11. KEITH

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La verità è che non so il vero motivo per cui ho deciso di presentarmi a casa di Ashley senza preavviso. Da una parte mi sono sentito in colpa per la discussione avuta tra lei e Lynn che riguardava chiaramente la mia persona, dall'altra parte ho pensato che trascorrere il sabato sera in solitudine fosse deprimente per lei, soprattutto se tutto ciò che ha in programma è guardare Sex and the City.

Però c'è un altro pensiero che si fa largo nella mia testa, pensiero a cui cerco di non dar retta ma che è talmente ostinato che non riesco a pensare ad altro. E mentre mi ritrovo a fissare Ashley, seduti uno di fronte all'altro, con le gambe che si sfiorano sotto al tavolo e l'odore di cibo cinese che aleggia nell'aria, inizio a chiedermi se la mia decisione avventata di correre a casa sua non fosse dettata dal semplice desiderio di vederla.

Non appena abbiamo iniziato a parlare, sono rimasto colpito dalla sua loquacità, dalla sua frenesia mentre mi raccontava del paesino in cui è cresciuta e dal luccichio che attraversava il suo sguardo quando ha rivleato il suo sogno di diventare una sceneggiatrice di successo.

Più di ogni altra cosa, sono rimasto come ipnotizzato dal colore singolare dei suoi occhi a cui non riesco a dare un nome. Fin dalla prima volta che l'ho vista, ho pensato che la parte più bella del suo viso fossero proprio gli occhi, che inizialmente mi sembravano semplicemente castani. Ma ora che li guardo meglio, riesco a scorgere in essi delle striature che vanno dal verde all'ambra, una combinazione di colori assolutamente bellissima.

«Non ti farò leggere le mie storie», dice Ashley risvegliandomi dai miei pensieri.

C'è stato un breve silenzio tra noi due subito dopo averle chiesto di farmi leggere una delle sue storie piccanti, silenzio anche un po' imbarazzante in cui Ashley cercava un modo per non sprofondare sulla sedia dalla vergogna e in cui io mi sono domandato il perché i ruoli si fossero invertiti. Mi sento più spudorato di quanto non lo fosse stata Ashley la sera in cui mi ha proposto un posto perfetto dove collocare il mio nome, -frase che ancora oggi continua a rimbombare nella mia testa e a farmi arrossire come una verginella-, anche se stasera non ho toccato argomenti scomodi e impertinenti. E forse il problema sta proprio qui, perché ho posto domande ad Ashley con lo scopo di conoscerla meglio e la cosa mi è piaciuta tanto dal farmi desiderare di sapere di più.

Se prima ero venuto con l'idea di farle compagnia come un semplice e innocente nuovo amico, in questo momento, invece, mi sento trepidante come se fossi al mio primo appuntamento, mentre una certa eccitazione mi percorre da capo a piedi, solleticando ogni fibra del mio corpo.

«Perché?» Le chiedo tenendo i gomiti sul tavolo e le dita incrociate sotto al mento. «Se vuoi diventare una sceneggiatrice di successo devi cominciare a farti conoscere, Ashley».

«Lo so, ma le mie storie attuali non sono pronte a farsi conoscere», ribatte lei sfoggiando un sorriso allegro. «Diciamo che scrivo per divertimento ancora. Le sceneggiature più serie e stuzzicanti arriveranno col tempo, quando imparerò nuove tecniche del settore all'università».

«Sicuramente, ma voglio ricordarti che mi devi un premio», dico con l'intento di stuzzicarla, «e l'unica cosa che riuscirebbe ad accontentarmi è una delle tue storie piccanti».

Ashley alza gli occhi al cielo, ridacchiando e abbandonandosi contro lo schienale della sedia. Mi guarda con occhi magnetici, rimuginando sul da farsi, e riesco a percepire la sua indecisione. Sono certo che da una parte vorrebbe farmi leggere qualcosa di suo, ma dall'altra, deve combattere con il suo imbarazzo.

«Che c'è?» Le chiedo vedendola in difficoltà. «Non puoi vergognarti di mostrarmi i tuoi lavori dopo che mi hai chiesto di praticarti del sesso orale la prima sera in cui ci siamo conosciuti, e soprattutto non dopo che ti ho anche salvato la vita».

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