Capitolo 10

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Ormai la giornata sta quasi volgendo al termine: ormai è quasi ora di cena. L'ho passata a ridere e scherzare con le mie amiche, cosa di cui avevo un immediato bisogno. Non so perché, ma quando sono in loro compagnia mi dimentico di tutti i miei problemi.
"Ragazze, io devo andare. Stasera Gabry mi porta a cena e devo ancora andare a casa a lavarmi e prepararmi" Asia ci saluta con tre bacini e poi scappa via.
Rimaniamo solo io e Yole e, devo ammettere, che ho un po' di paura. È tutto il giorno che cerca una scusa per parlarmi, ma io sono sempre riuscita ad evitarlo. Ora, però, non posso più scappare. Sono fottuta.
E, infatti, non perde tempo: "Beh, è passato un po' di tempo dall'ultima volta che abbiamo passato una serata solo noi due. Che ne dici di cenare assieme?"
Cerco, mentalmente, di trovare una scusa plausibile da appiopparle, ma, tutto ciò che mi viene in mente, con lei non attaccherebbe, così mi limito a dire un "Ok" non tropo convinto.
Lei lo nota e mi guarda male per un secondo, prima di continuare dicendo: "Andiamo al cinese? È da un po' che non ci vado e ne ho proprio voglia".
Mannaggia a lei. So già che ha pronto il terzo grado.
"Ok dai. Allora andiamo ognuna con la propria macchina e ci troviamo là" suggerisco io.
"Perfetto. A tra poco allora" mi saluta e sale in macchina.
Bene, così ho il tempo di pensare a cosa inventare per spiegarle il mio atteggiamento di questi giorni.
Digito velocemente un messaggio a mamma, scrivendole che avrei cenato con Yole e mi avvio anch'io verso la macchina.
Quando arrivo al ristorante la trovo già là, che mi aspetta davanti all'entrata con una sigaretta in mano.
Purtroppo non sono riuscita a farmi venire in mente nessuna scusa plausibile da dirle e questo non mi rende affatto tranquilla. Quando incomincia Yole sa essere veramente persuasiva e riesce a farsi dire le cose più inconfessabili.
Entriamo e la cameriera ci fa sedere al tavolo, porgendoci i menù.
Yole è stranamente silenziosa, ma non mi faccio ingannare. So bene com'è fatta.
E, infatti, ecco che incomincia appena la cameriera se ne va con le nostre ordinazioni.
"Allora. Si può sapere che hai in questi giorni? Sei apatica e sembri sempre tra le nuvole. E non ti illudere che non mi sia accorta delle scuse ridicole che ti sei inventata per non uscire".
"Ma niente Yole. È solo un periodo no. Capita a tutti, no? Sarà il cambio di stagione. Dammi qualche giorno e vedrai che torno come prima" rispondo cercando di fingere indifferenza. Cosa che, a quanto pare, non mi riesce molto bene visto che mi guarda come per dire "ma mi stai prendendo in giro?!".
È infatti dice: "Cambio di stagione? Maya siamo in inverno non in primavera. Dai, lo so che c'è qualcosa che ti assilla. Ti conosco. E vederti in questo stato mi preoccupa terribilmente".
Sospirò: "È complicato da spiegare. E non so se capiresti", mentre parlo giocherello con il tovagliolo. Faccio sempre così quando sono nervosa: non riesco a stare ferma e lei lo sa molto bene. Infatti mi poggia una mano sulle mie e dice in tono dolce: "Ehi. Lo sai che a me puoi dire tutto. Non mi scandalizzo mica eh" e sorride.
Abbozzò un sorriso anch'io, ma abbasso lo sguardo.
Oh Yole. Non immagini neanche quanto vorrei poterti raccontare tutto, ma purtroppo Matthew è stato categorico: "Nessun essere umano deve sapere chi tu sia realmente. È importante Maya".
Beh, magari qualcosina posso accennargliela. Ho davvero bisogno di confidarmi con qualcuno.
"Beh...ecco...c'è un ragazzo..." incomincio, ma vengo interrotta: "Lo sapevo! C'è sempre di mezzo un ragazzo che fa lo stronzo".
"Per favore. Fammi finire. Non interrompermi. Altrimenti il mio coraggio va a farsi fottere".
"Hai ragione. Scusa" e porta la mano alla bocca, facendo finta di chiuderla con una cerniera.
Prendo un bel respiro e continuo: " Allora. C'è questo ragazzo. So che gli piaccio da un po', ma l'ho sempre considerato come un amico. Però, l'altra sera, ho incominciato a sentire cose strane. Ho incominciato a pensare che, in fondo, sia proprio un bel ragazzo e, quando lui mi ha abbracciato, ho sentito un brivido percorrermi tutto il corpo e mi sono sentita nervosa. Cosa strana visto che non lo sono mai stata quando mi trovavo con lui. Poi l'ho baciato ed è stato...beh...come dire...wow! E adesso non so più cosa fare e cosa pensare" dico, tutto d'un fiato.
Ecco! L'ho detto. Finalmente sono riuscita a dirglielo.
Lei mi guarda e sorride. Poi, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, dice: "Beh, cara la mia Maya, ti sei presa una bella città coi fiocchi".
Ecco. Lo sapevo. No, no e no. Mi rifiuto di pensare a lui in quel modo. Questo non va affatto bene.
"No Yole. Non fare quella faccia. Questo non va bene. Non posso innamorarmi di lui" dico, vedendola fin troppo elettrizzata.
"E perché no, scusa?"
La cameriera arriva, portando le nostre ordinazioni e interrompendo, per un istante, il nostro discorso. "Buon appetito" dice a 360 mila denti e poi se ne va.
"Perché no, Yole. È complicato, te l'ho detto, ma io e lui non possiamo stare assieme. Per favore, però, non chiedermi di più. Ti posso dire solo questo" continuo poi.
"Ok, va bene. Ma una cosa te la voglio dire: se una cosa ti fa stare bene, allora non può essere poi così sbagliata, no? Lo vuoi un consiglio? Beh, anche se non lo vuoi te lo dò lo stesso: vivi la tua vita. Fai quello che ti va di fare e fregatene degli altri. Perché tanto, alla fine, chi ci perde sei solo tu" e, con questo, conclude, mettendosi in bocca una forchettata di riso alla cantonese.
"Non lo so Yole. Te l'ho detto. È complicato. Davvero troppo complicato. Devo pensarci bene prima di far che fare"
"Beh, io ti ho detto come la penso; poi fai come vuoi".
Il resto della cena prosegue normalmente, parlando di cose futili e divertenti.
Fortunatamente, dopo avermi detto di fare come volevo, non ha più toccato l'argomento e gliene sono grata.
Purtroppo, però, non ho finito. C'è un'altra cosa di cui sento il bisogno di parlarle, ma non so come fare. Per tutta la cena non ho fatto altro che pensare alle parole giuste da dirle, senza, però, entrare nei particolari.
Finalmente, mentre stiamo mangiando il dolce,  mi faccio coraggio e dico: "C'è qualcos'altro.."
"Dimmi. Sono tutta orecchi" dice lei, sporgendosi verso di me.
"Beh...ci sono delle persone, a cui tengo molto, e so per certo che anche loro tengono a me, che però mi nascondono delle cose. Loro dicono che lo fanno per il mio bene, ma io penso che se fosse così allora non me le terrebbero nascoste. Insomma, perché non dirmele? Perché tenermi all'oscuro? Non ha senso"
"Maya, non hai mai pensato che, magari, potrebbero avere un motivo più che valido per non dirtele?"
"Tipo?" dico, non capendo cosa intendesse dire.
"Tipo che, magari, sono cose di cui si vergognano. O magari non è che non vogliono, ma non possono proprio dirtele"
In effetti, vista da questo punto di vista, potrebbe non avere tutti i torti. Insomma, anch'io ho dei segreti che non posso proprio rivelare e non lo faccio perché voglio, ma perché devo.
Ciò non toglie il fatto che, questa cosa, mi dà parecchio sui nervi.
Beh, ora mi sento meglio. È come se fossi più leggera. Ho fatto proprio bene a confidarmi con lei. So, che qualsiasi cosa accada, lei sarà sempre pronta ad ascoltarmi e a darmi consigli.
"Sai che ti dico, Maya? Che abbiamo bisogno, tutte e due, di svagarci un po'. Quindi, adesso, io e te, andiamo a divertirci".

Come promesso ho aggiornato velocemente.
Chiedo scusa se, nel capitolo precedente, la vista non è delle migliori, ma ho fatto un casino tra computer e cellulare e non riesco a modificarlo. Sorry..😰😔..
Spero che anche questo decimo capitolo sia di vostro gradimento..
Io sto già scrivendo il prossimo, quindi penso proprio che non dovrete aspettare molto per il continuo..
Vi ringrazio ancora per le letture. Tra ieri e oggi sono cresciute di molto e, questo, mi rende estremamente felice.
Buona giornata lettori..🤗..e alla prossima..😘 ❤️..

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