Stolen

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Le parole fornitemi da Sexyoriginal sono: parete, camiciajeans a bottoni automatici, casa delle streghe.

Damon inspirò e scosse la testa.
D: «Il vecchio CB 27... sono passati anni, ma resta la stessa topaia di sempre!»
E: «Che ci facciamo qui?»
chiese Elena con disgusto, entrando nel bar. Il locale era semivuoto, buio, umido e puzzolente. Ad un paio di tavoli c'erano uomini ubriachi, svenuti sui divanetti o in procinto di svenire.
D: «Questa è una domanda che dovresti fare al tuo fratellino...»
rispose lui, ridendo della sua faccia schifata.
E: «Jer ha detto che ci serve una strega... non una malattia venerea!»
ribatté lei, continuando a guardarsi intorno.
D: «Sei un vampiro... non rischi niente del genere!»
E: «Damon!»lo riprese lei «Abbassa la voce!»
D: «Non preoccuparti... non ci sono umani in questo posto...»
la tranquillizzò lui, battendo una mano sul bancone.
E: «S-sono tutti vampiri?»
domandò lei.
D: «Vampiri, streghe, lupi... ninja... tutta gente fuori dal comune...»
scherzò lui strappandole un sorriso.
E: «Perché non potevamo andare da... come si chiamava quella strega... quella del viaggio in Georgia...»
gli disse sedendosi su uno sgabello.
D: «Bree? Oh... ehm... lei... lei è morta... ecco...»
la informò lui con un filo di tensione nella voce. Lei corrugò la fronte e chiese spiegazioni con lo sguardo.
D: «Io... io l'ho uccisa!»
asserì un po' imbarazzato.
E: «Damon!»
esclamò lei stupita.
D: «Hey... ha iniziato lei vendendomi all'ex di Lexi, sai, quello che voleva darmi fuoco... e comunque ero un'altra persona: cattivo, egoista e tutte quelle brutte cose che mi hai perdonato tempo fa! Ricordi?»
subito si difese. Lei rimase a bocca aperta cercando qualcosa da replicare, ma il passato di Damon era un dettaglio che andava preso dalla giusta prospettiva e loro non avevano tempo da perdere con certe scaramucce. Sospirò e scosse la testa, lui fece un sorriso storto e si girò a cercare con lo sguardo qualcuno.
E: «Comunque... non mi sembra il luogo adatto questo...»
gli fece notare lei.
D: «Oh, fidati... troveremo quel che ci serve... devo solo capire che fine ha fatto J.J...»
E: «J.J? E chi sarebbe?»
D: «Una vecchia conoscenza...»
le disse evitando il suo sguardo.
E: «Ok... aspettiamo questo J.J allora!»
sbuffò lei, girandosi sullo sgabello.

Quella mattina stavano discutendo sul da farsi nel prossimo futuro.
D: «Hey... con Stefan va tutto bene oramai...»
E: «Grazie a Caroline... e se lei tornerà al college...»
D: «È un vampiro, Elena... se ci saranno problemi potrà tornare qui alla velocità della luce...»
E: «Sempre che non sia impegnata a litigare con Tyler... sono sul filo del rasoio... e la situazione di Stefan non li aiuta...»
D: «Ma che problemi ha quel ragazzo?»
E: «Oh, beh... è innamorato di una ragazza corteggiata dal vampiro più potente del mondo, per non parlare del fatto che lei passa la maggior parte del suo tempo a supportare Stefan...»
D: «Sì, ma Klaus non c'è più e Stefan non è una minaccia... credo...»
E: «Damon... Klaus ha rinunciato alla sua vendetta su Tyler per Caroline, e conoscendo Klaus non è una cosa da poco... Tyler lo sa... e sa anche che Care è cambiata... e Stefan... magari sono solo amici, come dici tu... ma hanno un rapporto unico... si capiscono al volo, si cercano... si conoscono come nessun altro li conosce... e questo fa soffrire Ty... si sente escluso... »
Damon la osservò, inclinò la testa di lato e le chiese:
D: «E tu? Ti senti esclusa?»
Elena lo guardò confusa.
E: «Cosa? Che c'entro io?»
D: «Beh... Stefan è stato il tuo grande amore... ed ora sembra che tu non riesca nemmeno a chiedergli l'ora senza sentirti in imbarazzo...»
rispose lui con una nota di apprensione. Lei lo osservò e le scappò un sorriso. Aveva imparato a riconoscere la paura che si nascondeva dietro le sue battute: che lei potesse tornare da Stefan o che potesse accorgersi di quanto lui fosse sbagliato per lei. Gli si avvicinò piano prendendogli il viso tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi.
E: «Damon... Stefan è stato il grande amore di una ragazzina che è andata avanti, è cresciuta ed è diventata una donna... una donna innamorata di un altro uomo... non rinnegherò mai quello che ho provato per tuo fratello... ma io amo te... ed ho intenzione di amarti a lungo...»
sussurrò.
D: «Quanto a lungo?»
domandò lui, con un filo di voce tremante. Elena alzò gli occhi al soffitto come per fare un calcolo mentale alla fine del quale disse:
E: «Mmmh... pensavo... a per sempre... o giù di lì...»
Sorrisero e lui la tirò a sé per baciarla. Appena le loro labbra si toccarono un boato giunse dal piano di sotto.
E: «Cosa è stato?»
si allarmò lei, mentre Damon era già diretto verso la porta. Scesero e trovarono la grande vetrata del salotto esplosa. A terra, sotto tutte le schegge di vetro, c'era una figura esile, stesa a pancia in giù, sanguinante.
D: «Katherine?»
esclamò Damon, correndo ad accertarsi che fosse viva. Elena rimase immobile a guardarsi intorno. Si accorse che ogni superficie di vetro nella stanza era esplosa, non solo la finestra, ma anche bicchieri, lampadari , lampade, la dispensa, le bottiglie di whiskey, i decanter. Tornò a fissare il fidanzato girare con delicatezza l'ormai ex vampira.
D: «Katherine...»
la chiamò lui, stringendola tra le braccia. Lei mugugnò: era ancora viva. Aprì lentamente gli occhi.
K: «D-Damon...»
farfugliò. Lui la sollevò e la portò sul divano, scostandole una ciocca di capelli dal viso. Sulla fronte aveva un brutto taglio da cui sgorgava copioso del sangue. Damon recuperò un tovagliolo e cercò di tamponare la ferita. Elena sentì alla base della schiena un brivido freddo: Katherine era umana e vulnerabile, Damon la accudiva. Il flash della lotta con la doppleganger in cui le somministrò la cura la colse improvviso, concentrandosi in particolare su una frase detta dall'antagonista.

K: «Tu hai tutto... e non perché sei una brava bambina che si merita la felicità... è perché tu hai rubato la mia!» .

In quel momento, osservando Damon prendersi cura della fragile ed umana Katherine, Elena sentì una morsa allo stomaco ed il pensiero che lei le avesse rubato qualcosa la assillò. "La vita... lei mi hai rubato la vita... quella ero io! Io ero la fragile Elena, io dovevo essere salvata da Damon... non lei!" si disse, non riuscendo a reprimere quell'orribile pensiero. Dal profondo, però, giunse una voce che si oppose "No... sei stata tu! Tu le hai ficcato la cura in gola... tu hai deciso di darle la tua vita. Hai rinunciato alla possibilità di tornare umana di tua sponte... e non dire che lo hai fatto perché eri in pericolo. Avevi rinunciato all'idea tempo fa, quando avevi capito che saresti tornata mortale da sola... senza di lui... senza Damon!". Quel pensiero l'affrancò, fu come se una luce si fosse accesa all'improvviso dopo tanto tempo passato nelle tenebre. Provò a scacciare via quei pensieri e a concentrarsi sulla situazione attuale, ma le mani di Damon sul viso di Katherine le diedero un fastidio viscerale. Si avvicinò ai due e prese posto sul divano, accanto alla ragazza, ed ordinò al fidanzato di andare a cercare del disinfettante mentre fingeva di controllare se ci fossero altre ferite. La cura non l' aveva solo resa umana, aveva anche reso impossibile bere il suo sangue o darle del sangue da vampiro per guarirla.
K: «Se mi lascerai sola con lei, mi ucciderà prima che tu possa tornare con il kit del pronto soccorso»
commentò sarcasticamente, Katherine. Damon si alzò e si allontanò senza darle retta, Elena sbuffò e le girò i polsi senza troppa delicatezza cercando altri tagli.
E: «Sembra che sopravvivrai... dopo tutto»
affermò, constatando che non aveva ferite gravi.
K: «Oh... sembri delusa ragazzina...»
la canzonò con voce infantile.
E: «Te lo ricordi che ora posso spaccarti la faccia senza sforzo, vero?»
la minacciò Elena. Katherine mise il muso ed incrociò le braccia sul petto facendo qualche smorfia per il dolore dei tagli. La vampira la osservò di sottecchi e sospirando le chiese:
E: «Si può sapere che è successo, invece?»
La ragazza scosse la testa.
K: «Non lo so... mi stavo versando da bere ed è esploso tutto... ma non so perché...»
Damon tornò con la valigetta del pronto soccorso e si sedette sul tavolino. Nella stanza arrivò correndo anche Jeremy.
J: «State bene?»
chiese allarmato.
E: «S-sì... tu non dovresti essere a scuola?»
replicò Elena, alzandosi e guardando preoccupata il fratello.
D: «C'entri qualcosa con questo casino?»
proruppe Damon, vedendo l'espressione ansiosa del ragazzo.
J: «N-no... cioè... s-sì... non lo so...»
Elena spalancò la bocca.
E: «Cos'hai fatto Jer?»
J: «Io... io niente... cioè...»
Il giovane sospirò e si sedette pesantemente sulla poltrona, ricoperta di schegge di vetro. Il ragazzo spiegò che da quando Stefan aveva parlato delle sue allucinazioni non riusciva a togliersi di testa gli incubi che faceva da mesi: Bonnie urlava e lo implorava di aiutarla. Succedeva ogni notte.
E: «Hai... hai provato a contattarla? Tu puoi vedere i fantasmi, no?»
domandò Elena.
J: «Sì... ci ho provato... ma non sono mai riuscito a mettermi in contatto con lei...»
D: «Nemmeno una volta?»
intervenne Damon. Jeremy scosse la testa in segno di diniego e disse loro di aver tentato con ogni mezzo. Quella mattina era stato perfino alla casa delle streghe, ma senza risultato. Raccontò anche di come si era sentito minacciato da una forza invisibile, come se qualcuno lo stesse avvertendo di smetterla di provare. Poi spiegò che aveva riprovato a concentrarsi su Bonnie tornando a casa Salvatore e che, poco prima di arrivare, ogni superficie di vetro introno a lui era esplosa e che aveva visto la finestra del salotto andare in pezzi nello stesso momento.
E: «Quindi? Che si fa?»
J: «Io non posso mettermi in contatto con gli spiriti... ci serve una strega che possa intercedere per noi... alla casa delle streghe ho sentito che qualcuno cercava di mettermi in guardia... ma era ostacolato da qualcosa...»
rispose Jeremy.
D: «Bonnie, forse?»
suppose Damon.
J: «No... l'avrei almeno vista per via... per via del nostro legame... era qualcun altro... ma io non posso arrivarci... serve una strega, qualcuno che possa comunicare con gli spiriti senza problemi...»
D: «Fantastico... streghe!»
K: «A me piacciono le streghe!»
esclamò Katherine.
D: «Certo che ti piacciono... ne possiedi la meschinità e la perfidia!»
ribatté Damon. La ragazza mise il muso e ad Elena scappò un sorriso.

Fu così che si misero in viaggio in cerca di una strega di cui potersi fidare.
J.J: «Damon... Damon Salvatore?»
una voce squillante giunse da dietro il bancone. Un'avvenente donna sui quarant'anni emerse dall'oscurità. Aveva la pelle bianca come la neve ed i capelli rossi come il fuoco. Gli occhi grandi e neri si spalancarono e le labbra carnose si distesero in un sorriso malizioso.
