4- Stalker.

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Non ho dormito molto oggi. Dopo che quel tizio, Federico, se n'è andato Anna ha iniziato ad avere qualche incubo.

Ora è dal suo medico specializzato. Dovrei andarla a prendere verso le due.

In questo caffè il servizio è lentissimo. Ho ordinato un cappuccino più di quindici minuti fa. Per placare il mio stomaco lo riempo di zucchero delle bustine.

Ne apro una e la porto alle mie labbra.

« Bel modo di fare colazione. » Dice una voce.

Per poco lo zucchero non mi va di traverso. Tossisco un po' e vedo i granelli uscire dalle mie labbra. Ho la gola infiammata. Ho bisogno di bere dell'acqua.

« L'erba cattiva non muore mai. » Dico acida.

« La scorsa sera siamo partiti con il piede sbagliato. »

« Anche con un braccio sarebbe andata allo stesso modo. » Mi rigiro verso il bancone dandogli le spalle.

« Divertente. Non ho ben capito il tuo nome. »

Come è fastidioso.

« Non credo possa servirti molto saperlo. »

Si siede accanto a me. Vedo la sua testa avvicinarsi alla mia spalla.

« Questo lascialo decidere a me. » Sussurra.

No. Maledetti ormoni fuori controllo. Mi senti bruciare dall'imbarazzo.

« Mi scusi? Il mio cappuccio? » Chiedo frettolosa. Vedo la cameriera avvicinarsi con la mia ordinazione e tiro un respiro di sollievo.

Sto per porgerle i soldi ma vengo preceduta da... Federico.

« Ecco a lei. Tenga il resto. »
« Non c'è bisogno che mi ringrazi. » Mi dice sfacciato.

Sta cercando di irritarmi. Ma non ci riuscirà.

« Non ci penso neanche. »

Mi alzo e me ne vado. Devo andare a prendere mia cugina Anna. La clinica psichiatrica non è molto lontana da qui.

« Se proprio non vuoi dirmi il tuo nome tirerò ad indovinare. »

« Se proprio vuoi. »

« Ketty? »

« No. »

« Elizabeth? »

Odio ammetterlo ma non è poi così fastidioso. Lo troverei quasi simpatico.

Ho detto quasi.

« Ci sono. Mackenzie. »

« No, ma ti pare. »

« Sì invece. Hai proprio la faccia da Mackenzie. »

« Mi dispiace illuderti ma non è questo il mio nome. »

Lo vedo sbuffare.

Dovremo essere vicini alla clinica.

« Ma tu non hai di meglio da fare che perseguitarmi? » Gli chiedo. Non so per quale motivo fingo che la sua presenza mi irriti. Bè... è così ma non nel modo in cui lo dimostro.

« Sì, sai io faccio parte di un duo pop di successo ormai. Dovrei andare in studio a registrare qualche canzone. » Dice ironico. Davvero sembrava quasi serio.

« Ma come sei spiritoso. »

« E dimmi dove... »

« LASCIAMI STARE! » Sentiamo urlare.

« Ma cosa? »

Io e Federico ci fissiamo spaventati.

« Vattene! Non ti voglio più vedere! »

Accidenti! Io questa voce la conosco.

« Anna! »

Corro il più veloce possibile e sento Federico venirmi dietro.

È davanti alla clinica. Un uomo la sta tirando per un braccio.

Antonello.

« Come osi lasciarmi. » Ringhia lui.

« Lasciala stare! » Mi fiondo davanti ad Anna che si aggrappa a me terrorizza.

« Fatti gli affari tuoi. Ora la mia ragazza viene con me. »

« La tua ragazza?!?! Adesso è la tua ragazza. Ma quando stavi con un'altra non lo era, vero? »

« Ti ho detto di sparire altrimenti... »

« Altrimenti cosa? Sentiamo? » Federico appare davanti a me minaccioso.

« E tu chi accidenti sei? »

« Uno che ti farà molto male se non sparisci da qui! »

Guardo le braccia di Federico. Dalla maglia senza maniche intravedo i muscoli tesi e le vene pulsanti.

« Non finisce qui. » Minaccia Antonello.

*

Sto accompagnando Federico al piano di sopra. Tiene in braccio Anna che si è amorevolmente addormentata.

« Lasciala qui. » Dico indicando il suo letto.

Federico la fa stendere sul materasso e io la ricopro con un lenzuolo.

La lasciamo dormire e scendiamo al piano di sotto.
Lo conduco in cucina e gli offro un bicchiere d'acqua.

« Lo conoscevi quel tizio ? » Mi chiede.

« Sì. È il proprietario della casa che ho distrutto ieri sera. »

« Sai che roba. »

« A chi lo dici. » Dico bevendo un lungo sorso di acqua frizzante. « Domani quelli della clinica mi sentono. Come hanno potuto lasciare Anna prima del mio arrivo. »

« Non pensarci più. »
Si sta avvicinando a me. Lo vedo allargare le braccia e lo assecondo, fiondandomi tra di lui.

È così forte. Mi sento così sicura tra le sue braccia. Il suo profumo è fresco e inebriante. Si infiltra tra le mie narici e raggiunge il mio petto, riempiendo i miei polmoni del suo odore, e il mio cuore di affetto.

« Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto oggi. »

« Non serve. » Dice lui accarezzandomi la nuca.

Mi stacco dolcemente e lo guardo negli occhi. Le punte dei nostri nasi si toccano. Siamo così vicini da rendere unico il nostro respiro.

« Ashley. »

Federico mi fissa confuso.

« Mi chiamo Ashley. »






SPAZIO AUTRICE.

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Dimenticami | Federico Rossi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora