The Last Goodbye

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AUTRICE ORIGINALE :
 
Ed anche questa volte sono giunta alla fine...

anche questa volta vorrei ringraziare un po' di persone:
Grazie alle ragazze con cui questo gioco è nato e a chi mi ha fornito le 3 parole... avete stuzzicato la mia fantasia e siete fautrici di quanto scritto per il 30% direi :D;
Grazie a Mammaesme che mi ha convinta a pubblicare le storielle e grazie anche per le meravigliose poesie che ha regalato a diversi capitoli;
Grazie a StupidaGilbert che, non solo si è occupata dell'aspetto hot di questa avventura 'rossa', ma è stata anche fonte di grasse risate e belle serate che non finiranno con il progetto, in quanto convoleremo a nozze... sooner or later u.u;
Grazie a chiunque si sia preso la briga di leggere e commentare (ma anche solo leggere) questo progetto nato per gioco, come sempre mi avete resa felice!

Grazie, Grazie, Grazie!!!



Le parole fornitemi da Taylor72 sono: Cimitero , cripta, corvo.

Un sottile strato di neve aveva imbiancato Mystic Falls, rendendola più candida, più luminosa. Damon pensò fosse un paradosso che in una giornata così dolorosa per lui, ogni cosa sembrasse pulita, perfetta... bella.

Erano passati anni da quando aveva lasciato quel posto, sapeva che sarebbe dovuto tornare prima o poi e proprio per quell'occasione, ma forse sperava di avere più tempo... per quanto relativo fosse il tempo per un vampiro. Camminò tra le lapidi del cimitero e lesse sulla fredda pietra nomi a lui conosciuti, nomi di persone che avevano fatto parte della sua vita, arricchendolo e cambiandolo: Elizabeth Forbes, la sua prima, vera amica, sebbene non avessero iniziato proprio con il piede giusto. Meredith Fell, non avevano mai legato sul serio, ma era stata una delle poche a concedergli una chance, a crederlo migliore di quel che dava a vedere... forse in virtù della breve relazione avuta con l'altro suo grande amico: Alaric Saltzman. Bonnie Bennet, alla fine della grande battaglia riuscirono ad inscenare la morte della ragazza e a darle un degno addio. Infine arrivò nella zona a cui, nel segreto dei suoi pensieri, si riferiva come 'il lotto Gilbert'. Lì erano sepolti i genitori di Elena, quelli veri e quelli adottivi: Johnatan, Greyson e Miranda. In un angolo avevano seppellito anche le ceneri di Isobel, ma non c'era nessuna lapide per lei. Più in là c'era la lapide di Jenna ed anche quella di Ric ed, ovviamente, la tomba di Matt Donovan e signora: Elena Gilbert Donovan.
Gli scappò un sorriso e scosse la testa, ancora gli faceva strano pensare a come erano andate le cose.
Distratto dai suoi ricordi non si accorse dell'uomo anziano che gli si era avvicinato, quindi trasalì quando questo lo chiamò per nome.
D: «Sì?»
disse voltandosi. Riconobbe tra le rughe del vecchio i tratti di un ragazzo del suo passato.
D: «Jeremy...»
sussurrò. L'anziano rise e fece un'espressione meravigliata.
J: «Non mi abituerò mai...» fece il vecchio, con voce tremula «... Vedervi sempre uguali mentre l'uomo che vedo allo specchio ogni mattina, ha una ruga in più...»
Damon sollevò le sopracciglia ed abbassò gli angoli della bocca.
D: «C'è chi le trova affascinanti... »
commentò in tono scherzoso.
J: «Non tu, suppongo...»
D: «Oh... sai... trovo più appagante essere giovane e dannatamente bello»
Il vecchio tossicchiò una risata e si strinse il cappotto intorno alla gola, i suoi occhi lattiginosi si fissarono in quelli del vampiro e la sua espressione si fece seria.
J: «Dobbiamo andare...»
D: «Sì... è che... volevo solo...»
J: «Lo so...»
lo interruppe Jeremy in tono benevolo. Si girò e gli fece un cenno, il vampiro annuì e lo seguì. Nei pressi della cripta della famiglia Salvatore una ragazza di vent'anni, con lunghi capelli castani ed occhi verdi, corse loro incontro.
J: «Victoria, tesoro...»
la chiamò Jeremy, un po' affannato.
V: «Nonno! Dove ti eri cacciato? Mamma sta per dare i numeri!»
J: «Ero andato a chiamare un vecchio amico...»
rispose indicando la persona dietro di lui. Victoria guardò oltre la spalla del nonno e spalancò gli enormi occhi di giada.
V: «Lui è... tu sei...»
farfugliò. Damon fece qualche passo avanti ed allungò la mano.
D: «Sono Damon...»
V: «Lo so chi sei! Sapevo che saresti venuto... ma... non mi aspettavo... scusa! Ho sentito così tanto parlare di te che sei diventato una specie di... Babbo Natale!»
esclamò la ragazza, impacciata.
D: «Beh... sono stato definito in modi decisamente peggiori...»
replicò il vampiro. Jeremy ridacchiò ed avvicinandosi alla nipote disse:
J: «Damon... lei è la figlia del mio Ric e di Samantha...»
Damon spalancò la bocca e scrutò meglio il viso della ragazza, riconoscendo finalmente i tratti a lui così familiari.
D: «Ma certo... hai... tu hai i suoi occhi...»
La ragazza sorrise imbarazzata.
V: «Sì... sono l'unica ad averli come i suoi... me lo diceva sempre... per questo ero la sua nipote preferita!»
S: «Se ti sente tuo fratello te la farà pagare!»
Una voce improvvisa risuonò alle spalle di Victoria.
V: «Mamma!»
esclamò la giovane, girandosi. Una donna molto avvenente si avvicinò sorridendo.
S: «Hai trovato il nonno... e non solo vedo...»
commentò fissando Damon.
D: «S-Sam...»
balbettò il vampiro con un filo di fiato. L'ultima volta che l'aveva vista aveva 5 anni e non riusciva a pronunciare correttamente il suo nome.
S: «Zio...»
disse la donna prima di lanciare le braccia al collo di Damon.
Per ristabilire l'equilibrio della natura, la cura fu data a Stefan che accettò di tornare ad una vita mortale con tutti i rischi del caso: non sarebbe più potuto tornare indietro e prima o poi si sarebbe dovuto separare da Damon, Elena e Caroline.
Samantha lo strinse forte e iniziò a piangere. Passato qualche istante, si separarono e si guardarono negli occhi, lei li aveva scuri come quelli di sua madre: Amelia, una donna che Stefan aveva conosciuto al college.
D: «Se lo avessi saputo prima...»
S: «No, non ti preoccupare... papà ha preferito così... diceva che non aveva senso avvertirti... e comunque non avresti potuto fare granché...»
lo bloccò lei. Lui sorrise ed annuì.
V: «Ora, però, sarà meglio andare... la funzione sta per iniziare...»
intervenne Victoria.
D: «Sì... avremo tempo per parlare... dopo...»
disse Damon.
S: «Certo... starete alla pensione?»
chiese Samantha.
D: «Sì... pensavamo di mettere a posto le cose di Stefan... e poi...»
S: «Vi fermerete un po', vero?»
D: «Non so... non credo sia il caso di farci vedere troppo in giro...»
J: «Ma smettila... sono passati quasi 70 anni... chi vuoi che vi riconosca...»
proruppe Jeremy.
D: «Magari a me, nessuno... ma tua sorella... sai, potrebbe destare qualche sospetto vedere la sosia della defunta signora Donovan camminare per Mystic Falls»
ribatté il vampiro. Il vecchio agitò una mano in aria e fece una smorfia.
J: «Non ci pensare... i figli e i nipoti di Matt e Katherine sono al corrente di tutto... potrebbe, anzi, fargli piacere conoscere finalmente la famosa Elena Gilbert...»
spiegò con semplicità. L'idea di far passare Katherine per Elena venne loro quando Silas disse che si sarebbe finto Stefan se il suo folle piano fosse andato in porto. L'amore per Matt non era stato previsto, anzi, tutti si aspettavano che l'ex vampira sarebbe finita con Stefan, ma il destino aveva in serbo altro per loro.
D: «Se Katherine ha parlato loro di lei, non credo...»
commentò sarcastico.
J: «Damon... Katherine è cambiata molto negli anni... ed il suo rapporto con Matt l'ha... l'ha resa felice... è arrivata persino a ringraziare Elena per averle cacciato la cura in gola!»
affermò Jeremy.
V: «La ringraziava eccome! Quando venivano a trovare il nonno, sentivo di quelle dichiarazioni d'amore a Matt da far venire la nausea... cose tipo 'Ah! Se Elena non mi avesse resa mortale non avrei mai potuto godere del nostro amore' e cose del genere... brrr...»
confermò Victoria. Damon corrugò la fronte divertito.
D: «Il romanticismo ti dà la nausea? Sicura di avere il sangue di mio fratello in circolo?»
ironizzò Damon.
S: «Non la ascoltare... parla così, ma nelle sue storie non fa che scrivere di prìncipi, principesse ed amori indistruttibili!»
la canzonò sua madre. La ragazza arrossì lievemente.
D: «Questo sì che è molto da 'Stefan'... scrivere, intendo...»
notò il vampiro, sentendo una fitta allo stomaco ricordando che stava per andare al funerale del fratello. Victoria sorrise e disse:
V: «Beh... è stato lui a farmi venire la passione con i suoi diari... a proposito...»
Le campane suonarono interrompendo la giovane.
S: «Andiamo... »
li invitò Samantha, prendendo sotto braccio il vecchio Jeremy.
Damon entrò nella piccola cappella del cimitero dove una moltitudine di gente si era riunita per dare l'ultimo saluto a Stefan. Dalle prime file si affacciarono visi conosciuti o riconoscibili: nel lato destro c'erano Ric, il figlio di Jeremy ed April, passata a miglior vita da un paio d'anni, insieme al suo secondogenito, John, il fratello di Victoria. Nel lato sinistro c'erano Nickolas e Jessica, i figli di Matt e Katherine, con le rispettive famiglie. Nella seconda fila a destra vide Tyler Lockwood insieme alla sua fidanzata Kayla, una lupa conosciuta qualche anno prima. Con loro c'erano Caroline e Klaus, mano nella mano. La storia tra Tyler e Care era naufragata poco dopo la fine di quell'ultima battaglia. Lui aveva capito che il loro amore si era esaurito e lei aveva capito di aver bisogno di vivere la sua vita da single, per un po', recuperare tutto quello che si era persa giurando eterno amore prima ancora di capire cosa fosse davvero l'amore. Anni dopo incontrò Klaus durante uno dei suoi viaggi in giro per il mondo, lui era molto cambiato ma l'amore e la devozione per lei erano rimasti immutati. Decise di dargli un'occasione e si lasciò andare, scoprendo di non essersi mai liberata di lui in tutti quegli anni passati lontani. In un angolo, separata da tutti e nascosta da un cappello a tesa larga e grossi occhiali scuri c'era la sua Elena. La raggiunse e le prese la mano. La vampira gli sorrise e fece un cenno al fratello che le si avvicinò e l'abbracciò.
La funzione iniziò e quando arrivò il momento di far dire qualcosa ai famigliari, la prima a parlare fu Samantha. La donna si avvicinò al pulpito evitando di guardare nella direzione della bara, gli occhi scuri, come quelli della madre, brillavano di lacrime che si rifiutavano di scendere e la bocca le tremava, tirata in un sorriso dolorosamente coraggioso. Si schiarì la gola, prese fiato ed iniziò a parlare di Stefan:
S: «Ahm... sapete... a mio padre piacevano tanto le storie... gli piaceva raccontarle, inventarle... scriverle! Ricordo che da bambina ero solita chiedergli perché lui non scrivesse libri in quanto le sue storie erano più belle di tutte le favole che conoscevo, e lui mi rispondeva "Sam... ma le mie non sono favole! Le mie sono storie vere, cose vissute... se ne scrivessi finirebbero per entrare in troppe teste ed in troppi cuori differenti, perderebbero la loro unicità e si trasformerebbero da persona a persona diventando qualcosa di diverso da quello che sono in realtà" ed io allora gli chiedevo cosa fossero in realtà e lui mi sorrideva e diceva "Sono la storia del vero amore, in ogni sua sfumatura. Sono la storia di come imparare a riconoscerlo tra le pieghe di un sorriso storto o nel livore di una frase detta in preda alla rabbia... sono la storia che ti consentirà di vivere la tua vita senza rimpianti... sono la storia di come io ho imparato a vivere per davvero, felice!". Ai tempi ero piccola e non capivo cosa intendesse dire... » i suoi occhi si posarono su Ric che le sorrise, poi proseguì «...Crescendo ho iniziato a capire meglio le sue parole. C'era una frase che mi ripeteva spesso, era il suo mantra... lui diceva: "Che tu gli cada addosso, gli sbatta contro o ti venga presentato da un'amica... il vero amore lo riconoscerai dal fatto che il mondo smetterà di farti paura e che l'idea di voi due insieme ti renderà forte e sicura di volere da quella persona tutto, ma di più, vorrai dargli tutto senza tenere per te nulla, perché nulla ti servirà se non il suo cuore"... e mio padre è così che amava... così ha amato... me, mia madre... i miei figli... la sua famiglia... tutto quel che ha fatto è stato darsi e dare, per sé teneva solo i nostri cuori... e vedere tutti voi qui, oggi, mi fa capire che è andato via felice! Per questo oggi è un giorno un po' triste... ma solo un po'... io so che mio padre ha ottenuto tutto ciò che desiderava... ed anche di più...»
Due grosse lacrime sfuggirono al suo controllo e le solcarono il viso, ma non smise di sorridere, guardò Damon e gli fece un cenno con la testa: a lui stava dicendo che il fratello era stato felice e che anche lui doveva esserlo. Il vampiro annuì e strinse la mano di Elena.
Dopo Sam, anche Ric, Victoria e John dissero qualcosa: aneddoti, pensieri, le ultime parole che Stefan stesso aveva affidato loro. La funzione terminò ed il feretro di Stefan fu depositato nella cripta di famiglia, nel loculo accanto a quello di Amelia, venuta a mancare 5 anni prima.
Quando la maggior parte delle persone andò via, i figli di Katherine si avvicinarono ad Elena.
N: «Tu sei... Elena?»
chiese Nick.
E: «Sì... e voi siete i figli di Matt e Katherine?»
I due annuirono.
J: «Io sono Jessica e lui è Nickolas... vi andrebbe... vorreste venire a bere qualcosa? Tutti voi!»
propose Jess, rivolta al gruppo esiguo rimasto.
N: «Ho ereditato il Mystic Grill da papà... mamma ha saputo sfruttare le risorse ed ora è un locale in franchising, con sedi in tutta la costa est... »
spiegò l'uomo, con un filo d'orgoglio nel tono. Elena sorrise.
E: «Sì... Katherine ha sempre avuto una marcia in più...»
scherzò la vampira.
K: «Molto più di una... mi è sfuggita per 500 anni...»
commentò Klaus.
C: «Acqua passata...»
intervenne Caroline, lui le sorrise e aggiunse:
K: «Era solo un'osservazione, tesoro. Vendetta e potere hanno perso il loro fascino da quando ho avuto l'amore...»
D: «Sì, andiamo a bere! Mi servirà molto alcool per abituarmi a questo!»
proruppe Damon. Scoppiarono tutti a ridere e quel suono echeggiò nella cripta riscaldando l'ambiente cupo. Un senso di pace si fece strada nel vampiro che guardò il loculo in cui giaceva il corpo di Stefan e le sue labbra si distesero in un sorriso sereno, Elena lo notò, gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio:
E: «Stai bene?»
Damon annuì, la guardò e la baciò.
Il Mystic Grill era rimasto lo stesso salvo per qualche accorgimento per renderlo meno rustico e più moderno. Perfino l'odore era sempre lo stesso: legno, alcool e fritto. Il gruppo si sedette ad un grande tavolo e Nick andò insieme alla moglie a prendere da bere. Elena si liberò finalmente del cappello e degli occhiali rivelando il suo nuovo taglio: i lunghi capelli castani avevano lasciato il posto ad un caschetto carré che le cadeva morbido intorno al viso rotondo e delicato. Jessica si portò una mano alla bocca spalancata e gli occhi le si inumidirono. Sua figlia Katarina le tirò una manica e disse:
K: «Mamma... è proprio uguale alla nonna...»
Jess annuì e si asciugò le lacrime.
J: «Perdonami... è che... io... io pensavo di non rivederla più...»
si scusò.
E: «Non ti preoccupare... se fa troppo male mi copro...»
J: «No... no! È bello! È una bella cosa...»
Nick tornò con i vassoi pieni che quasi gli caddero di fronte ad Elena, ma Damon si mosse rapido e salvò la situazione.
N: «S-scusa... non ero preparato...»
farfugliò incantato dal viso della vampira.
La serata proseguì tra ricordi, risate e un po' di malinconia. C'era tanto della vita di Stefan che Damon si era perso, ed anche se sapeva che il fratello era stato felice, sentì uno strano dolore per non essergli stato accanto.
Tornati alla pensione Salvatore, Elena andò a fare una doccia mentre Damon girò un po' per casa, osservando le foto di una vita andata avanti senza di lui. Si ritrovò nella camera che era stata di Stefan quando vivevano insieme. Ripensò a come si erano salutati la prima volta, lui con la sua entrata ad effetto preceduta dall'apparizione del corvo che aveva ammaestrato e Stefan terrorizzato dalle sue intenzioni. Avevano lottato e lo aveva minacciato di rendergli la vita un inferno. Gli scappò un sorriso amaro e cominciò a rovistare nella stanza. Una valanga di ricordi iniziò a riversarglisi in testa rendendolo felice a volte, triste altre. Si fermò di fronte all'armadio che conteneva i diari di Stefan e lo aprì, lesse le date su ogni volume e si rese conto che ne mancavano alcuni e quelli rimasti si fermavano al 2013: anno in cui lui ed Elena erano andati via. Forse Stefan se n'era liberato o forse aveva smesso di scrivere, semplicemente.
Una specie di delusione gli pizzicò la gola, aveva sperato di poter recuperare un po' della vita del fratello tramite le sue parole. Prese il diario di quell'ultimo anno e tornò in salotto, si sedette sul divano ed iniziò a sfogliarlo. Tutto partiva dalla settimana successiva alla fine della loro battaglia, con le sensazioni e le difficoltà a riabituarsi ad una vita umana di Stefan. Aveva scritto anche della relazione di Damon con Elena, di come era riuscito a capire quanto i due si appartenessero e di come quello a cui lui si era aggrappato fosse, in realtà, il bisogno di sentirsi normale attraverso la donna che aveva il volto di colei che lo aveva trasformato nel suo peggiore incubo. Molte pagine erano state dedicate a Caroline e all'aiuto che la loro amicizia gli aveva dato. A Damon parve di cogliere una nota dolente tra le righe, come se la sua nuova condizione umana gli avesse impedito di potersi innamorare dell'amica... ma scacciò la sensazione, non voleva pensare alla possibilità di aver reso infelice il fratello separandolo da un possibile amore. Elena arrivò silenziosa alle sue spalle, si accorse di lei percependo il profumo della sua pelle.
E: «Che stai facendo?»
chiese, passandogli le mani nei capelli. Lui sollevò la testa e si beò della visione.
D: «Leggevo...»
rispose, indicando il diario.
E: «Ancora con il vizio di leggere i diari di tuo fratello?»