D: «J.J...»
disse secco Damon. Elena spalancò la bocca.
E: «J.J... è una donna?»
J.J «Jennifer Jocelyn al tuo servizio... tu saresti?»
chiese la donna avvicinandosi con passo felino. Le forme morbide di J.J si mossero sinuose dentro i vestiti aderenti e scollati ed Elena non poté fare a meno di pensare alla carica sensuale che emanava.
E: «Ehm... sono Elena Gilbert io... sono...»
Ma prima che potesse finire di parlare, la donna si era poggiata con i gomiti sul bancone, offendo un'ottima visuale del suo decolté, il mento posato sul dorso delle mani e l'attenzione rivolta a Damon.
J.J: «Qual buon vento ti porta qui, Damon? L'ultima volta che ti ho visto portavi l'eyeliner ed il gel nei capelli...»
D: «Beh... negli anni '70 ero un figo conciato così... oggi sarei un po' ambiguo...»
E: «Aspetta... anni 70'? Quanti anni hai?»
chiese Elena, confusa. J.J girò solo gli occhi un attimo e poi tornò a guardare Damon.
J.J: «Non hanno detto alla tua sorellina che è maleducazione chiedere l'età ad una signora?»
Elena indurì la mascella e strinse i pugni.
D: «J.J, non è la mia sorellina, lei è...»
Ma J.J lo interruppe afferrandolo per il colletto della giacca ed attirandolo a sé.
J.J: «Sei qui da 5 minuti ed ancora non mi hai salutata come si deve!»
sussurrò, avvicinandosi pericolosamente alle labbra del vampiro. Elena agì d'impulso e l'afferrò dal collo ribaltandola oltre il bancone. I pochi presenti nel locale si destarono e si misero in allerta.
D: «Calma, calma gente! Una piccola incomprensione tra la mia fidanzata e la mia amica... roba da donne, tornate pure a... a fare quel che stavate facendo...»
si affrettò a dire Damon, mettendosi in piedi. J.J si girò sulla schiena lentamente e si sollevò sui gomiti.
J.J: «Fidanzata? Suppongo non stessi parlando di me...»
Ironizzò, lanciando uno sguardo di fuoco ad Elena, in piedi accanto a Damon. J.J scoppiò a ridere e si alzò con uno scatto agile.
J.J: «Perdonami... conosco Damon da anni e l'ho visto con tante donne... ma mai nessuna era stata presentata come fidanzata... devi essere speciale...»
Elena si sentì arrossire ma non disse nulla.
D: «E lo è... ma non siamo qui per aggiornarti sulle mie questioni amorose...»
J.J: «Ah no? E per cosa sei qui, allora? I ménage non mi interessano!»
D: «Ci serve una strega... ci servi tu...»
ribatté, eliminando ogni sorta di ironia dal viso della donna. Damon spiegò a J.J la situazione e lei acconsentì ad aiutarli. Si sarebbe presentata a Mystic Falls il giorno seguente. Elena rimase in silenzio per tutto il tempo ed il viaggio di ritorno. A casa il vampiro mise al corrente anche gli altri e poi raggiunse la fidanzata in camera da letto. La trovò seduta sul letto, dava le spalle alla porta.
D: «Hey...»
disse entrando in camera. Elena non rispose. Lui si avvicinò piano.
D: «Elena...»
la chiamò. Lei gli lanciò uno sguardo di fuoco.
E: «Tu e J.J... siete stati insieme?»
chiese prima di poter inghiottire quella domanda stupida. Lui corrugò la fronte e represse il sorriso che gli stava per affiorare sulla bocca.
D: «Elena... sono stato da solo per 150 anni... ho conosciuto donne per 150 anni...»
iniziò a dire con cautela.
E: «Ed hai tenuto compagnia a molte donne?»
D: «Sul serio mi stai facendo questa domanda?»
