Capitolo 1

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Capitolo I

Regina non aveva fretta di lasciare la propria cella. Non era così male là sotto, e, dopotutto, meglio il diavolo che conosci che quello che non conosci. Non l'avrebbe mai ammesso con leggerezza, ma un anno nelle segrete senza sole o vento od aria fresca, un anno senza suo figlio l'aveva piegata più di quanto lei non mostrasse.

Se si fosse fermata a pensarci, avrebbe dovuto ammettere a malincuore che stava camminando sui carboni ardenti e che, prima o poi, si sarebbe spezzata. Comunque, c'era ancora un problema: Emma avrebbe benissimo potuto decidere di tagliarle la testa ed Henry... beh, Henry aveva pieno diritto, più di chiunque altro, di odiarla e lei era semplicemente troppo spaventata di saperlo una volta per tutte. Le piaceva avere la possibilità di immaginare un sacco di cose. A volte l'illusione è accettabile e raccomandata dal dottore.

Seppe di aver esaurito il tempo quando la guardia della Sovrana venne per lei, mantello puramente rosso, completa di corazza ed una spada così lucida che brillava nei corridoi. Aprì la porta, che non era stata chiusa a chiave (Snow sembrava sapere istintivamente che la prigione peggiore è quella interiore), entrò nella cella e, senza nemmeno lasciarle il tempo di alzarsi, la prese per il braccio e la trascinò per i sinuosi corridoi e le strette scale, fino ai corridoi illuminati a tal punto da farle male agli occhi.

Si fermò quando fu davanti alla Sovrana; la guardia strattonò Regina con forza, chiaramente intenzionato a farla inginocchiare di fonte alla sua Signora. La donna si sorprese quando Snow si mosse per fermare la sua caduta, sostenendola ed aiutandola a ritrovare l'equilibrio. Regina non aveva la famosa abilità di Emma Swan nel rilevare le menzogne, ma sapeva che quello non era uno stratagemma. E non lo era nemmeno la scusa che Snow le proferì.

SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ

"Mi spiace, Regina. Non avrebbe dovuto farlo." Snow sapeva di aver piagnucolato un po' quando si era scusata e, solitamente, si sforzava di modellare la propria voce perché non venisse fuori in quel modo, ma era nervosa e beh, ecco qui, si sentiva di nuovo una bambina di dieci anni ed era come se niente fosse cambiato con Regina che era ancora al di sotto dello stato regale di Snow eppure, tutto ciò che Snow sembrava volere era entrare nelle sue grazie, era avere il suo affetto. Come se il tempo e la loro vita a Storybrooke non si frapponessero tra loro. Cercò di prendere il braccio di Regina, ma fu respinta. La guardia reagì, ma fu fermata da un suo movimento della mano.

Prese un profondo respiro. "Queste sono le tue stanze. Quelle di Emma sono giusto dall'altra parte del corridoio. Quelle di Henry sono accanto alle sue." Si mosse per la camera, dirigendosi verso la finestra per aprirla, facendo indietreggiare Regina per la troppa luce, costringendola a strizzare gli occhi più e più volte. Forse, in fin dei conti, Emma aveva preso la goffaggine da sua madre. "Troverai un guardaroba per te oltre a quella porta." E dato che Regina non fece un passo, Snow si mosse ed aperse la cabina armadio per mostrarle una selezione di vestiti appesi. Desiderava davvero che Regina non sembrasse così poco colpita. Quella non era la Regina che conosceva, e ciò la sconvolgeva. "Emma dovrebbe arrivare a momenti. Forse vorresti cambiarti prima di vederla?"

"Temi che possa stonare con le decorazioni, Snow cara?"

Qualcosa del genere, pensò Snow, ma non ebbe bisogno di rispondere. Sapevano entrambe che se Emma avesse visto Regina in quello squallido vestito nero avrebbe saputo, senza ombra di dubbio, dov'era stata Regina tutto quel tempo.

"Devo chiederti, Regina, di non dire ad Emma od Henry dove sei stata."

"Oh? Cosa dovrei dire loro, allora? Che sono stata a Parigi o Roma, ad esempio?"
"Niente. Preferirei che non sapessero."

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