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Lunedì mattina.

In genere non è la mia giornata preferita perché è l'inizio della settimana e riparte la solita routine, anche se non mi dispiace andare a scuola ed insegnare ai miei ragazzi, ma oggi ho un motivo in più per recarmi al lavoro volentieri.

Intanto, perché sono reduce di un bel week-end, intenso soprattutto sotto il profilo emotivo, ma sicuramente entusiasmante.

E poi, perché questa settimana ci sono le gare di inglese. Oggi pomeriggio c'è la selezione d'istituto, venerdì pomeriggio ci sarà quella a livello provinciale.

Quando mi raggiunge a scuola, Rebecca è già in fibrillazione.

E non solo per le gare d'inglese.

"Mi ha chiamato Thomas, via skype, sabato sera" mi annuncia e si avvicina a me guardandomi con un sorriso a tutta faccia "e abbiamo fatto sesso al telefono per un'ora" mi sussurra pianissimo in modo che nessuno possa sentirla. Un paio di insegnanti sono in fondo alla stanza, lontano da noi e stanno parlottando senza dar l'impressione di prestare alcuna attenzione a noi.

Mi giro e la guardo con una strana espressione in viso, più sullo sconvolto che sul sorpreso.

La mia collega ha sempre l'aria composta, quella ovvia flemma inglese che la contraddistingue e quel suo impatto british che la caratterizza molto sul piano professionale, ma evidentemente sotto le ceneri si cela il fuoco vivo ed il modo in cui mi annuncia il suo piccolo segreto me ne dà la conferma.

"Miss Moore!" esclamo con espressione sconcertata.

Lei mi sorride, quasi a giustificarsi.

"Dai Sara, non fare la bacchettona!" mi rimprovera bonariamente facendomi sorridere. Effettivamente, non l'ho mai provato, ma se la distanza proprio si mette di mezzo, non vedo altre soluzioni per divertirsi un pochino.

"Hai ragione!" esclamo.

"Se non lo si può fare di persona, ci si accontenta, non credi?" considera con ovvietà.

"Ah, certo!" e torno con il viso sui fogli che ho davanti, cercando di non dar troppo a vedere il leggero imbarazzo che le sue parole mi hanno comunque provocato. Forse un po' bacchettona, almeno nell'anima, lo sono proprio.

Ripenso per un momento al fatto che sono più fortunata di lei perché Luca è a molti meno chilometri di distanza da me rispetto al suo Thomas e ho meno problemi ad incontrarlo di persona.

A parte quando il mio caro collega sembra adottare tutte le strategie possibili ed immaginabili per evitarmi, come fa regolarmente quando siamo a scuola.

Spero con tutta me stessa, però, che il week-end appena trascorso gli abbia fatto capire tante cose.

"Dunque, facciamo il punto!" mi dice lasciando da parte le sue rivelazioni hot e passando concretamente al programma della giornata. "Oggi ci sono le selezioni d'istituto, i ragazzi sono già stati convocati, la biblioteca, in cui faremo la prova, è già stata allestita; ho controllato prima con il bidello..."

"Non si chiamano più bidelli" scherzo "Si offendono..."

"Ok, hai ragione. Ho controllato con il collaboratore scolastico."

Poi passa in rassegna gli altri adempimenti e alla fine mi sottopone l'elenco dei partecipanti alla selezione.

Ci mettiamo una buona mezz'oretta prima di completare il tutto e verso l'ora di pranzo ci raggiunge a scuola anche Luca. Mi sorride in modo cortese, come i primi giorni, ma sembra che la parentesi "notte in gita" così come quella della "gita la lago" siano state temporaneamente sospese. Luca è così professionale, così lontano...

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