Ciò che abbiamo fatto per gli altri resta ed è immortale

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Erano circa le 3 del mattino, il treno aveva appena salutato tutti i suoi passeggeri, quei pochi temerari che avevano scelto di arrivare a destinazione ad un orario così improbabile. Tra loro i 3 ragazzi si dirigevano verso l'uscita con i loro zaini sulle spalle. Trovarono un taxi di fortuna e Michael disse all'autista l'indirizzo a cui sarebbero dovuti andare.

Una volta scesi, gli altri due ragazzi si ritrovarono in una via buia, vista la tarda ora, e silenziosa e si chiesero perché mai il riccio avesse dato quelle indicazioni, magari si era sbagliato.

"Michael che posto è questo? Non vedo ospedali qui in giro", chiese disorientato Luke, mentre si guardava attorno in cerca di un segno che gli facesse capire che a pochi metri di distanza c'era un ospedale.

"Che stai facendo?", chiese di nuovo, quando il ragazzo non gli rispose ma si affrettò a tirare fuori il telefono e portarselo all'orecchio.

A qualche piano di distanza un telefono suonò nel cuore della notte. La donna a cui apparteneva quel cellulare si svegliò e con sguardo preoccupato guardò lo schermo del telefono. La avevano avvertita dall'ospedale che se ci fossero stati cambiamenti l'avrebbero chiamata a qualsiasi ora, per questo aveva lasciato la suoneria, e quando la sentì rimbombare per la stanza, si spaventò molto.

Invece rimase sorpresa quando vide che il numero che la stava chiamando non apparteneva all'ospedale.

"Pronto?", disse con voce sveglia, quella situazione l'aveva destata dal suo sonno fin troppo leggero.

"Ciao Sylvia, lo so che ti ho disturbata, scusa se ti ho svegliata. Ma ho bisogno di chiederti una cosa." Quella voce era rotta e indecisa, quasi come se stesse piangendo.

"Mika tesoro, che succede? Dimmi tutto", il suo tono era preoccupato, ma gentile.

"È che...sono sotto casa vostra e non ho idea di dove si trovi l'ospedale, potresti dirmi come arrivarci?"

Sotto casa? Com'era possibile?, si chiese la donna. Si alzò per andare a controllare alla finestra ed effettivamente notò 3 ragazzi, tra cui il ricciolo tanto amico di suo figlio.

"Mika non ti muovere di lì, scendo ad aprirvi", chiuse la chiamata e si affrettò a prendere un paio di ciabatte, fece le scale e aprì la porta e il cancelletto, correndo incontro ai ragazzi di fronte a lei. Non appena gli fu davanti, strinse Michael in un abbraccio, cercando di trasmettergli più calore possibile.

Il riccio ricambiò e si fece scaldare da quel contatto materno che lo stava cullando.

"Scusa, non volevo disturbare", disse Michael con gli occhi lucidi.

"Non ti preoccupare, ora venite dentro tutti e mi spiegherete come siete arrivati qui a quest'ora"

Entrarono e dopo aver appoggiato gli zaini pesanti si sedettero in salotto, tutti rigorosamente in silenzio. La donna poi si rivolse ai due amici che stavano con Michael.

"Io sono Sylvia, la mamma di Paul, voi siete suoi amici?"

"Ci scusi per il disturbo, io sono Luke e lui è Andreas. Michael appena ha saputo ha deciso di partire e noi lo abbiamo accompagnato. Ci dispiace così tanto per Paul, lo abbiamo conosciuto quando è venuto a trovare Michael e siamo diventati subito amici." Il rosso si portò le mani sulla faccia e trattenne i singhiozzi che stavano per venire fuori. Andy istintivamente appoggiò una mano sulla spalla di Luke, senza sapere esattamente perché. Entrambi sorpresi da quel contatto, nascosero lo loro facce stranite e tornarono a guardare la donna.

"Mika lo sa tua mamma che sei arrivato? Perché ti ha fatto venire fino a qua senza avvisarmi?"

"Veramente non sa nemmeno che sono partito...lei non voleva lasciarmi andare e allora io sono scappato"

You'll be fighting for a heaven with hellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora