Drown In My Guillt

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Le parole fornitemi da StupidaGilbert sono : Amici, lago, notte.

Damon fissava la calma placida del lago di notte: uno specchio nero che rifletteva il suo stato d'animo.
Erano riusciti ad intrappolare Silas ma ad un prezzo che lui non era disposto a pagare.

Come annunciato da Qetsyah, Silas era tornato in città insieme a Katherine. Era sparito per 6 mesi andando alla ricerca dell'ormai ex vampira. In uno scontro tra doppleganger, infatti, Elena le aveva ficcato la cura in gola di forza. Katherine non aveva aspettato di poter essere vulnerabile con tutti quei vampiri e si era data alla macchia, utilizzando la rete di persone che l'avevano aiutata a nascondersi da Klaus per 500 anni. Silas le era andato dietro: voleva ancora portare a termine il suo piano, ma in maniera diversa da quel che era stato raccontato.
Lui voleva sì abbassare il velo e distruggere l'altro lato, ma non riportando l'inferno sulla terra, bensì dando la cura a Qetsyah. Eliminando la natura soprannaturale della strega avrebbe eliminato il punto cardine di quell'altra dimensione che lo separava dal suo vero amore.
Avendo Elena dato la cura a Katherine, tutto ciò di cui aveva bisogno era il sangue della doppleganger ed una strega per riformulare l'incantesimo di inversione dell'immortalità. Quando tornò al portale, trovò tutta la gang ad aspettarlo. Si presentò col volto di Stefan ed inizialmente era riuscito a trarre in inganno tutti.

D: «S-Stefan? Che ci fai qui? Ti credevamo prigioniero di Silas!»
esclamò Damon, incredulo.
S: «E... e lo ero... ma poi... Katherine mi ha trovato e...»
rispose incerto. Gli occhi di tutti si fissarono su Katherine che aveva un aspetto non proprio salubre.
K: «Hey ragazzi... vi sono mancata?»
provò ad ironizzare, ma c'era qualcosa di strano in lei.
C: «Come ha fatto lei a trovarti?»
chiese Caroline.
S: «Non so... chi meglio di lei può trovare i nascondigli più improbabili?»
A quelle parole Damon si insospettì. Lo aveva appena pensato e quello che aveva di fronte non poteva essere suo fratello. C'era qualcosa di oscuro in lui... qualcosa che mesi di prigionia non avrebbero potuto giustificare. Silas-Stefan colse questi pensieri e si voltò verso Damon pronto ad attaccare, ma il vampiro gli era già addosso.
E: «D-Damon! Cosa fai! Lascialo! È Stefan!»
D: «No... non lo è! Faresti bene a mostrarci il tuo vero volto una volta per tutte Silas!»
ringhiò, stringendogli un braccio intorno al collo.
S: «D-Da-m-mon... s-sono... i-io...»
lo supplicò lui con voce strozzata.
D: «No... non sei mio fratello! Mostrami il tuo volto! Ora!»
urlò aumentando la pressione sul collo. Improvvisamente l'essere con l'aspetto di Stefan scoppiò in una risata. Il vampiro sentì i brividi risalirgli la schiena.
S: «Il mio vero volto? Ma è questo! Io e Stefan condividiamo una certa maledizione... Elena e Katherine ne dovrebbero sapere qualcosa...»
disse in tono mellifluo. Damon si staccò da lui, quasi come se si fosse scottato. Silas cadde in ginocchio e continuò a ridere. Alzò il suo sguardo verso gli altri e tutti videro quel che aveva fatto scattare i sospetti in Damon: un'ombra negli occhi di quel viso così simile a Stefan. L'essere continuò a ghignare.
S: «Ebbene sì... Stefan è il mio doppleganger... e non mi fermerò dall'avere la mia vendetta né ora né mai»
B: «Non ti permetterò di riportare sulla terra tutti quei mostri!»
lo minacciò Bonnie.
S: «Sì che lo farai... e ti dirò il perché... perché io posso distruggere l'altro lato, e tutte le creature che vi regnano finiranno con il resto delle anime trapassate!»
Tutti lo guardarono confusi.
S: «Non capite? L'altro lato esiste perché Qetsyah lo tiene in piedi... se io la distruggo... tutto si distruggerà con lei!»
E: «E tutte le anime soprannaturali che sono nell'altro lato con lei»
gli fece notare Elena.
S: «Cosa ti importa degli altri? La maggior parte sono nemici che preferirebbero saperti morta!»
E: «Ma c'è anche la mia famiglia, i miei amici!»
S: «Pochi per la salvezza di molti... no?»
D: «E una volta distrutto l'altro potrai trovare un modo per morire e tornare dal tuo vero amore...»
commentò Damon. Silas si voltò a guardarlo e sorrise malefico.
S: «Te l'ho già detto una volta... la tua mente mi intriga parecchio...»
D: «Dov'è mio fratello?»
gli chiese con rabbia. Silas non rispose, iniziò a ridere mettendo i brividi a tutti.
S: «Voi fatemi portare a termine il mio piano... ed io vi dirò dove ho rinchiuso il buon Stefan!»
propose.
B: «Non te lo posso permettere!»
J: «Bonnie...»
B: «Taci cacciatore!»
sibilò la strega. Tutti la guardarono a bocca aperta, compreso Silas.
S: «Alla fine hai deciso di farti vedere... più o meno»
disse sollevandosi da terra.
Q: «Ti ho insegnato io questi trucchetti... pensavi che sarei rimasta a guardare?»
S: «E non hai paura che l'altro lato crolli con te di qua?»
Q: «Sono abbastanza potente da mantenere in piedi tutto se mi tengo abbastanza vicina... e non so se hai notato... ma questo luogo è un portale per l'altra dimensione... in pratica... sei tu ad essere dove volevo che fossi»
Il volto di Silas divenne una maschera di terrore e prima che qualcuno si potesse rendere conto di cosa fosse accaduto, una bomba di luce li stordì facendoli svenire. Quando si risvegliarono mezz'ora più tardi, Silas e Qetsyah erano spariti. Damon si sollevò e corse a controllare che stessero tutti bene.
D: «E tu che diavolo ci fai qui?»
domandò al corpo svenuto di Jeremy. Allungò la mano per scuoterlo e subito si allontanò, incredulo. Elena aprì gli occhi e vide il suo fidanzato fissare il corpo del fratello.
E: «C-cosa... che...»
provò a chiedere, ancora stordita.
D: «Lui... lui è vivo...»
le comunicò, ancora sconvolto.
Passarono le successive ore a cercare di capire cosa fosse successo, il fantasma di Bonnie si mise in contatto con Jeremy spiegandogli che il suo incantesimo per farlo tornare in vita aveva funzionato nel momento stesso in cui Qetsyah aveva ripristinato il velo tra le due dimensioni. Provarono ad usarla per sapere qualcosa di Stefan, ma lo spirito della strega non fu in grado di aiutarli in nessun modo.
Interrogarono Katherine: aveva passato più tempo di tutti con Silas, ma quell'essere l'aveva soggiogata ed usata come sacca di sangue ambulante. Non ricordava assolutamente nulla.
Elena provò a dare coraggio a Damon, ma lui si sentiva terribilmente in colpa senza sapersi spiegare la ragione e quando Caroline disse:
C: «Se solo qualcuno di noi si fosse accorto prima che Stefan... beh... che era scomparso... o che non era lui quello che abbiamo salutato...»
interpretò quella frase come una frecciatina a lui. Incapace di reagire perché concordava con quel pensiero, si alzò ed uscì di casa, lasciando tutti confusi.

Guidò per un po' senza meta e alla fine decise di andare nell'unico luogo in cui ancora riusciva a sentirsi sereno: la casa sul lago. Tutte le volte che era stato lì fu in seguito a situazioni critiche e con uno stato d'animo agitato, ma sempre era riuscito a trovare calma e lucidità. La prima volta si era recato lì con Elena, lei era asservita e Jeremy era un cacciatore novello. Poi ci era tornato da solo con lei, che voleva regalargli un po' di serenità.

Sarebbe partita per il College a breve ed aveva notato il costante malcontento di Damon, così gli aveva proposto di passare due giorni solo per loro lontani da tutto. Lui aveva accettato a malincuore, sperava che in quei due giorni nessun fantasma fuggitivo avrebbe creato problemi. Non poteva dirle di no, si sarebbe insospettita e lui non avrebbe resistito alle troppe domande.
Damon non riuscì a chiudere occhio la prima notte, così decise di uscire a prendere una boccata d'aria. Si alzò piano e la osservò dormire, serena e rilassata. Gli scappò un sorriso e desiderò di poter mettere fine a quella storia per poter godere del loro amore senza segreti a separarli. Si infilò una t-shirt e dei Jeans ed uscì sul portico. L'aria fredda e umida della notte gli sferzò il viso. Si diresse sul molo a piedi scalzi, inghiottito dalla notte ed illuminato dalla luce pallida di una luna quasi piena. Si calò le mani nelle tasche dei pantaloni e rimase ad osservare l'acqua scura. Il profumo di Elena raggiunse le sue narici prima che il rumore dei suoi passi venisse colto dal suo udito da vampiro. Lei gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro. Il corpo teso di Damon si sciolse sotto il suo tocco e lei lo strinse ancora di più a sé.
Erano giorni che lo vedeva teso e distante, pensava fosse a causa della partenza di Stefan, credeva si sentisse in colpa perché con il loro amore lo avevano allontanato e cercava di fare di tutto per poter condividere quella colpa con lui. Ma Damon si era deciso a tagliarla fuori. Lo conosceva da abbastanza tempo per capire che quello era il suo modo di proteggerla dai dispiaceri: si caricava lui di tutto il male che c'era.
E: «Ho aperto gli occhi e non c'eri...»
gli sussurrò, senza staccare la testa dalla sua schiena. Lui fece scivolare le mani su quelle di lei, accarezzando le braccia che gli cingevano il petto.
D: «Non riuscivo a dormire e non volevo svegliarti agitandomi nel letto...»
E: «Non mi piace non averti accanto...»
Damon sospirò. Elena lo sentì distante e strinse ancora di più.
D: «Hey... va tutto bene?»
Lei attese prima di rispondere.
E: «Lo chiedi tu a me? Dovrei essere io a sapere cosa ti passa per la testa...»
D: «Sto... io sto bene... davvero...»
Elena lo sentì irrigidirsi impercettibilmente e capì che lui stava per rimettere quella sottile barriera che solo in rare occasioni riusciva ad abbattere. Decise così di portarlo via dai suoi pensieri.
D: «mi piace qui...»
disse lui, sentendo la tensione di Elena, lei guardò il lago e sospirò.
E: «Piace anche a me... che ne dici di un bagno?»

gli propose.
D: «Lo sai che non mi piace nuotare...»
E: «Beh... forse è arrivato il momento di farti fare pace con questa cosa»
D: «È questa la tua nuova missione? Farmi fare pace?»
E: «La mia missione è farti essere in pace...»

scherzò lei. Si staccò da lui ed iniziò a spogliarsi. Damon non si voltò a guardarla, sentì solo il frusciare della stoffa che si sfilava di dosso: il laccio degli shorts del pigiama che si scioglieva dal suo fiocco ed il cotone che scivolava lungo le sue gambe snelle. Il raso degli slip che cadeva sul legno del molo. Il cotone della canotta che si arrotolava sulla sua schiena e i capelli che si aprivano e dondolavano dopo essere passati dallo scollo. Il profumo della sua pelle si intensificò ed il sangue di Damon iniziò a reagire a quella stimolazione sensoriale. La bocca gli si riempì di saliva, immaginando il sapore di lei. Elena si mosse fluida e gli passò accanto, lanciandogli uno sguardo malizioso. La notte scura aveva inghiottito il mondo circostante, ma la luna faceva da riflettore sul corpo nudo e morbido della vampira. Con un balzo si tuffò in acqua, sparendo sotto la superficie nera per riapparire qualche istante dopo. Si passò una mano sul viso per scacciare l'acqua dagli occhi e trovò Damon intento a divorarla con lo sguardo. Amava quello sguardo, la faceva sentire finalmente in contatto con lui. Lei giostrava i fili del suo corpo, era padrona delle sue azioni in quei momenti, non c'erano barriere di nessun tipo tra loro. Si leccò le labbra e si avvicinò al molo, emergendo fino alla vita. I lunghi capelli castani le si appiccicavano alla pelle nuda, lasciando intravedere le forme dei suoi seni e i capezzoli turgidi spuntavano da quel vestito naturale.
Damon la guardò sentendo il membro indurirsi ogni istante di più e desiderò solo di esserle già dentro.
E: «Hai intenzione di restare lì?»
gli chiese languida.
D: «Beh... ti ho detto che non mi piace nuotare...»

rispose lui, con la stessa nota maliziosa.
E: «Chi ha parlato di nuotare?»
D: «Resta il fatto che entrare in acqua... di notte... mi servono le giuste motivazioni...»

la stuzzicò lui.
E: «Oh... ne ho un paio... ma devi raggiungermi per sapere quali...»

