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''A noi che ci teniamo la mano, anche durante l'uragano.''


POV VERONICA'S

L'abbracciai più forte che potevo, non potevo fare altrimenti. La mia migliore amica stava aspettando un figlio. Per qualche secondo l'idea di un figlio mi spaventò a morte. La compagnia piano piano si stava sgretolando, ci dovevamo rendere conto di star crescendo. Uscimmo dal bar contenti. Avevo la testa che girava. Non sapevo cosa fare.
Presi la Simona per un braccio cercando di farle capire che avevo bisogno di aiuto. Niccoló era davanti con gli altri e si stava divertendo e per quello non lo giudicavo. Doveva svagarsi anche lui. Simona si mise accanto a me preoccupata.
-Vero sei molto pallida.- sbiancò anche lei, mi girava la testa, mi veniva da vomitare e non vedevo l'ora di sdraiarmi.
-Mi gira la testa da morire. Ora vomito. Non ce la faccio più. -cercai di resistere più a lungo possibile, ma rigettai tutto ciò che avevo in corpo. Sentii gli occhi di tutti su di me, sensazione che odiai. Sentii dei passi veloci e poi delle mani forti che mi tenevano i capelli con una mano e con l'altra premeva forte sulle tempie. Rigettai ancora e ancora. Mi faceva male lo stomaco e la schiena. Quando finii cercai di tornare in una posizione umana, ma Niccoló mi prese in braccio e mi portó fino alla macchina che non sapevo fosse lì.
Tutti mi guardarono basiti, ma non riuscii a parlare. Mi lasciai semplicemente caricare in macchina, sentii una porta sbattere, delle voci, e il rombo della macchina. Poi chiusi gli occhi e mi addormentai in un sonno profondo.

POV NICCOLÓ'S
Mi domandarono cosa avesse ma non riuscii a rispondere così feci un cenno. Salii in macchina il più velocemente possibile, sinceramente non sapevo nemmeno io cosa avesse. Era molto pallida e si era già addormentata. Non capivo cosa potesse avere. Cercai di fare il più piano possibile quando arrivammo. La presi in braccio, lei continuò a dormire e non disse niente. Era molto stressata in questo periodo. E lo capivo. Tra la sua famiglia, me, la scuola e gli amici, poteva essere difficile. La misi a letto e mi sedetti accanto a lei cercando di farle capire che io ero lì, con lei, sempre, per sostenerla.Mi addormentai sulla sedia, accanto a lei mentre la tenevo per mano . Quando mi svegliai, vidi i suoi occhi fissi nei miei, le sue mani che accarezzavano i miei capelli così dolcemente che mi fece male il cuore. Riusciva ad amarmi. L'unica. 

-E' andata bene la serata alla fine ?-mi domandò guardandomi, con la faccia impastata dal sonno. 

-Si, è andata bene, ti vedo troppo strana in questi ultimi tempi, c'è qualcosa che ti turba?-cercai di essere il più delicato possibile anche se mi risultava veramente difficile, non sopportavo vederla così.

-Sono solo stanca e stressata, nulla di preoccupante.-scansò il discorso troppo velocemente. Decisi di lasciar perdere. 

-Andiamo al matrimonio di tua madre?-dissi velocemente per assicurarmi di dirglielo. Lei sbarrò gli occhi.

-Vado a farmi una doccia.-annunciò alzandosi e barcollando un pò. Mi alzai anche io prendendola per un braccio.

-Non potrai scappare per sempre.

-Si. Ci vado a quel matrimonio di merda. -andò in bagno. Sentii l'acqua della doccia e mi passai una mano nei capelli.

Rifeci il letto e preparai la colazione. Erano le 9. Pensavo di aver dormito di più. Le lasciai il cornetto con la nutella e il latte caldo. Accesi la tv. Chi l'avrebbe mai detto che sarei rimasto con una ragazza così tanto tempo? Io no di certo. E amarla sempre di più. Giorno dopo giorno. Mi arrivò un messaggio dalla Cate.

''Nico, ti devo parlare''-risposi distrattamente.

''E' importante?''

''Si''

''Vengo da te.''

''Grazie''

Riposi il telefono in tasca. Le lasciai un biglietto dove le dicevo che sarei rientrato il prima possibile e che dovevo sbrigare una commissione. Uscii velocemente e mi diressi  a casa della Cate con una velocità pazzesca. Ero preoccupato,ma soprattutto sapevo che quello stato d'animo era dovuto alla vacanza a Roma. Forse i suoi sentimenti non erano più gli stessi nei miei confronti. Avevo una paura bestia di un suo eventuale rifiuto. Volevo solo che stesse bene. Forse al mio fianco non era più felice come tempo fa. Magari non sapevo darle abbastanza e solo l'idea di poterla deluderla mi distruggeva. Mi accesi una sigaretta e senza neanche accorgermene ero davanti casa della Cate. Salii di fretta sperando che l'allarme non suonasse per la sigaretta. Appena bussai lei mi fece accomodare. Vidi la casa completamente vuota. Forse si trasferiva. 

Sei droga pura 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora