... più vera della vita... più eterna dell'universo...»
La ragazza rimase senza fiato qualche istante, sentendo le guance avvampare.
E: «Interrompo qualcosa?»
La voce di Elena piombò tra i due frantumando la bolla d'aria in cui si era immersa Megan.
D: «No... stavo spiegando alla tua amica quanto ti amo... »
E: «Beh... non è una mia amica... ma sono contenta tu sia in vena di spiegazioni...»
ribatté freddamente. Poi si rivolse alla ragazza e la soggiogò:
E: «Adesso vai in camera tua, fai una doccia fredda e dopo provvederai a rifarti il guardaroba comprando vestiti con più stoffa... ed eviterai di rivolgere la parola ai bei ragazzi già impegnati... per sempre! Ci siamo capite?»
Megan annuì con espressione vacua e si diresse verso la sua stanza. Damon cercò di nascondere il suo divertimento onde evitare di far arrabbiare di più Elena.
D: «Sarei un bel ragazzo, dunque...»
ironizzò.
E: «Ti serve qualcosa in particolare o avevi solo voglia di farmi salire il sangue al cervello?»
chiese lei, voltandosi a guardarlo arrabbiata.
D: «Beh... mi serve qualcosa e... decisamente volevo avere un qualche effetto sul tuo sangue...»
rispose lui, prendendola dai fianchi. Elena lo guardò incuriosita ed ancora evidentemente infastidita.
E: «Mi hai sentita arrivare... hai fatto apposta ad avvicinarti a lei in quel modo!»
Damon scoppiò a ridere.
D: «Ho sentito il tuo profumo un secondo dopo che avevi varcato la soglia del dormitorio... è stato un gioco da ragazzi calcolare i tempi...»
Si avvicinò per baciarla ma lei lo scaraventò via.
E: «Ti piace la matematica, Damon? Vediamo se sai calcolare il tempo che ti ci vorrà a farti perdonare!»
lo minacciò, aprendo la porta della stanza. Damon si sollevò da terra, la raggiunse e l'abbracciò da dietro.
D: «Farò tutto il necessario per farmi perdonare...»
Elena si voltò di scatto con gli occhi brillanti di malizia.
E: «Sono felice di sentirtelo dire... perché ho già un'idea a riguardo...»
Lo prese per mano e lo trascinò in bagno. Damon la seguì confuso. Dopo che lei ebbe chiuso la porta a chiave, si guardò intorno interrogandola con lo sguardo.
E: «C'è... c'è una cosa che mi sono sempre chiesta... da quando... beh... da quando è successa... ed ora...»
Abbassò lo sguardo arrossendo, attese un istante, prese coraggio e tornò a guardarlo, mordendosi il labbro inferiore.
E: «Ricordi i miei problemi col sangue? Per via... sì, per via del sire bond e del tuo ordine involontario?»
Damon annuì. La voce di Elena si abbassò diventando quasi un bisbiglio.
E: «E ricordi come hai pensato di farmi nutrire la prima volta?»
chiese avvicinandosi. Di nuovo lui annuì, leccandosi le labbra.
E: «Voglio... io voglio che lo fai anche a me...»
affermò, porgendogli la mano.
In quei mesi, Damon aveva assaggiato quasi tutto di Elena, ed ora lei gli stava offrendo un ulteriore sapore da aggiungere a quel ricettario di passione: il suo sangue.
Prese la mano e scosse la testa.
D: «No...non è questo il punto giusto...»
le disse, facendo scorrere le labbra dal palmo fino al polso. Era successo in un sogno lontano... il sogno stava diventando realtà e lui non voleva cambiarne i dettagli.
La guardò con i suoi occhi di ghiaccio contornati da vene che ribollivano sotto la pelle e, mentre due lunghe zanne gli spuntavano da sotto le labbra, aggiunse:
D: «Qui è il punto esatto»
Damon affondò i denti nella carne di Elena ed il sangue iniziò a fluire caldo nella sua bocca. Lei rimase immobile a guardarlo bere, mentre una cascata di sensazioni iniziò ad invaderla, portandola via dal suo corpo. Provò a tenere gli occhi aperti il più a lungo possibile: vederlo nutrirsi da lei le causò fitte di piacere nel basso ventre facendole desiderare di averlo dentro come il sangue che lui le stava portando via. Iniziò a sospirare, quel suono giunse alle orecchie di Damon, obliando la sua mente già in preda alla lussuria. La spinse contro la parete aderendo al corpo di lei, continuando a bere avido. Elena sentì l'erezione di lui sfregarsi contro i suoi jeans e spalancò la bocca facendosi sfuggire un gemito di desiderio. Si avvicinò al collo di Damon e lo ripulì dal sangue che gli era colato dagli angoli della bocca, usando la lingua. Gli leccò la pelle tesa, percependo il sangue della giugulare ribollire e scorrere febbrile. Incapace di resistere a quel richiamo primordiale affondò i denti nel suo collo, sentendo il calore denso del sangue invaderle la bocca e scendere vellutato lungo la gola. Una bomba di piacere esplose in entrambi, rendendoli incapaci di rimanere in contatto con la propria mente: due naufraghi in un mare in tempesta. Damon staccò i denti dal polso di Elena mentre lei continuò a succhiare dal collo di lui. Le si spinse contro, facendo scorrere le mani sui seni, sulla schiena, sui glutei. La sollevò e la posizionò sul lavello, lei aprì automaticamente le gambe, accogliendolo. Damon iniziò a sbottonarle la camicetta e lei, senza smettere di bere, gli slacciò i jeans, accarezzandogli il membro: duro e vibrante. Elena fece un ultimo, profondo sorso e tornò a guardare Damon negli occhi leccandosi le labbra dalle tracce di sangue. Si baciarono con passione, mischiandosi i sapori e cercando, con le mani, di liberarsi del resto dei vestiti. Prima che Damon riuscisse a sganciarle il reggiseno, però, qualcuno bussò alla porta.
C: «Elena! Elena! Sei lì? Apri, ti devo parlare! »
urlò Caroline. Damon ed Elena si guardarono con il respiro affannato, sorridendo.
E: «Dammi un secondo Care!»
esclamò con voce ancora tremante. Si ricomposero per quanto possibile e, poco prima di uscire dal bagno, Damon la afferrò per i glutei, stringendola e facendole sentire il residuo della sua erezione.
D: «Continueremo a casa... dove non ci disturberà nessuno...»
sussurrò.
E: «La considero una promessa...»
D: «Lo è!»

"Grande amico... ripensa pure a tutto ciò che stai per perdere..." si disse, trattenendosi dal prendere a pugni il volante.
J: «Hey... stai bene?»
chiese Jeremy, notando la tensione del vampiro.
D: «Come no! Mio fratello è sparito ed io sto per far arrabbiare la mia ragazza raccontando di come le ho mentito per 6 fottutissimi mesi... mai stato meglio di così!»
J: «Almeno sei ancora... 'vivo'... più o meno...»
provò a sdrammatizzare il giovane.
D: «Aspetta che racconti tutto a tua sorella... potrei scoprire come diavolo è fatto questo 'altro lato' prima di quanto pensassi...»
ribatté. Serrò la mascella e cercò altri ricordi con cui affrontare il resto del viaggio.  

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