Damon sorrise e la fissò con desiderio.
E: «Damon...»
lo chiamò lei con un filo di voce. Il vampiro si tolse la t-shirt scoprendo il petto nudo. Si sbottonò i jeans rivelando la sua erezione che fece sentire Elena ancora più potente e sicura del suo ruolo. Si avvicinò al limite del molo e si tuffò riaffiorando poco distante da Elena. I due rimasero immobili a respirarsi e desiderarsi. La carezza dell'acqua solleticava la loro pelle nuda e umida e gli occhi di lei bruciavano del fuoco che solo lui riusciva a domare.
D: «Sentiamo un po'...»
sussurrò guardandola negli occhi. Gli poggiò una mano sul petto, giocò con i capezzoli, poi la fece scivolare giù fino a stringere delicatamente l'erezione di Damon.
E: «Secondo me ci arrivi da solo...»

gli soffiò sulle labbra, iniziando a muovere lentamente la mano. Damon chiuse gli occhi un istante e si lasciò sfuggire un gemito di piacere, prese Elena dalla nuca ed iniziò a baciarne e leccarne la pelle umida del collo, poi passò sul seno. Lei si inarcò continuando la sua manipolazione, esponendo i seni sodi , imperlati di gocce d'acqua. Damon affondò la bocca su una mammella e con la lingua avvolse avido e caldo il capezzolo di lei, lo morse e piccole gocce di sangue affiorarono. L'eccitazione per quella ferita montò in Elena facendole stingere il membro sempre più duro di Damon senza calcolare la forza. Lui sentì una fitta di dolore che lo accese di una perversa voglia di stringerla a sua volta e spezzarla tra le braccia. Sollevò la testa dai suoi seni e si lasciò sfuggire un suono roco. Lei tornò a dosare la potenza del suo tocco godendo della visione del suo uomo completamente abbandonato a lei: letteralmente nelle sue mani. Si arpionò con un braccio al collo di lui, continuando la sua dolce tortura, strappandogli gemiti ed urla di godimento. Proseguì nella sua manipolazione sentendo il membro di Damon crescere nelle sue mani, le sembrò quadi di non poterlo più contenere. I movimenti si fecero più sicuri e decisi, più veloci, più stretti. Damon buttò indietro la testa stringendo le mani sui fianchi di Elena, si lasciò sfuggire un ultimo grido sprigionando il suo piacere nell'acqua. Tornò a guardarla ansimante, con gli occhi semi aperti, incapace di resistere alla bellezza di lei: donna e padrona.

Quel ricordo così caldo lo aveva distratto al punto da non accorgersi che qualcuno era arrivato.
E: «Sei qui...»
la voce di Elena giunse improvvisa alle sue spalle.
D: «Avevo bisogno di una pausa...»
rispose ancora immerso per metà in quella memoria.
E: «Anche da me?»
chiese timida prima di azzardare un passo.
D: «Di te non mi stanco mai...»
E: «Sei stanco dei nostri amici?»
incalzò lei. Damon sospirò.
D: «Nostri?»
Elena si decise ad avvicinarsi, gli prese la mano e cercò il suo sguardo.
E: «Damon... siamo una famiglia...»
D: «Sì... certo...»
E: «Lo sai che Caroline non intendeva dire quello che hai capito, vero?»
D: «Cosa? Non era sua intenzione dare a me la colpa anche della situazione di Stefan?»
E: «No, Damon... non voleva dire affatto quello...»
D: «Ascolta, è tua amica, lo capisco... ma non la devi giustificare... e poi... ha ragione»
E: «Damon, smettila! Caroline non ti stava dando nessuna colpa! Anzi, se c'è una cosa che ti posso garantire è che l'unico a sentirsi colpevole per quel che è successo a Stefan sei tu! Nessuno di noi, specialmente Care, ti crede o ritiene responsabile! Quando ha detto quella frase stava colpevolizzando se stessa per aver abbracciato quell'essere e non essersi accorta che non era davvero Stefan!»
urlò esasperata.
D: «Elena...»
sospirò lui.
E: «No, Damon... la devi smettere di torturarti, ok? Smettila di sentirti responsabile di tutto... ci siamo insieme in questo casino! Ognuno ha la sua parte in questo teatro... e tu, credimi, sei forse il solo a potersi permettere di rimanere dietro le quinte...»
Damon fissò il volto determinato di Elena e sentì di amarla ancora di più. Ogni volta che lei pretendeva di dargli forza, non poteva fare a meno di sentire la gioia di saperla sua sgomitare per spazzare via tutto il resto dei suoi sentimenti.
D: «Ti amo... lo sai?»
Elena sorrise.
E: «Ed io amo te... vuoi tornare a casa?»
D: «Non ancora... »
disse guardando il lago. Elena lo abbracciò. Continuando a fissare la superficie calma dell'acqua, un pensiero attraversò la mente del vampiro che si staccò dall'abbraccio e la fissò con gli occhi spalcati.
E: «Che succede?»
chiese allarmata.
D: «Lo so... so dove potrebbe essere Stefan!»
esclamò sorridente.

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