D: «Direi che a lui ora non importa più...»
La nota sofferente nel tono di Damon fece sentire Elena in colpa.
E: «Scusa... io...»
D: «No... non ti preoccupare...» la interruppe «Sai... ho sempre trovato affascinante questa cosa...»
E: «Cosa?»
domandò Elena, sedendoglisi accanto.
D: «Questa cosa di scrivere i diari... come se affidare i vostri pensieri... le vostre paure alla carta vi rendesse liberi dagli stessi... ricordo che la prima volta che ti vidi pensai proprio 'mentre scrive sembra liberarsi dal suo male'...»
E: «La prima volta che mi hai vista scappavo via da un falò dopo aver litigato con Matt...»
ribatté Elena.
D: «Non quella volta... dopo! Tu eri al cimitero e scrivevi il tuo diario... io... io ho fatto un numero con la nebbia... non so perché... ero nella fase 'stupido sbruffone'...»
spiegò, sorridendo. Elena si concentrò e pensò a quel giorno, rivide il corvo saltellare sulle lapidi e la nebbia che arrivò densa a spaventarla... e rivide quell'ombra nascosta dietro una statua... spalancò gli occhi ed esclamò:
E: «Eri tu? Mi hai spaventata da morire! E poi Stefan è apparso... ho sempre creduto fosse stato lui...»
D: «No... ero io... mi dispiace averti spaventata... volevo darti l'avventura e il pericolo... credo... »
provò a scusarsi. Elena scosse la testa, si alzò dal divano e mise le mani sui fianchi.
E: «Signor Salvatore... è stata una lunga giornata ed è molto tardi... ma non creda di averla passata liscia, domani mi inventerò una punizione adeguata!»
scherzò lei, porgendogli la mano per andare a letto.
Damon fu risvegliato dal suono del campanello, aprì lentamente gli occhi e si voltò a guardare Elena dormirgli accanto. Scivolò dal letto con cautela, si infilò i jeans e scese a piedi nudi ad aprire la porta.
Victoria gli sorrise gioiosa.
D: «Victoria... che ci fai qui?»
le chiese, con la voce ancora impastata dal sonno.
V: «Scusa... ti ho svegliato?»
D: «N-no... ma tu non dovresti essere a scuola?»
V: «Damon... ho finito il college quest'anno e, ad ogni modo, è quasi natale...»
D: «Sì... ma certo... vuoi entrare?»
V: «Oh, no! Devo vedermi con degli amici al Grill... sono passata solo per darti questi...»
disse lei, indicando due scatoloni ai suoi piedi.
D: «C-cosa sono?»
domandò Damon, inginocchiandosi a dare un'occhiata.
V: «Ieri te lo stavo per dire ma poi mi è passato di mente... questi sono i diari di nonno... li ho presi in prestito tempo fa, me li faceva leggere ogni tanto, per ispirarmi nelle mie storie... prima che potessi restituirglieli la sua salute è peggiorata e così sono rimasti a casa mia... ho pensato potesse interessarti leggerli... ci sono scritte tante cose... e magari leggere di quanto felice sia stato e di quanto tu ed Elena foste presenti nei suoi pensieri ogni giorno, ti sarà utile... no?»
spiegò la giovane. Il vampiro sollevò gli occhi lucidi su Victoria che gli sorrise.
D: «G-grazie... io...»
V: «Nonno avrebbe voluto li avessi tu, comunque... ora vado! Ci vediamo stasera?»
Damon annuì e la ragazza corse via. Portò dentro gli scatoloni ed iniziò a leggere, avido.
Stefan aveva documentato la sua vita con perizia, ogni pagina letta diede la sensazione a Damon di averla vissuta. Si immerse in quei ricordi d'inchiostro e lesse di una vita piena e soddisfacente in cui non c'era stato spazio per i rimpianti. Lesse la storia di un ragazzo che diventò un uomo, anno dopo anno, guardando agli errori commessi come qualcosa da cui imparare e non qualcosa da temere. Molte pagine erano state dedicate a lui e ad Elena, e si sorprese nel leggere che Stefan aveva iniziato a guardarli come esempio del vero amore. Arrivò così ai diari che riguardavano Amelia. Avevano iniziato con il piede sbagliato: lei con una mente troppo inquadrata, poco incline alle sfumature e lui troppo intimorito dal suo passato per concedersi una possibilità di essere felice. Il loro amore nacque involontariamente, tra una sfuriata di Amelia per la facilità con cui Stefan riusciva a studiare anche passando le notti insonne in giro con i suoi amici, e i tentativi goffi di lui di cercare di starle meno antipatico. Damon sorrise e continuò a leggere delle loro scaramucce scorgendo in ogni virgola quanto l'amore li stesse incatenando l'uno all'altra senza che nessuno dei due se ne rendesse conto. La parte in cui Stefan scrisse della confessione fattale su chi fosse stato in una vita che sembrava lontana anni luce, fu quella più dolorosa. Il tormento e la sensazione che perdere l'unica gioia di quella sua nuova vita fosse giusto, turbarono Damon, ma l'amore era più forte di una storia incredibile e paurosa, Amelia tornò e non andò più via, imparando a conoscere Stefan: luce ed ombra.
Distrattamente prese un altro diario, si accorse subito che doveva essere uno degli ultimi: aneddoti confusi sul 1864, brevi e la scrittura stanca.
I suoi grandi occhi di ghiaccio si spalancarono sulle prime righe di una pagina poco oltre la metà del diario:

"Ho sognato di nuovo Damon stanotte, sempre lo stesso sogno: giocavamo nel giardino davanti casa, mi tirava le bretelle per rallentarmi ed andare a segno, e si vantava di quanto fosse bravo nel gioco, oltre che bellissimo. Lo sogno tutte le notti ormai, credo che la mia mente abbia trovato il modo di tenerci uniti nonostante la vita ci abbia separati. Al risveglio sento ancora risuonare nella testa le nostre risate, mi affaccio alla finestra ma non c'è mai nessuno... così aspetto che venga di nuovo la notte per rivedere mio fratello.
A volte, invece, credo sia lui ad entrare nella mia mente per movimentare il sonno noioso di un povero vecchio, in fondo è quello che ha sempre fatto Damon: movimentare la mia vita.
Avrei dovuto capirlo già dalla volta in cui da piccoli mi costrinse ad invitare al ballo di fine estate l'orribile nipote dei Lockwood che aveva più barba di suo nonno! Mi domando ancora perché gli diedi ascolto, che serata infernale... ma questa maledetta penna diventa sempre più pesante nelle mani...ne scriverò domani"

Le dita di Damon passarono su quelle parole più volte, soffermandosi sul proprio nome e sulla frase "aspetto che venga di nuovo la notte per rivedere mio fratello"
D: «Mio fratello»
lesse con un filo di voce, sentendo le lacrime avviluppargli la gola. Scosse la testa e voltò pagina per leggere il resto, ma non vi trovò nulla: le pagine erano rimaste tutte bianche. Tornò su quell'ultimo ricordo e lesse la data... lo aveva scritto la notte in cui era morto.
Chiuse il diario e se lo strinse al petto.
Quando Elena lo raggiunse lo trovò seduto a terra, contornato dai diari aperti.
E: «E questi?»
gli chiese, richiamando la sua attenzione.
D: «È... è la vita di Stefan... tutta...»
rispose lui, sorridente. Elena corrugò la fronte, si abbassò e raccolse un diario, sul dorso era indicato l'anno '2010', aprì la prima pagina e lesse:

"Per oltre un secolo ho vissuto nel segreto, nascondendomi nell'ombra, solo al mondo. Fino ad ora. Sono un vampiro, e questa è la mia storia..."  





Darcy : hello guys ! spero vi sia piaciuta , ringrazio voi che avete letto e ancora una volta l'autrice !
Alla prossima storia -Darcy :)X
P.S: controllate sempre questo profilo perché pubblicherò sempre storie nuove 

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