E: «Sì, Damon! Sul serio! Cielo! Esiste qualcuno che non ti sei fatto?»
sibilò lei, incapace di trattenersi. Lui incrociò le braccia sul petto.
D: «Beh... Bonnie... April, ma lei è ancora viva... c'è sempre tempo per rimediare...»
E: «Lo trovi divertente?»
urlò lei alzandosi in piedi.
D: «Sì... lo trovo ridicolo, anzi... mi spieghi che ti prende?»
Elena si sentì ghiacciare. Non sapeva spiegarsi nemmeno lei perché quell'accesso di gelosia. Sapeva chi era Damon e sapeva del suo passato, perché se la stava prendendo così?
L'immagine delle mani di lui sul viso di Katherine, preoccupato e delicato le attraversò la testa. Sentì un moto di rabbia percorrerle il corpo.
E: «Beh... io lo trovo degradante! Non sono sicura di voler passare l'eternità ad incontrare le tue squallide fiamme!»
Vomitò quelle parole prima di rendersi conto di averle pensate. Damon spalancò la bocca e le braccia gli caddero lungo i fianchi.
D: «Quindi? Cosa proponi di fare? Vuoi metterti in pari facendoti tutti quelli che incontri per i prossimi 150 anni? Magari inizi da Matt... se è sopravvissuto a Rebekah è collaudato per dell'ottimo sesso con un vampiro...»
ringhiò lui. Lei sentì il fuoco divamparle nel petto e gli si scagliò contro, sbattendolo contro la parete. Lui subì la sua furia spalancando le braccia e fissandola con durezza. Elena gli tirò un pugno , colpendolo in pieno viso. Rimase immobile, tremante, col fiato corto. Tutta la rabbia provata iniziò a defluire. Lui si voltò lentamente e la guardò con occhi di pietra. Un sorriso storto, spavaldo, gli tagliò le labbra.
D: «Ti senti meglio?»
le disse in tono sarcastico. La rabbia che stava abbandonando Elena, tornò indietro con la potenza di uno tsunami. Il suo viso si contrasse in una smorfia e caricando un altro pugno urlò:
E: «No!»
Damon non si fece cogliere impreparato e bloccò il colpo a pochi centimetri dalla sua guancia, con una mano. Le lunghe dita affusolate si strinsero attorno a quelle serrate di Elena. Lei continuò a caricare il pugno e lui a resisterle. Si staccò dalla parete e, continuando a tenere in trappola la mano di lei, si avvicinò di un passo.
E: «Lasciami...»
gli intimò tra i denti. Damon mosse impercettibilmente la testa per dire di no. I loro volti erano separati solo da un sottile strato di aria colmo di tensione. Elena sentiva il tremore che percorreva il corpo del vampiro scaricarsi in lei: erano entrambi al limite, un passo falso e si sarebbero spezzati.
Gli occhi di Damon furono attraversati da un bagliore e la tensione divenne forza magnetica. La mano che respingeva il pugno di Elena si ammorbidì tirando a sé la ragazza. Lei non ebbe il tempo di intuire le intenzioni di lui che si ritrovò coinvolta in un bacio. Si aggrappò con la mano libera al colletto della sua camicia di jeans, ed i bottoni automatici si aprirono sotto quella trazione, scoprendogli il petto. Gli si oppose ancora un attimo, ma le sue ossa erano già diventate liquide, sciolte dal calore di quel bacio. Si abbandonò contro di lui, rispingendolo contro il muro, lui le afferrò i fianchi e ruotò, inchiodandola contro la parete. Il corpo di lui divenne un muro di marmo che la schiacciava e la bloccava, le afferrò i polsi puntandoglieli sopra la testa. Il bacio divenne vorace e ringhi di godimento iniziarono a sfuggire dalle loro gole. Le gambe di Elena tremarono e quando lui si staccò dal bacio per osservarla, la rabbia tornò ad irrigidirle il corpo. Non sapeva spiegarsi il perché di quella reazione, ma sentiva che doveva respingerlo, scappare via da lui. Quasi intuendo i pensieri di lei, mosse un passo avanti, incastrando una gamba tra quelle di lei e facendo aderire i loro addomi. Elena sospirò sentendo la pelle iniziare a bruciarle in tutti i punti in cui si incontrava con lui: sui polsi, sul petto, tra le cosce. Col fiato di lei ad accarezzargli le labbra si avvicinò per baciarla di nuovo, lei si scostò mordendolo sul collo. La fitta di dolore accese Damon di una passione incontrollabile, l'odore del rivolo di sangue che sgorgò dalla ferita appena inferta inebriò Elena che lo fissò con occhi famelici. Lui le si spinse contro e le affondò i denti nel collo succhiandone avido il sangue, lei ruotò gli occhi gemendo, ormai priva di autocontrollo. Quando lui smise lei si lasciò sfuggire un gridolino di protesta che gli strappò un ghigno, Elena tornò a sentirsi furiosa. Lui iniziò a leccare il sangue colato lungo la scollatura e lei si sentì totalmente in balìa del suo volere. Le afferrò le cosce e con una mossa decisa la sollevò, le gambe di lei gli cinsero la vita e le braccia si incrociarono dietro il collo teso. La gonna di Elena si arricciò lasciando intravedere il pizzo delle mutandine, le dita di Damon si insinuarono sotto i ricami e si agganciarono ai lati, tirò con forza e ne stracciò il tessuto, lasciandola completamente nuda. L'odore di lei investì violento le narici del vampiro che la baciò con l'urgenza con cui si cerca di respirare dopo una riemersione. Le loro lingue erano calde e avide, le loro bocche spalancate e voraci. Elena si affrettò a sbottonare i Jeans di Damon e nella foga gli fece saltare i bottoni. L'erezione di lui sgusciò fuori rapida e con altrettanta rapidità trovò una nuova prigione in cui rinchiudersi. Damon spinse con forza una, due... tre volte e ad ogni colpo Elena urlò di piacere con la testa buttata indietro. Lui rallentò improvvisamente il ritmo e lei ne cercò gli occhi. Il carbone nero e cocente si riversò nei suoi ghiacciai e fu come fluire l'uno nell'altra completamente. Le mani smisero di stringere, graffiare e strappare ed iniziarono a trasformarsi in carezze liquide, scorrendo come un fiume le une sul corpo dell'altro: con calma, con pazienza.
Il bacino di lui continuò a spingersi contro di lei morbido, armonioso ed i fianchi di lei si adagiarono su quella danza, imparandone il ritmo all'istante. Le loro bocche si avvicinarono lasciandosi baciare dai gemiti e dai sospiri che abbandonavano densi le loro gole.
Elena sentì delle scosse elettriche pizzicarle il basso ventre ed aggrappandosi alla nuca di Damon esplose di piacere. Lui assestò altri due colpi con più vigore e la raggiunse. Le si poggiò con la fronte sul petto ansimante, continuando a tenerla in braccio. Lei gli fece scorrere le dita nei capelli madidi di sudore e gli baciò la testa. Lui si sollevò piano, la guardò con occhi ancora umidi di desiderio e le disse:
D: «Non posso cancellare il mio passato... se potessi, lo farei... ma non posso...»
Lei scosse la testa ma lui le impedì di parlare continuando:
D: «Ho condiviso il mio corpo con tante donne... e molte le dimenticavo già mentre ci facevo sesso... nessuna di loro ha mai avuto il mio cuore... nessuna...»
Gli occhi di Elena tremarono e cercò di inghiottire invano le parole che le si erano raggruppate in gola.
E: «Katherine sì, però...»
sussurrò, abbassando gli occhi ed arrossendo. Damon finalmente capì.
D: «Ho offerto il mio cuore a Katherine... è vero... ma lei lo ha calpestato, distrutto... rifiutato... tu... tu sei quella che lo ha guarito... tu sei quella che lo ha fatto rinascere... è tuo e tuo soltanto... e sarà così a lungo...»
Elena sorrise.
E: «Quanto a lungo?»
D: «Mmmh... ... pensavo... a per sempre... o giù di lì...che ne dici?»
E la baciò.  

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