Capitolo 7

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Era rum dannatamente buono. Colpì proprio il punto giusto. Il ballo l'aveva resa assetata ed arrabbiata ed il rum era proprio il drink di cui aveva bisogno. Si scolò un altro bicchiere di quella roba e si buttò sul letto trapuntato, gemendo. Il suo corpo le stava chiedendo cose che lei non riusciva propriamente a comprendere, il suo cuore batteva ansiosamente, cercando di confessare qualcosa che lei non voleva sentire. Si alzò e si riempì nuovamente il bicchiere. Rum dannatamente buono. Buon piccolo rum, che già stava facendo quello che doveva fare.

Si alzò e percorse la lunghezza della stanza, il vestito che svolazzava dietro di lei. Qual era il punto di apparire così (così carina), o sentirsi così (di successo) se non c'era nessuno che ne volesse una parte con lei? Calciò il primo pezzo di mobilia che trovò il suo piede, una piccola e delicata cassettiera. Il cassetto basso si scardinò. Beh, merda, ai servi sarebbe partito un embolo e Snow avrebbe avuto un attacco di profondo amore materno e forse era meglio aggiustarlo e basta. Se nessuno avesse potuto vederlo, sarebbe stato quasi come se non fosse mai successo.

Dannatamente previdente da parte di Regina, lasciarle tentare la fortuna con una brocca così grande, perché in quel momento ne aveva bisogno. Un altro bicchiere ed il calore iniziò ad irradiare dal suo ventre ai suoi muscoli. A momenti, quel ronzio nel suo sangue si sarebbe acquietato. A momenti. Prese il cassetto da dov'era e fece del suo meglio per aggiustarlo. Non aveva un bell'aspetto, ma forse avrebbe passato gli esami per un po'.

Era tentata di calciarlo ancora. Solo così da potersela prendere con qualcosa.

Qualcosa nel retro della sua mente le disse che stava esagerando, ma era solo un sussurro in confronto al modo in cui la sua rabbia stava gridando e strillando. Odiava Regina, odiava le sue maniere raffinate e le sue tazze di te e pasticcini, le sue forchette e cucchiai e coltelli. Odiava i suoi ed i suoi prego. I vestiti e le mele. Odiava tutto – fino all'ultima cioccolata – di lei perché c'erano già abbastanza problemi nella sua vita senza aggiungerne un altro. Odiava Regina per non essere inclinata nella stessa direzione. E la odiava perché voleva qualcosa a cui non riusciva esattamente a dare un nome. E questo era imbarazzante di per sé.

Avrebbe dovuto fare uno sforzo maggiore nel baciare principi al ballo. Diamine, sarebbe dovuta uscire immediatamente ed iniziare a baciare rane a caso perché le probabilità c'erano -questo essere nella stupida Foresta Incantata e tutto- che uno di questi si trasformasse davvero in un principe. Uno di cui si sarebbe perfino potuta innamorare. Uno che avrebbe potuto dirle dove fosse stato negli ultimi 12 mesi. Uno che non avesse maledetto un regno in un altro universo. E mentre era nella sezione richieste del programma, uno che non avesse affatto maniere perché di quelle era stufa. Tu aspetta, Regina. Tu aspetta. Sarai dispiaciuta, ma per allora sarà troppo tardi.

Si servì una generosa porzione della brocca d'acqua trasformata in rum, prese la propria giacca ed uscì dalla porta di servizio, la musica che permeava l'aria e che la portava ad un passo dalla follia. Se solo avessero avuto google qui. Come vai in giro in cerca di rane?

"Qui ranocchietta!"

Oh non essere così stupida, Emma, le rane non vengono quando le chiami. E probabilmente erano ibernate quando c'era la neve. Che era alta fino al ginocchio. Il rum fece un buon lavoro nel proteggerla dal freddo, ma il suo vestito ora era una floscia massa di rosa sporco trascinata dietro di lei nella fresca coperta bianca sul terreno, che non faceva nulla per riscaldarla. La sua giacca era quasi altrettanto inutile. C'era la speranza che se avesse trovato la rana giusta, avrebbe forse potuto baciarla e quando fosse diventata un principe, lui avrebbe potuto stringerla tra le braccia e scaldarla. E farle dimenticare... beh, dimenticare... come chiami le rane femmina?

Educating EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora