5- Il nuovo collega

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Mi sveglio di soprassalto, realizzando che oggi è lunedì e devo andare a scuola. Afferro il cellulare per controllare l'ora, le sei e 28.

Visto che tra due minuti suonerà la sveglia, la disattivo decidendo di regalarmi i prossimi centoventi secondi per pigroneggiare sotto le coperte.

Poi, all'improvviso, mi sovviene che oggi dovrebbe arrivare il supplente di matematica in sostituzione della Barbon. Mi alzo di colpo e mi dirigo verso la mia scrivania, cercando nella mia borsa di scuola. Controllo la mia agenda confermando il mio dubbio, ora certezza.

Il nuovo collega avrà lezione subito dopo la mia ora di inglese nella terza F e quindi lo incrocerò al cambio dell'ora.

Spero con tutta me stessa che non assomigli nemmeno un po' a Micheli. E non mi riferisco all'aspetto fisico, anche se con Micheli, la natura quella volta dev'essere stata davvero arrabbiata.

Spero che il nuovo supplente sia un po' più serio, che mi risparmi quelle battute penose a cui non so mai cosa rispondere né che faccia fare per non sembrare antipatica.

A volte penso di essere fortunata a non essere uno dei miei alunni della terza F. Un professore come Micheli è una mezza istigazione al suicidio. Ho sentito che ha chiesto trasferimento per l'anno prossimo. Non so perché, o forse sì, ma spero ardentemente che glielo concedano.

Mi faccio una doccia e mi attardo a far colazione prima di tornare in bagno a lavarmi i denti e truccarmi.

Decido in indossare un completo pantalone blu con una camicetta bianca a fiorellini blu: un abbigliamento pratico, ma al tempo stesso piuttosto professionale e abbastanza sofisticato.

Se è vero che la prima impressione è quella che conta, meglio partire con il piede giusto, anche se quello nuovo, in questo caso, è il supplente e forse è lui che dovrebbe guadagnarsi la nostra ammirazione.

Ma forse non ne ha bisogno, viste le grandi lodi che ne ha tessuto il dirigente scolastico durante la presentazione.

Spero solo che non sia uno di quei professori altezzosi che guardano tutti dall'alto in basso.

Controllo di aver riposto il mio materiale nella borsa di lavoro, mi accerto di aver inserito i compiti che ho finito di correggere nel week-end, inforco i miei occhiali da vista, raccolgo le chiavi dell'auto ed esco di casa dirigendomi a scuola.

La prima ora di lezione è in prima E, una classe abbastanza tranquilla. I miei alunni sono ancora piccoli e talvolta un po' spaesati. E' piuttosto facile gestirli e sono molto interessati a tutto ciò che propongo loro.

Poi ho un'ora di ricevimento genitori, prima di passare in terza F.

Quando entro, trovo la classe in fibrillazione.

"Good morning teacher. We have a big problem" mi informano concitati ancor prima che sia riuscita ad appoggiare la mia cartella sulla cattedra.

"Good morning students. What's happening?"

"Oh, we... no, the boys... The teacher..." cercano di dirmi sovrapponendosi gli uni agli altri. Non riesco a capire nulla, tranne realizzare che oggi sarà una giornata alternativa.

"Vi andrebbe di raccontarmi con calma che cosa vi preoccupa? Magari per questa volta in italiano?"

"Sì, prima il professor Micheli..." comincia uno.

"Ci ha detto che non ci porterà più in gita se..." integra una ragazza, sovrapponendosi al compagno.

"Se non avremo tutti almeno la sufficienza nelle sue materie" riescono alla fine a dirmi spezzettando la frase, tutti angosciati.

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