Capitolo 11

829 46 4
                                    


"Penso che tu sia la ragazza poster per una mela al giorno leva il medico di torno, Regina. Guardati, molto meglio." Emma continuava a parlare, nonostante il fatto che Regina fosse incosciente. Aveva scoperto che poteva farlo, poteva passare ore a concentrare tutte le sue energie nel fare quel poco che poteva per migliorare le cose. E mentre le ore passavano, la bruciatura era migliorata, guarendo. Il forte colore di essa era effettivamente calato di qualche sfumatura ed Emma osò sperare. La febbre proprio non voleva scendere ma come faceva lei a sapere se fosse normale o meno? Forse lo era.

Emma collassò affianco a lei, guardando Regina, allerta al più piccolo dei suoni.

(Ci sono così tanti modi di dire ti amo.)

SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ

Era rimasto molto poco di lei. Molto poco con cui sentire, molto poco da sentire. A volte era e c'era dolore, altre volte non c'era proprio nulla.

Lei bramava i momenti in cui era lì, ci si appigliava, denti e unghie. Non perché il dolore significasse che era viva (arriva un certo punto in cui semplicemente non ti interessa ed abbastanza è abbastanza) ma perché non era sola.

Era solo una presenza, all'inizio, e poteva essere chiunque, veramente. Ma poi quella presenza era diventata Emma. Le mani di Emma, la magia di Emma con quel suo odore giovane. Aveva molto l'odore di quando Henry era un bebè. Era un odore confortante e poi era un calore confortante.

E poi non era di nuovo più lì.

.

.

Si svegliò in assenza di dolore, quanto era strano? Il dolore era stato parte di lei da quando poteva ricordare. E c'era quell'odore giovane della magia nuova di Emma e quella magia si irradiava in lei, in profondità nella carne, alleviando la tensione del suo corpo.

"Emma?" C'era un leggero panico senza respiro.

"Sono qui. Cosa posso fare, Regina? Cosa posso fare?"

"Volevo solo essere sicura..."

Se solo fosse riuscita a stare .

.

.

Era stato l'odore di mele e magia che l'aveva riportata indietro. E poi qualcosa di fresco e frizzante colò sulle sue labbra e solo allora sembrò che le appartenessero – un bruciante, secco deserto. La frizzante freschezza era dolce, allettante. Sapeva anche molto di magia. Sapeva di vita. Emma chiacchierava come se fossero state sedute a bere tè. Lei avrebbe pianto se avesse avuto le lacrime: dietro di lei, Emma la sosteneva e si preoccupava di lei. Per lei.

Emma diceva con atti di gentilezza ciò che Regina aveva sempre voluto sentire.

(Ci sono così tanti modi di dire ti amo.)

SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ

La magia è come un muscolo. Più lo eserciti, più diventa forte. Probabilmente era vero. Alla fine del quarto giorno, l'occhio del ciclone dell'incantesimo era libero da bolle e la bruciatura che aveva l'aveva macerato era quasi scomparso, ore ed ore dell'incerta magia di Emma che lentamente rigenerava la pelle ed i tessuti sotto ad essa.

"Emma?"

"Sono qui. Sono qui accanto. Di che hai bisogno?" E la sua mano saliva, leggera, a scostare i capelli dal suo viso per raffreddare la febbre che non voleva sapere di andarsene.

"Volevo solo essere sicura..."

"Non me ne vado."

"Non lasciarmi..."

Educating EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora