6 - Un caffè al bar

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Martedì ho lezione soltanto alle ultime due ore. Trascorro parte della mattinata a preparare la lezione nelle due classi, poi mi reco a scuola con un po' di anticipo.

Vado a sedermi in aula insegnanti, in attesa che termini l'intervallo.

Micheli entra reggendo in mano una tazzina di caffè fumante.

La appoggia sul tavolo davanti a dove sono seduta e prende posto di fronte a me.

«Sapessi che scaturita ho dato ieri alla terza F» esordisce con un tono di voce che tradisce una certa nota di sadismo.

Visto quanto mi hanno riferito i ragazzi, non ho grossi dubbi che le cose siano andate proprio così. Mi chiedo come farò a togliermi quel dubbio che mi assilla e che mi fa star male al solo pensiero, cioè a chiedergli se davvero verrà in gita con noi come docente accompagnatore della terza F, ma aspetto che continui a parlare lui, prima di passare a qualche domanda più precisa.

«Cos'è successo?» provo invece a chiedere con un certa nonchalance per non caricare le sue parole di troppe aspettative.

Lui sorseggia con calma il suo caffè, soffiandoci sopra prima di berlo e rendendo interminabile l'attesa.

Quando se la tira così tanto, lo strozzerei proprio.

«Ho detto che se non avranno tutti almeno la sufficienza non li porterò in gita» mi comunica soddisfatto con un'aria ebete stampata in faccia.

«Sul serio?» chiedo stupita che abbia posto questa condizione. Se fosse un po' meno stretto di manica, forse i ragazzi raggiungerebbero l'obiettivo. Comunque non condivido i suoi metodi.

«Li ho presi in giro!» mi confida subito dopo con un ghigno che si stampa sulla sua faccia.

Oddio, quanto mi sta antipatico!

Cerco di non lasciarmi andare a questo genere di sentimenti negativi e tento ancora una volta di sostenere un minimo di conversazione civile.

«Meno male! I ragazzi erano così preoccupati...» E subito dopo integro: «Non puoi condizionare un momento bello come quello della gita di fine anno per le terze ai voti della tua materia» gli faccio notare, forse con più enfasi di quanto avrei voluto. «Per quella data, non avremo ancora fatto gli scrutini e sai che a volte le valutazioni possono essere un po' modificate.»

Ma devo essere io, che sono una delle insegnanti arrivate da poco, a spiegargli queste cose?

Oddio, lo detesto!

«Infatti! Ma non era quello il vero motivo. In realtà, non sarò io ad accompagnarli in gita, li ho soltanto presi in giro.»

Il mio cuore manca un battito per il sollievo che mi provoca questa notizia.

Inizia a ballare una rumba scatenata.

Mi verrebbe perfino da ridere per la contentezza e l'immenso sollievo che sta regalando alla mia anima torturata, ma non posso lasciarmi andare, non devo dimostrare così palesemente la mia improvvisa contentezza.

Soprattutto, non voglio dargli soddisfazione.

Non so ancora chi verrà in gita con me ad accompagnare i ragazzi al posto della Barbon, ma il fatto che non sia lui è un motivo di gioia smisurata per me, comunque a questo punto mi gioco il tutto per tutto.

«E chi li porterà in gita allora?» continuo ad indagare.

«Non so, deciderà il dirigente. Io gli ho confermato che non sono disponibile.»

Sì, sì, siiiiiiiii!

La campanella suona e mi affretto ad uscire dall'aula insegnanti per raggiungere la seconda E.

IL SUPPLENTE (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora