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Incontro Luca al cambio dell'ora. La cosa ha un che di déjà vu, ma in tutt'altra chiave.

Me lo ritrovo di fronte e mi guarda con un'espressione neutra sul viso.

"Ciao Sara."

"Ciao Luca" lo saluto senza accennare ad alcun sorriso, ma limitandomi ad uscire dall'aula il prima possibile, quasi come se lo spazio intorno a noi si fosse improvvisamente ristretto e l'aria si fosse rarefatta.

Appena richiudo la porta alle mie spalle dopo essere uscita, mi fermo per un attimo e mi concedo di respirare.

Per un momento vado con la mente al ricordo del nostro primo incontro, un paio di settimane fa, quando improvvisamente me lo ero ritrovata davanti.

"Buongiorno, sono Luca Benetti" mi aveva detto avvicinandosi con un sorriso fantastico disegnato sulle sue labbra come un'opera d'arte. Ricordo ancora il suo ciuffo castano che gli ricadeva sulla fronte e gli occhi, quegli occhi color cioccolato intenso.

Sento una stretta al cuore al solo pensiero di quei momenti che ora sembrano così lontani.

Scendo in aula insegnanti e deposito il mio materiale, poi prendo un caffè alle macchinette e comincio a lavorare sul progetto di inglese.

Contrariamente ai giorni prima della gita, in cui Luca era perennemente a scuola e me lo trovavo davanti ad ogni occasione, adesso invece è diventato bravissimo a glissare qualsiasi opportunità di incrociarci.

Provo a lasciargli tempo, a vedere se fa il primo passo, a vedere se cambia qualcosa tra di noi, ma i primi due giorni della settimana passano senza che accada nulla di interessante.

Mercoledì me lo ritrovo in aula insegnanti. Sta riponendo un pacco di verifiche nel suo armadietto.

"Ciao Luca."

"Ciao Sara."

Una volta in più, il suo tono di voce è neutrale, apatico.

Mi guarda, ma i suoi occhi sono freddi, il suo sguardo controllato.

"Tutto bene?" gli chiedo.

"Sì grazie" risponde secco senza aggiungere altro.

"Grazie, anch'io sto bene" lo prendo in giro dicendo tra l'altro ciò che non penso. Non sto affatto bene e non capisco come lui possa essere diventato all'improvviso così freddo, così lontano.

Non demordo.

"Ci vediamo nel pomeriggio per lavorare ai progetti?" gli chiedo con un filo di speranza che il fatto di ritrovarci da soli o quasi ci aiuti a riprendere da dove abbiamo interrotto.

"No, ci lavoro dallo studio."

Bene, anche questa opportunità è sfumata.

"Ci vediamo venerdì" mi dice uscendo dall'aula.

Giusto, domani è giovedì ed è il suo giorno libero.

Dopo le prime tre ore passate a scuola, decido che la cosa non può andare avanti così.

Non posso rovinarmi il fegato a causa sua, cercando di capire il suo assurdo comportamento e lui non può limitarsi semplicemente ad ignorarmi.

Basta!

Gli ho lasciato sin troppo tempo per provare a riavvicinarci, per spiegarmi.

Afferro il mio cellulare e gli mando un messaggio.

Da: Sara

A: Luca

Luca, per cortesia, ho bisogno di parlarti.

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