Capitolo 13

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"Emma? Per favore apri la porta."

C'era qualcosa bloccato nella sua gola. Qualcosa che le rendeva tremendamente doloroso respirare. Realizzò che era un grido quando uscì.

"Snow. Solo non ora. Per favore." La voce venne fuori ferma e piena. Le ragazze grandi non piangono. Non su vecchi sciocchi cuori che dovrebbero essere più giudiziosi. Era imbarazzante e la faceva sentire debole e lei era più giudiziosa.

Ma la verità è: i cuori possono rompersi anche se sono fatti di muscolo elastico che può prendere un battito come un campione. Sarebbe più facile se semplicemente ci rannicchiassimo e morissimo quando si rompono perché ora poteva dire con tutta certezza che quella merda ispiratrice delle carte hallmark era effettivamente la fottutissima verità: l'amore è eterno e sarebbe meglio morire quando l'amore se ne va. A parte il fatto che non lo fai. Ed a chiunque se ne sia venuto fuori con è meglio aver amato e perdutobisognerebbe sparare nei coglioni. Due volte.

SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ

Il vassoio rimase intoccato sul pavimento di pietra accanto a lei. Le uova strapazzate che aveva fatto lei fecero uno strano liquido, il pane caldo divenne stantio, il burro si rapprese, la frutta tagliata di scurì.

Era stupido, tutto ciò. Era una donna adulta, aveva un bambino ed un lavoro sicuro che non richiedeva alcuna abilità particolare. Non poteva essere quell'unica persona che lasciava la sua vita ad infastidirla così tanto. Era ridicolo, patetico. Era meglio di così. Diamine, era più giudiziosa di così. Regina stava probabilmente ridendo fino a farsi saltare il culo in quel momento, conoscendo il danno che si era lasciata dietro. Regina era quel tipo di persona comunque. Si nutriva della sofferenza delle altre persone. Giusto?

E comunque, questa si sarebbe potuta vedere come una botta e via. Solo una molto lunga. Le botte e via sono state il suo pane quotidiano, cosa c'era di sbagliato in questa ora?

Aveva solo bisogno di togliersela dal culo, pulire, far vuotare ed arieggiare quella stanza ed andare solamente avanti con i suoi doveri principeschi. Come... lucidare le sue scarpette di cristallo e la sua tiara o qualcosa del genere.

Emma Swan non sarebbe caduta così facilmente. Mai, all'inferno.

Aveva solo bisogno di riprendere fiato.

SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ~SQ

Il cibo sul vassoio si preservò incredibilmente bene. Principalmente perché le camere erano fredde come l'inverno ed Emma non poteva darsi pena per un fuoco.

I suoi pensieri degenerarono. Andò dalla sua dieta di base di non vale veramente alla novità assoluta di ti prego dio, fallo smettere con un contorno di tutta sola completa con visioni di se stessa diventata una vecchia megera sola in un cottage nella foresta, circondata da rospi domestici. E fu allora che partì la crisi di pianto. Dall'autocommiserazione venne la percezione di sé: faceva male per il rigonfiamento nel suo cuore. Era grande e pesante e tremendo da portare in giro e sembrava terribilmente Regina e suonava come lei e se ci pensava abbastanza a lungo, odorava come lei. Quella forma nel suo cuore era quello che faceva male. Le faceva dire ti amo.

Il pensiero di non averlo mai detto, non una volta, ti amo, lo rese cristallino come l'acqua. L'aveva fatto. L'aveva fatto con tutto il suo cuore e non aveva mai detto una parola. Era fondamentalmente una merda a parlare di sentimenti – ed ora, non ci sarebbe stata l'opportunità, perché Regina era andata.

Era quella la perdita. Non era mai riuscita a dire ti amo. Oh fanculofanculofanculo.

Se hai mai pianto tutta la notte saprai che c'è un momento in cui non rimane niente, quando il cuore resta silenzioso, non c'è rimasto niente di te. Nulla.

Educating EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora