Inside My Soul

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Le parole fornitemi da Dianaaa sono : sangue, intimo di pizzo, bourbon.

Il fuoco ardeva nel camino e le fiamme si riflettevano nel ghiaccio degli occhi di Damon. Era seduto a terra, con la schiena poggiata al divano, in una mano stringeva il decanter di bourbon, quasi vuoto, nell'altra il bicchiere colmo del liquido ambrato. Stava bevendo da ore ed attendeva che l'alcool gli si sostituisse al sangue, in modo tale da soccombere all'ubriachezza e lasciarsi alle spalle quella giornata infernale. Si portò una mano sulla guancia, dove Elena lo aveva colpito, e cercò di recuperare la memoria di quel tocco, seppur doloroso. Sorrise "chi vuoi prendere in giro... non è stato lo schiaffo a farti male..." pensò.
Non era stato il colpo, infatti, a ferirlo e a ridurlo in quello stato, ma lo sguardo di Elena. Quegli occhi grandi e scuri che negli ultimi mesi lo avevano guardato con una luce tutta nuova, adoranti, innamorati... erano tornati ad essere un muro di cemento impenetrabile.
"Te la sei cercata amico... sapevi sarebbe finita così nel momento stesso in cui hai deciso di mentirle", si disse e mandò giù un gran sorso di bourbon. Il sapore secco del liquore gli bruciò in gola e gli esplose nello stomaco, buttò indietro la testa e fissò il soffitto. Due lacrime scesero timide dagli angoli degli occhi, si odiò per quel momento di debolezza, si alzò e scagliò decanter e bicchiere nel camino. Rimase immobile qualche istante, poi barcollò e cadde pesantemente sul divano. Si guardò le mani vuote, sospirò e ripensò alla giornata come ad un terribile incubo da cui sperava di potersi risvegliare in fretta.
Si era recato al Withmore College insieme al fantasma di Jeremy per recuperare Bonnie e prepararsi a combattere Silas che, a detta di Qetsyah, stava tornando in città. In più era venuto fuori che Stefan era tenuto prigioniero dallo stesso, da mesi... ed ora lui doveva dire tutto ad Elena.
Arrivati al dormitorio si diressero verso la stanza di Elena, Caroline e Bonnie.
Sperò di trovare solo la strega, ma ad aprire la porta fu proprio la sua ragazza.
E: «D-Damon! Che ci fai qui? Tra due giorni sarei tornata io!»
disse, gettandogli le braccia al collo e sporgendosi a baciarlo. Damon rimase immobile a riceve quel bacio, sentendosi in colpa per quell'immeritato dono.
E: «Che succede?»
chiese insospettita da quell'atteggiamento.
D: «C'è Bonnie?»
si informò lui, ignorando la domanda.
B: «Sono qui...»
rispose la strega, alzandosi dal letto su cui stava leggendo strani libri.
E: «Hey... c-che succede?»
Damon entrò nella stanza rivelando la presenza di Jeremy, appostato alle sue spalle. Elena spalancò la bocca e guardò incredula prima il suo ragazzo e poi il fratello.
J: «Hey...»
salutò timidamente il fantasma.
B: «Che ci fai qui? Perché non sei al portale?»
proruppe Bonnie, avvicinandosi allarmata.
D: «Il nostro amico sta tornando in città... ed è arrivato il momento di mettere a posto tutto...»
E: «Hey! Fermi tutti! Portale? Amico? Mettere a posto tutto? Mi volete spiegare cosa diavolo sta succedendo qui?»
Damon sospirò e si avvicinò ad Elena. Le prese una mano e la invitò a sedersi. Nel frattempo arrivarono in stanza anche Tyler e Caroline.
D: «Oh, bene! Ci siamo proprio tutti, così eviterò di dover ripetere quest'assurda storia due volte!»
commentò sarcastico il vampiro. Appena tutti ebbero preso posto raccontò la verità su quanto accaduto 6 mesi prima, la notte dei diplomi. Finita la storia, Caroline ed Elena avevano il viso rigato dalle lacrime.
C: «S-sei... sei morta?»
singhiozzò Caroline, rivolgendosi a Bonnie. La strega, anche lei in lacrime, annuì e le prese la mano.
B: «Ma va bene così... ho fatto una scelta... e la rifarei altre mille volte!»
E: «E tu mi hai mentito per tutto questo tempo?»
inveì Elena contro Damon.
D: «Elena... è... io... io volevo dirti tutto... ma...»
E: «Ma cosa, Damon? Hai preferito farmi credere che tutto andasse bene mentre l'inferno era ancora là fuori?»
D: «L'inferno è sempre là fuori, in un modo o nell'altro Elena!»
E: «E quindi? Meglio farmi credere che sia un po' meno confuso del solito? Come... come hai potuto mentirmi? Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?»
D: «Non è stato semplice, credimi!»
E: «Crederti? Ora mi chiedi di crederti?»
Elena si alzò e si diresse verso la porta, Damon la afferrò per un braccio.
D: «Elena, aspetta...»
La vampira si liberò dalla presa e diede uno schiaffo a Damon.
E: «Non... tu...»
La rabbia le impedì di formulare una frase di senso compiuto, spalancò la porta ed uscì di corsa. Rimase in stanza insieme agli altri, spiegando gli ultimi dettagli, poi Bonnie e Jeremy si fecero accompagnare al portale per tenersi pronti e lui tornò a casa, decidendo di affrontare l'attesa ubriacandosi.

Passò così le successive ore, bevendo e rimuginando. Chiuse gli occhi e seguì l'onda di pensieri che gli invadevano la mente senza un filo logico. La maggior parte riguardavano ovviamente Elena: il suo sorriso, i suoi baci, la sua pelle, il suo profumo... il suo sapore.
Per 6 mesi le aveva mentito quando si preoccupava per lui, per la tensione che gli leggeva in viso. Quante volte aveva deciso di dargli sollievo amandolo? Quante volte aveva interpretato il suo malessere come senso di colpa per via di Stefan, decidendo di ribadire che niente e nessuno le avrebbero impedito di scegliere lui? Quante volte lo aveva portato via dal suo inferno seducendolo?
Si guardò intorno ed ogni angolo era un promemoria di quanto amore lei gli aveva dato. Si sentì un ladro: aveva rubato ad Elena l'amore che, se avesse saputo la verità, sicuramente gli avrebbe negato.
La sua mente si focalizzò su una notte in particolare, in cui il suo umore era simile a quello che provava in quel momento.

Damon era riuscito a mettere fuori gioco un ibrido sfuggito, senza riportare nessuna ferita. Consegnò il fuggitivo a Ric e tornò a casa. Entrò e in salotto trovò il camino acceso, una bottiglia di vino aperta sul tavolo ed accanto un bicchiere vuoto. L'odore inconfondibile della pelle di Elena lo avvolse come fosse un abbraccio, chiuse gli occhi e sorrise. Un istante dopo lei apparve di fronte al camino: indossava solo un completino intimo di pizzo, color blu notte. Il bagliore del fuoco riscaldava e illuminava la pelle tonica di Elena. La osservò sentendo il sangue ribollirgli nelle vene. Era bellissima ed il desiderio di stringerla e baciarla iniziò a bruciargli dentro come lava incandescente.
E: «Ben tornato... dov'eri?»
D: «In giro...»
rispose, distogliendo lo sguardo da quella visione divina. Si tolse la giacca di pelle e la lanciò sulla poltroncina. Si avvicinò al bicchiere vuoto accanto alla bottiglia di vino e chiese con lo sguardo il permesso di versarsi da bere .
E: «Certo... serviti pure... l'ho aperta per noi due...»
D: «Festeggiamo qualcosa?»
E: «Solo che ti amo... e che mi sei mancato...»
rispose con malizia. Damon sorrise e si versò da bere. Si sedette sul divano e degustò l'ottimo Merlot. Provò a distrarsi dall'odore che emanava Elena e si costrinse a non guardarla. Non poteva essere sua... non doveva essere sua! Aveva appena passato l'ennesima giornata a cercare di rimediare ad un gran caos di cui lei era all'oscuro. Non si meritava nessun premio.
D: «Mmmh... quasi più buono del sangue...»
mugugnò. Elena rimase in piedi ad osservarlo quasi imbronciata.
D: «Cosa?»
chiese lui, percependo lo sguardo di lei addosso.
E: «N-niente... io... ehm... no, niente...»
disse, incrociando le braccia sul petto, quasi imbarazzata dalla sua mise. Damon sorrise tenendo gli occhi chiusi, intuendo lo stato d'animo in cui la stava gettando.
D: «Sappi che se non ti vai a rivestire subito, potrei rovinare quel bel completino dilaniandolo...»
E: «Ah sì? Non mi sei sembrato molto interessato...»
obiettò lei, confusa.
D: «Lo sono così tanto che mi sto tenendo incollato a questo divano con gli occhi chiusi...»
E: «E perché mai faresti una cosa del genere?»
domandò lei. Damon inghiottì la risposta che gli era salita alla bocca.
Non poteva dirle che ogni volta che facevano l'amore lui si sentiva terribilmente in colpa per la verità che le nascondeva. Ma lei si stava insospettendo e lui non poteva cedere. Scosse la testa e sorrise.
D: «Non so... mi hanno detto che l'attesa aumenta il desiderio...»
scherzò. Elena posò il suo bicchiere e osservò il profilo di Damon. Stava seduto a gambe aperte, il bicchiere stretto in una mano poggiata sul bracciolo del divano. La camicia nera, sgualcita e con i primi bottoni sganciati, lasciava intravedere la pelle nuda del petto. La testa poggiata allo schienale esponeva il collo, con il pomo d'Adamo che si muoveva lento sotto la pelle tesa. Nonostante la posa rilassata, si rese conto che qualcosa lo turbava. Erano mesi orami che lo trovava in quelle condizioni, aveva provato a farlo aprire, ma era testardo e preferiva non angosciarla con i suoi dispiaceri. Decise di dargli sollievo nell'unico modo in cui sapeva di poterlo avere con lei, senza ombre ad offuscarne la luce. Si avvicinò e si gli sedette sopra a cavalcioni. Il vampiro si leccò le labbra e schiuse gli occhi lentamente, lei lo guardò languida: silenzioso invito alla passione.
Cercò nella sua mente una scusa per non farlo, ma le mani di lei avevano già iniziato ad accarezzarlo accendendo il suo desiderio. Con un braccio le cinse la vita facendo aderire il corpo semi nudo e tonico di Elena al proprio. Si guardarono in silenzio, solo il crepitio del fuoco acceso faceva compagnia ai loro sospiri. Damon affondò il viso tra i suoi seni, baciandone le morbide rotondità, leccandone la linea che separava le mammelle e mordendone i capezzoli, turgidi ed intrappolati nella trama del pizzo. Lei gli fece scorrere le dita nei capelli, gettando indietro la testa e gemendo. Lui la strinse ancora più forte e lei trovò in quella trappola di passione un senso di sicurezza: avrebbe potuto passare l'eternità stretta in quel modo. Il respiro caldo di Damon sulla pelle, i suoi gemiti, la delicata forza del suo tocco, la mandavano in estasi. Il pensiero di generare tanta voglia in quell'uomo che aveva imparato a conoscere nel tempo come orgoglioso e testardo, l'idea di renderlo così vulnerabile, la caricava di un'energia che la faceva sentire potente. Lui la sollevò e la sdraiò sul divano, ritrovando subito posto tra le sue gambe. Elena sollevò la testa per baciarlo, ma prima di raggiungergli le labbra si bloccò con la bocca spalancata, trattenendo il respiro. Damon si era insinuato in lei con due dita, sorprendendola. Si morse il labbro, eccitata da quella penetrazione inaspettata. Lui iniziò a muovere le dita frenetico, sentendo il piacere di lei reagire e contrarsi sulle stesse. I fianchi di Elena cominciarono seguire le direttive delle mani di Damon che con il pollice iniziò a stuzzicarle il clitoride: gonfio e pulsante. Si aggrappò alle braccia di lui, sentendo i muscoli guizzare sotto i palmi, strinse gli occhi, si leccò le labbra ed iniziò a gemere forte, armonizzando il piacere: lei era lo strumento e lui il musicista.
Il respiro di Damon si fece pesante, stremato dall'eccitazione di lei che si agitava sotto di lui. Spinse le dita più a fondo, totalmente in preda alla voglia di starle dentro, lei strinse le mani più forte intorno alle braccia di lui ed esplose di piacere, mentre le dita di lui ancora le si muovevano dentro. Elena inarcò la schiena e si lasciò sfuggire un urlo di piacere in concomitanza dell'orgasmo che la fece tremare e sospirare. Il corpo di Elena si rilassò, abbandonandosi sul divano, ansimante e soddisfatta. Uscì da lei delicatamente, mentre ancora la sentiva contrarsi. Si guardò le dita: arrossate e bagnate di lei, se le avvicinò alla bocca...

La mano di Damon si mosse meccanicamente verso le sue labbra, seguendo quel ricordo. Si leccò i polpastrelli, ma non c'era più il sapore di Elena a dargli gusto "e non ci sarà mai più, amico... è finita... l'hai persa!" pensò, ed una fitta di dolore gli attraversò la testa. Guardò in direzione del mobiletto degli alcoolici e decise di bere ancora, prima che un altro flash di qualche notte di passione avesse deciso di tornare a tormentarlo. Si alzò instabile e prima di muovere un solo passo, sentì qualcuno entrare in casa. Si voltò e la figura snella di Elena si stagliò sull'uscio. Pensò potesse essere una nuova visione di qualche momento felice, ma lei gli tolse ogni dubbio dicendo:
E: «Possiamo parlare?»
Damon allargò le braccia ed abbassò gli angoli della bocca.
D: «Certo... perché no...»
biascicò.
E: «Sei ubriaco?»
D: «N-no... non ancora... ma ci sto provando...»
Mosse un passo ed inciampò. Elena si mosse veloce e gli impedì di cadere. I grandi occhi di ghiaccio di Damon si fissarono in quelli neri di lei e tremarono di un dolore che non riusciva ad urlare.
E: «Damon...»
sussurrò lei. Lo accompagnò verso il divano e si sedettero.
E: «Perché mi hai mentito... perché non mi hai detto niente...»
D: «Lo so... ho capito! Ho sbagliato... sono sempre io... il solito Damon! La testa calda... senti... non serve che parliamo, ho capito! Sono un fallimento...»
E: «Non hai capito niente invece!»
urlò lei, con gli occhi umidi.
E: «6 mesi, Damon! Per 6 mesi hai affrontato tutto da solo!»
Il vampiro la guardò confuso.
E: «Perché non mi hai detto la verità subito? Perché hai preferito tagliarmi fuori? Non credi sia forte abbastanza? Oppure pensi che ti avrei ostacolato?»
D: «Cosa? Che? No! No! Io... io volevo che tu fossi serena... felice... senza questi problemi a rovinarti i piani!»
E: «L'unico modo per farmi stare serena e felice è permettermi di essere la tua compagna... nel bene e nel male! Non sono più la ragazzina impaurita e fragile che ero prima! Posso affrontare tutto ciò... posso aiutarti...»
D: «Ma... io...»
E: «Stiamo insieme ora! Non puoi escludermi! Affronteremo tutto insieme...»
D: «Non sei più arrabbiata?»
E: «Sono furiosa... ma sono anche tanto innamorata... e tu hai sofferto da solo, mentre io ho vissuto tranquilla per tutto questo tempo... adesso risolveremo ogni problema insieme! Ok?»
Damon riuscì solo ad annuire, lei sorrise e lo baciò. Lui crollò tra le sue braccia e si addormentò cullato dalle sue carezze. Per la prima volta dalla notte in cui lei aveva trovato il coraggio di stare con lui, erano davvero insieme: lui non le doveva nascondere più nulla e lei non voleva lasciarlo.

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