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Luca percorre con un'andatura piuttosto rilassata i pochi chilometri di strada, a tratti ombreggiata da grandi alberi, fino a fermarsi davanti ad un imponente cancello di ferro.

Estrae dalla tasca un telecomando e lo apre, facendosi strada all'interno di un vialetto fiorito.

Davanti a me si staglia una grande casa, una villa in stile anni sessanta, ma recentemente restaurata.

Sul davanti ha un ampio portico dove trovano spazio un tavolo da esterni e delle poltroncine in legno ricoperte da cuscini imbottiti di colore chiaro.

Fioriere di metallo ospitano piante fiorite dai colori sgargianti.

Luca mi invita a seguirlo.

"Questa è la casa dove sono nato e cresciuto" mi precisa. "Vieni."

Suona il campanello, ma due secondi dopo apre la porta d'ingresso.

Entra in casa e subito una bella signora sulla cinquantina ci viene incontro.

Ha un fisico esile, i capelli biondi ordinati, la carnagione chiara ed un lieve velo di trucco.

"Ti presento mia mamma" mi dice Luca e subito lei mi tende la mano facendomi un sorriso caloroso.

"Piacere, Sara" rispondo tendendo la mano a mia volta ed accogliendo la sua stretta energica, mentre incontro i suoi occhi chiarissimi, quasi cristallini.

Sorrido anch'io a questa donna minuta, così diversa fisicamente dal figlio.

Luca è alto, dalla carnagione abbronzata, con i capelli scuri e gli occhi color del cioccolato fondente. Deve aver preso dal padre, evidentemente.

"Lei è una mia collega" le precisa Luca "volevo farle vedere dove sono cresciuto."

Il sorriso di sua mamma diventa ancora più ampio e caloroso. Forse si aspetta che quelle parole significhino qualcosa di più del loro stretto significato letterale.

"Venite in salotto, accomodatevi" ci invita, prima di chiederci cosa ci può portare.

"Nulla signora, non si disturbi" le dico, ma lei non ne vuol sapere.

"Ci mancherebbe, nessun disturbo. E poi, ultimamente, non è che Luca passi da queste parti così spesso..." lo guarda con aria di rimprovero.

"Mamma, sai che ho tanti impegni."

"Anche Marco, ma lui passa ogni tanto."

"Eh, già, lui è quello bravo" commenta Luca, punzecchiandola.

"Lo sai che non lo dico per questo e non voglio che tu pensi che vi considero in modo diverso. Semplicemente, una mamma avrà pur diritto di vedere i suoi figli, no?" e ci lascia soli uscendo dalla stanza.

Mi guardo intorno in questa sala dall'arredo classico, con i divani di velluto color nocciola, il tavolo da pranzo intarsiato su cui spicca un vaso di fiori pieno di rose e lisianthus e le sedie attorno ad esso foderate di tessuto bianco in modo da sembrare delle poltroncine.

E' tutta un'altra cosa rispetto allo stile essenziale della casa di Luca. O della mia.

Ma mi piace assaporare ogni dettaglio pensando che ogni cosa, ogni suppellettile, ogni quadro ha accompagnato la vita di Luca fino all'università, quando poi è uscito di casa.

Sua mamma ci raggiunge portando un vassoio di biscotti fatti in casa spolverati di zucchero a velo e con le goccioline di cioccolato. Lo deposita sul tavolino davanti al divano.

IL SUPPLENTE (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora