Prologo

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Molte lune erano passate da quando streghe e stregoni, o Istari, decisero di abbandonare la Terra di Mezzo per trasferirsi nelle terre selvagge dell’Haradwaith, da quando Arda fu sconvolta da un epocale scombussolamento geografico a seguito dell'inabissamento dell'isola di Numenor nel mare di Belegaer. Fu loro offerto di tornare a Valinor e alcuni accettarono, desiderosi di tornare alle origini, ma altri decisero che era giunto il momento di andare avanti, di  intraprendere una nuova strada, e partirono per un lungo cammino che li portò ad esplorare nuove terre del nuovo mondo che si era creato.
Nel loro peregrinaggio, tra montagne e foreste, si spinsero sempre più a sud, oltre il fiume Anduin, e così giunsero nelle Terre Meridionali. Un’ampia distesa desertica si aprì davanti ai loro occhi, ma questo non li scoraggiò e proseguirono nel loro cammino di esplorazione che li portò verso la costa dove giunsero nella città di Umbar, uno dei grandi porti costruiti dai Numenoreani prima della loro caduta. Proprio qui i superstiti sopravvissuti all’inabissamento di Numenor trovarono rifugio, perciò gli Istari decisero di lasciare la città a loro e si spinsero nella parte più interna, superando il Grande Deserto, fino all’immensa distesa verdeggiante della Foresta di Harad.
Quasi a ridosso della foresta si trovava una collina che si ergeva imponente, e proprio la sua imponenza convinse gli Istari che quella sarebbe stata casa loro. Fu così che incominciarono l’opera di costruzione con la quale, poco alla volta, la collina si riempì di strade e di splendide case variopinte dai colori accesi e alla cui sommità si innalzava l’edificio principale, la Sala della Magia, un edificio nel quale gli Istari vi si radunavano in occasione di eventi e celebrazioni o per discutere e prendere decisioni di carattere politico ed economico; la città venne chiamata Hyarmen.
Giorno dopo giorno la città di Hyarmen prosperava, portando benessere a tutti coloro che vi abitavano, e neanche i tumulti che si susseguirono per il possesso di Umbar tra i corsari e il Regno di Gondor scalfì la pace che gli Istari si erano creati nella loro variopinta oasi; riuscirono ad intrattenere rapporti diplomatici sia con i Corsari di Umbar sia con la popolazione dei Sudroni, già esistente prima del loro arrivo nelle Terre Meridionali. Gli Istari furono abili a convincere corsari e Sudroni che la loro presenza nell’Haradwaith poteva essere un vantaggio e, inoltre, le abilità magiche di cui disponevano gli abitanti di Hyarmen intimorivano una buona parte dei nuovi e vecchi popoli. Così, nonostante le guerriglie interne e i conflitti per il possesso della città di Umbar, per gli Istari la vita scorse sempre tranquilla per generazioni ed ere.

Era una splendida giornata di sole e nella piazza della città si stava svolgendo il mercato al quale, alcune volte, partecipavano anche commercianti provenienti dalla Terra di Mezzo e, come al suo solito, Evelyn vi si recava alla ricerca di qualche manufatto o di qualche libro che le avrebbe permesso di conoscere meglio quei territori a lei sconosciuti. Evelyn era una giovane strega, figlia del reggente della città; strega dagli eccezionali poteri, nonostante la giovane età, era una bella ragazza dai lunghi e setosi capelli, simili a onde del mare, color cioccolato. I delicati lineamenti del suo viso e la carnagione olivastra incorniciavano dei profondi occhi da cerbiatta. La sua bellezza era accentuata ancora di più dal vestito di raso color del cielo che le cadeva morbido sulla sua perfetta figura.

Mentre era seduta sul bordo della fontana, che si trovava al centro della piazza, intenta a leggere un libro appena comprato, sentì qualcuno gridare il suo nome: “Eveeelyn!”. Era la sua migliore amica Kaytria, una bella ragazza dai lunghi e lisci capelli rosso fuoco, occhi di un azzurro intenso e la pelle candida simile a porcellana; indossava un abito di raso rosso e dorato con decorazioni floreali che le fasciava l’esile figura. “Kaytria…ciao!”, disse Evelyn alzando gli occhi e sorridendo. “Eccoti qua! Cosa fai di bello?”, chiese l’amica andandole incontro con passo aggraziato. “Sto leggendo un libro che ho appena comprato”, rispose Evelyn. “Un altro?”, questionò Kaytria con tono rassegnato. “Come se non ne avessi già abbastanza! E non mi dire che si tratta di un libro sulla Terra di Mezzo?!”, dichiarò sommessamente mentre prendeva posto di fianco ad Evelyn. Kaytria conosceva benissimo la passione di Evelyn per la Terra di Mezzo che iniziò quando, da bambina, sentì i racconti di suo zio Gandalf il Grigio, o come era spesso chiamato dagli elfi, Mithrandir, uno dei cinque stregoni rimasti nella Terra di Mezzo su richiesta dei Valar, fratello maggiore di sua madre.
“Sì, un altro libro sulla Terra di Mezzo…un libro di leggende!”, rispose Evelyn fiera e soddisfatta. “Ma perché invece di perdere tempo su quei libri non ti dedichi a qualcosa più interessante?”, affermò l’amica. “Qualcosa più interessante come ad esempio?!”, domandò Evelyn scettica. “Come ad esempio i ragazzi!”, replicò Kaytria con un sorriso malizioso.
Kaytria era una ragazza un po’ frivola, ma dall’animo gentile. Al contrario, Evelyn aveva un carattere forte e determinato e per niente avvezza alle frivolezze. Perciò, molte volte, i loro interessi erano discordanti, ma nonostante la differenza di carattere, erano amiche per la pelle sin da bambine e si intendevano comunque alla perfezione.
“E cosa avrebbero di interessante i ragazzi? Sono così scontati”, dichiarò Evelyn sospirando.
Evelyn era molto corteggiata, ma spesso i ragazzi erano intimoriti dal suo forte carattere e si scoraggiavano facilmente dopo i primi tentativi di approccio. Tanto più che aveva una padronanza nell’uso della spada e di arco e frecce al di sopra della norma per essere una femmina e questo non andava molto a genio all’orgoglio maschile; le streghe per natura possedevano poteri superiori agli stregoni, se poi si aggiungeva il fatto che erano anche più abili a maneggiare le armi, questo complicava le cose. Inoltre Evelyn era un tipo abbastanza esigente, dunque non si accontentava facilmente, e tra tutti i ragazzi che l’avevano corteggiata o la stavano corteggiando, non c’era nessuno che fosse all’altezza delle sue aspettative.
“Dai, non puoi veramente preferire leggere tutto il giorno?! Sei talmente concentrata sui libri da non accorgerti che Jago è interessato a te”, ribattè Kaytria guardando l’amica con uno sguardo malandrino.
Già, Jago!, pensò tra sé Evelyn. Certo che si era accorta delle attenzioni del ragazzo nei suoi confronti, ma non ricambiando il suo interesse, aveva sempre cercato di scoraggiare ogni tipo di avance da parte sua.
“Lo so. Anche se ho sempre la testa immersa nei libri, mi accorgo di cosa accade attorno a me”, disse Evelyn prontamente, “Solo che lui non interessa a me!”.
Nonostante Jago fosse un bel ragazzo dai capelli dorati come il sole, una leggera barba che gli delineava la mascella, occhi azzurri come il cielo e un fisico alto e slanciato, Evelyn non era attratta da lui a causa del suo pessimo carattere; era un tipo altezzoso, convinto di essere il migliore di tutti, e con un senso del rispetto nei confronti degli altri inesistente.
“Ma come non ti interessa?”, chiese stupita l’amica. “Lo sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto? Non ti rendi conto della fortuna che hai!”, affermò poi sospirando.
Ma per Evelyn l’unica fortuna sarebbe poter visitare quei luoghi di cui aveva tanto letto e sentito parlare, quei luoghi che si trovavano nella Terra di Mezzo.

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