Capitolo 18

16 2 1
                                    

Sono seduta a mangiare la colazione che Matthew mi ha preparato pazientemente, mentre tre paia di occhi mi fissano e mi scrutano. Mi guardano come guarderebbero qualcosa di cui sono poco convinti, curiosi di saperne di più.
Ma lo sanno che è maleducazione fissare in questo modo la gente?!
Cerco di mangiare i miei pancake a testa bassa, evitando categoricamente i loro sguardi indagatori. Mi sento parecchio a disagio. Non mi piace per niente essere fissata insistentemente in questo modo. Loro lo sanno bene, ma sembra che non gli importi granché.
Beh, se non altro, in questo momento, ho io il coltello dalla parte del manico quindi me la prendo comoda. Voglio prendermi una piccola rivincita: se loro sono così impazienti che io finisca di mangiare, allora, vorrà dire che mangerò il più lentamente possibile. Tiè!
Mi sento un po' come una bimba dispettosa, ma ehi, se la sono cercata.
Purtroppo, per me, e un po' meno per loro, non ci vuole molto prima che io finisca tutto ciò che ho nel piatto.
Ho provato anche a fare pezzettini minuscoli di pancake per raccogliere tutto lo sciroppo d'acero che avevo, ma ahimè, anche quello è finito e non ho più appigli a cui aggrapparmi per tirarla ancora per le lunghe.
Quindi alzo gli occhi da quel maledetto piatto.
E li trovo ancora tutti lì a fissarmi nella stessa posizione in cui li avevo lasciati. Ma guarda un po' i casi della vita..
Il mio sguardo si posa, in automatico, prima su Mark. Mi guarda con un sorrisino soddisfatto stampato in faccia e io non posso fare a meno di arrossire pensando a cosa è dovuto quel sorriso.
Ovviamente se ne accorge e mi fa l'occhiolino.
Insolente! E se qualcuno lo avesse visto? Beh, è improbabile visto che stanno tutti guardando me, però non si sa mai.
Però, almeno ha avuto l'accortezza di indossare un maglione dolcevita per coprire i fori sul collo. Non oso pensare come avrebbe reagito Carl se li avesse visti.
È una situazione assurda! Ognuno di noi sa che dovrebbe dire qualcosa, ma nessuno ha il coraggio di farlo.
In cuor mio, so che dovrei essere io a rompere il ghiaccio, ma non riesco proprio a farmi venire in mente niente che possa smorzare la tensione che si e creata.
Sparo sempre tante di quelle cavolate con loro e, ora che ne avrei più bisogno, il mio senso dell'umorismo mi ha abbandonata completamente. Fantastico!
"Allora, come te la sei passata sulla Terra, in queste settimane di libera uscita?"
Non riesco a credere a ciò che le mie orecchie hanno appena sentito. Che razza di domanda è?! Come crede le abbia passate? A spassarmela in giro, magari...
Apro la bocca per rispondergli a tono, ma, poi, la richiudo. In fin dei conti Carl non ha detto nulla di male. Ha solo cercato di rompere il silenzio imbarazzante che si era creato.
Perciò, conto, mentalmente, fino a 10 e poi, finalmente, rispondo:" Non tanto bene. Ho sofferto le pene dell'inferno. La sete di sangue mi perseguitava ovunque andassi, anche se, a volte, riuscivo a gestirla. Non ho idea di come tu faccia, ma io non credo di riuscire a resistere molto così."
"È naturale. Sei un vampiro da così poco tempo... io lo sono da quando sono nato e ho avuto tutto il tempo per imparare a gestirla e a riconoscere i segnali di quando può diventare un problema. Ci vuole tempo e pazienza. E io ti insegnerò come fare."
"Grazie." rispondo io, seriamente grata di ricevere un po' d'aiuto.
Ho provato a gestire questa cosa da sola e ho fallito miseramente. È arrivato il momento di mettere da parte l'orgoglio e di farmi aiutare da chi ne sa più di me.
A proposito, credo proprio sia giunto il momento di fare quella domanda che mi tormenta da un mese e, dato che, tutti e quattro, siamo ben disponibili a parlare con calma e serenamente di tutta questa faccenda, ne approfitto.
"Perché non me l'avete detto? Insomma, lo sapevate tutti e mi avete deliberatamente tenuto all'oscuro di tutto."
Mi alzo e prendo il piatto davanti a me è lo poggio nel lavandino.
Voglio far capire loro che sono completamente calma e che sono seriamente intenzionata a parlarne in modo civile.
"Hai ragione, scusa. In realtà io volevo parlartene, ma Carl mi ha chiesto di non farlo. Diceva di voler essere lui a parlartene."
Mentre Mark parla, la sua faccia dice tutto. È veramente mortificato e dispiaciuto.
Povero, mi dispiace. Vorrei tanto fargli capire che, ormai, mi è passata; che non sono più arrabbiata e che non c'è bisogno che si senta,ancora, così in colpa...
Mi volto verso Carl, inattesa di una sua risposta.
"È vero. Ho chiesto loro di non dirtelo." dice, infine, rassegnato.
"Perché?"
La mia voce tradisce ansia e disperazione e le mie gambe non sono da meno: sto tremando al pensiero di ciò che potrebbe dirmi.
Mi affretto a risedermi, prima che le mie gambe cedano e io mi ritrovi per terra.
"Perché pensavo fosse una cosa che riguardasse solo me e te. Hai sempre pensato che fossimo cugini e volevo essere io a dirti che, in realtà, eravamo fratello e sorella."
Di colpo Matthew sposta, rumorosamente, la sedia, si alza e si dirige verso la finestra. Senza dire una parola.
Ha uno sguardo strano. Così criptico...così pensieroso...
Ci volta le spalle e guarda fuori.
"Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo" continua Carl, ignorando completamente Matthew.
"E allora perché non me l'hai detto? Se volevi così tanto essere tu a dirmelo."
"Perché, che tu ci creda o no, avevo una paura fottuta di come avresti potuto prendere la notizia. Per questo stavo prendendo tempo per cercare il modo migliore per dirtelo. Non pensavo che papà avrebbe rovinato tutto e ti spifferasse ogni cosa. Perlomeno non in quel modo."
Che cucciolo. Mi fa una tenerezza... Nonostante siano passati tanti anni, spera ancora che Tony si penta di ciò che ha fatto e torni da lui, ritornando ad essere una famiglia.
Nonostante il suo unico scopo nella vita sia di farmi fuori, Carl non ha mai smesso di sperare in un lieto fine tra loro. E non posso biasimarlo per questo. Tony è l'unico genitore che ha, l'unico suo appiglio verso un futuro in cui si senta un po' meno solo è un po' più amato.
Come fa a non rendersi conto che non è così?! Che anche se LUI gli ha voltato le spalle, noi ci siamo e ci saremo sempre per lui?! Come fa a non capire che siamo NOI, adesso, la sua famiglia?!
Questo suo lato sentimentale è la parte del suo carattere che preferisco. Apparentemente sembra tanto burbero e freddo, ma, in realtà, è molto tenero e dolce.
Mi si stringe il cuore a dovergli porre la domanda successiva perché so già che lo ferirà ancora di più, ma devo farla, devo sapere.
"Da quanto lo sapete?"
Ed infatti, il suo sguardo si incupisce ancora di più. Il rimorso lo sta torturando.
Passano alcuni secondi prima che mi risponda. Poi, sospira e, guardandomi dritta negli occhi, dice infine: "Dal giorno in cui sono morti i genitori di Mark."
Bum! La bomba è stata sganciata...
Cosa?! Rimango, letteralmente, sbigottita, con la bocca spalancata.
All'epoca io e Melissa eravamo, ancora, due persone distinte. Avevamo, entrambe, due anni ed io non ero ancora entrata nelle loro vite. Il che significa... "Lo sapete da 19 anni?!" sono allibita. "Sono passati 11 anni da quando sono entrata a far parte delle vostre vite e, in 11 anni, non sei mai riuscito a dirmelo?! Alla faccia dell'aspettare il momento giusto... Aspetta un attimo. Se lo sapete da così tanto tempo, allora, quando Matthew mi ha ridato i ricordi di Melissa ha, deliberatamente, dimenticato, di darmi, anche, questo."
Mi volto verso Matthew, che è ancora nella stessa posizione di prima. Non si è spostato di un millimetro.
Sapevo che mi nascondessero delle cose sul passato di Melissa, ma non immaginavo fossero di questa portata.
"Ci dispiace veramente tanto." dice Carl, riportando la mi attenzione su di lui.
Ha un'espressione veramente triste. Non l'ho mai visto così giù di morale. È seriamente dispiaciuto.
Mi volto verso Mark. Se ne sta lì, seduto con la testa tra le mani a fissare il tavolo. Non riesco a vedere bene la sua espressione, ma, immagino, non sia tanto diversa da quella di Carl.
L'unico che non riesco a capire, e a decifrare, è Matthew.
"Tu non hai niente da dire?" mi rivolgo proprio a lui.
Sento che sospira, appoggia una mano allo stipite della finestra e con voce roca dice: "Ci sono molte cose di cui mi pento. E questa è una di quelle. A volte, gli errori che si fanno sono così grandi che è impossibile fare ammenda. E alcuni dei miei errori sono così gravi che non ho nemmeno il coraggio di guardarti negli occhi. Se solo sapessi...probabilmente cambieresti totalmente opinione su di me e non vorresti rivolgermi più la parola."
Mi sembra di sentire la sua voce incrinarsi più di quanto mi sarei mai aspettata, mentre pronuncia l'ultima frase.
Non l'ho mai visto così indifeso e vulnerabile; di solito è sempre così composto ed impostato...
Mi alzo in piedi, mi dirigo verso di lui e lo abbraccio da dietro.
Solo in questo momento mi accorgo che sta tremando come una foglia. Sembra un cucciolo impaurito.
Ma cosa sta succedendo? Perché è in questo stato? Non è da lui. Cos'è che lo tormenta a tal punto?
"Ehi..." sussurro dolcemente sulla sua schiena.
Lui poggia una mano sulle mie, che sono intrecciate e strette intorno alla sua vita.
Sento una lacrima cadere sul mio dito e stringo di più la stretta intorno a lui. Non voglio che stia così. Non voglio che pianga.
Rimaniamo, abbracciati così, per qualche secondo. Secondi che, a me, sembrano ore.
Poi, lentamente, slaccia le mie mani e si divincola dal mio abbraccio, voltandosi verso di me.
È tornato il solito Matthew di sempre.

Eccomi con il nuovo capitolo. Spero sia di vostro gradimento..😚..
Chiedo scusa se ci sono degli errori, ma non ho avuto tempo di rileggerlo. Rimedierò..😬..
Minna, vi ringrazio infinitamente per le 400 e più visualizzazioni..😚..siete fantastici..😍..
Alla prossima..
Kisu, キス..😘..
La vostra
Jeje_Yuki

In sangue veritasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora