3- All'International School

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«Cari professori, vi ho convocato per darvi un'importante comunicazione» ci informa il Dirigente scolastico durante il consiglio di classe della terza F, riunito in via d'urgenza due giorni fa.

Visto gli argomenti generici posti all'ordine del giorno, "comunicazioni sulla classe" e "varie ed eventuali", mi ero chiesta cosa ci potesse essere di così incombente da richiedere una tale misura straordinaria. E' vero che la terza F è un po' più impegnativa da gestire delle altre cinque classi in cui insegno, ma nulla di particolare.

I ragazzi, seppur provenienti da vari Stati, sono abbastanza ben amalgamati e, almeno in inglese, non hanno grossi problemi né sotto il profilo del rendimento scolastico, né sul piano della comunicazione.

Non venendone a capo in base alla mia valutazione, avevo provato a chiedere anche a qualche collega, ma nessuno sembra sapere il vero motivo di questa riunione.

«Elodie, hai idea del perché di questa convocazione per la terza F?»" avevo chiesto alla giovane insegnante di francese del mio stesso corso.

«No, il preside ha scritto che si trattava di comunicazioni» aveva precisato con le sue "o" strette, l'erre moscia ed il suo marcato accento parigino. Ovvio, la convocazione l'avevo letta anch'io, ma era un po' troppo scarna e mi chiedevo cos'altro ci possa essere sotto.

«E' strano, di solito il preside è un po' più dettagliato nell'elenco degli argomenti all'ordine del giorno» avevo commentato.

«Sarà qualcosa di poco importante, allora» aveva minimizzato Elodie con una scrollata di spalle.

Al che, avevo deciso di lasciar correre, riservandomi di capire qualcosa di più preciso direttamente durante la riunione.

«Come forse qualcuno di voi avrà già notato» il dirigente riprende il discorso, richiamando la nostra attenzione generale e la mia in particolare, «la professoressa Barbon ultimamente ha dovuto fare alcuni giorni di assenza.»

E' vero. A pensarci bene, è da un po' che non ho avuto modo di incrociare la collega di matematica nei corridoi o in sala insegnanti. Forse si sarà presa l'influenza.

«Ebbene,» riprende il dirigente, fugando immediatamente i miei dubbi «mi ha autorizzato ad informarvi, in via del tutto confidenziale, che purtroppo ha dei problemi di salute. Nulla di grave, ma si dovrà riguardare parecchio e dovrà restare a casa per i prossimi mesi.»

Subito si alza un brusio di sottofondo che mi fa capire che, esattamente come me, anche gli altri colleghi non sapevano nulla dei suoi problemi di salute.

«Per questa settimana, copriremo le sue ore con qualche supplenza occasionale del personale interno, ma vi anticipo che sarà sostituita dal professor Benetti, che prenderà servizio già lunedì e concluderà l'anno scolastico al suo posto. Gli spetta un compito impegnativo, dovendo preparare in modo adeguato le classi del suo corso, in particolare la terza che fra un paio di mesi dovrà sostenere l'esame di stato. E' un cambiamento che non era previsto e l'improvvisa sostituzione della collega Barbon, che siamo obbligati a fare in un periodo così delicato, potrebbe creare qualche disagio alla classe che, come sapete meglio di me, si è ultimamente rivelata piuttosto turbolenta. Vediamo però di collaborare tutti insieme verso il comune obiettivo in modo da concludere l'anno scolastico nel miglior modo possibile.»

Sollevo lo sguardo verso i miei colleghi, alcuni molto più anziani di me sia in termini anagrafici che di servizio e sui loro volti leggo le espressioni più svariate.

Guardo verso Micheli, il professore di lettere, che si lascia andare ad uno sbuffo quasi con sarcasmo, con la sua solita aria di sufficienza. E' abbastanza giovane, sarà sulla quarantina, porta la barba ed è completamente calvo.

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