Capitolo 3: si parte!

356 21 4
                                    

Evelyn rientrò nella Sala e cercò di confondersi tra la folla per evitare ulteriori incontri con Jago; non tentò neanche di trovare nuovamente Kaytria impegnata a farsi corteggiare dal suo spasimante. È inutile ora cercare di convincerla che Odhran non fa per lei. Avrò modo nei prossimi giorni di parlarle con calma e farla ragionare, pensò la ragazza. Decise che era meglio godersi quel giorno di festa e iniziò assaporando alcune delle prelibatezze presenti sulle tavolate e inebriandosi con del buon vino. Mentre era intenta a godere dei piaceri della vita, alcune persone venute a conoscenza del suo imminente viaggio nella Terra di Mezzo si congratularono e le augurarono un buon viaggio.
Tra una celebrazione e un’altra le capitò di imbattersi in Kaytria, che la informò del permesso concessole dai suoi genitori per andare con lei nella Terra di Mezzo, e in Jago che aveva nei suoi riguardi uno sguardo truce e che lei evitò come la peste, e si intrattenne con alcune ragazze con le quali le capitava di trovarsi ogni tanto per una chiacchierata, pur non avendo con loro il profondo rapporto d’amicizia che aveva con Kaytria, solo per motivi diplomatici. Nel tardo pomeriggio, quando una buona parte delle persone aveva abbandonato la festa per rientrare nelle proprie abitazioni, Evelyn si ritrovò con i suoi genitori mentre faceva due passi in giardino. “Eccoti finalmente! Com'è andata? Ti sei divertita?”, esordì Arinne. “Sì, è stata una giornata piacevole, nonostante la presenza di una certa persona”, replicò la ragazza. “Immagino tu ti riferisca a Jago?”, chiese Idwal. “Purtroppo sì!”, rispose avvilita Evelyn. “A proposito di Jago, quando l’abbiamo incontrato mi è sembrato piuttosto alterato. È per caso successo qualcosa?”, dichiarò sua madre fissandola con uno sguardo malandrino. Con assoluta pacatezza la ragazza affermò, “Probabilmente si sarà offeso perché non sono caduta ai suoi piedi come fanno tutte le ragazze”. I suoi genitori alzarono gli occhi al cielo sconsolati ed evitarono di insistere sull’argomento. “Comunque, noi rientriamo a casa. Tu vuoi fermarti ancora un po’ o vieni con noi?”, affermò il padre di Evelyn. “Penso che verrò a casa con voi. Per oggi ne ho abbastanza e poi devo ancora preparare i bagagli per domani”, replicò la ragazza. Detto ciò, si avviarono per uscire dalla Sala della Magia e si imbatterono in Kaytria con i suoi genitori che erano in procinto di andarsene anche loro; decisero di fare il tragitto insieme ed Evelyn e la sua amica ne approfittarono per organizzare la partenza.
Appena giunta a casa, Evelyn augurò la buona notte e andò subito in camera sua mentre Arinne e Idwal si fermarono per un po’ in salotto a dare indicazioni e fare raccomandazioni a Daron che li aveva accolti al loro rientro. Nella tranquillità della sua stanza, la ragazza si mise comoda indossando la camicia da notte e poi prese dall’armadio una sacca di media dimensione nella quale mise due cambi d’abito comodi e adatti al tipo di viaggio che l’aspettava, una spazzola e i due libri sui quali sperava di trovare informazioni riguardo Erebor. “Direi che così può bastare, meglio che non mi appesantisca troppo ed eviti di portare armi per non far insospettire i miei. Al massimo quando arriverò a destinazione comprerò una spada”, affermò Evelyn. Subito dopo si voltò verso la scrivania e dichiarò, “ A meno che potrei portare qualcosa di piccolo!”. Poi si avvicinò al mobile, aprì il cassetto e dal suo interno estrasse un pugnale di fattura elfica che aveva acquistato tempo fa al mercato. “Sì, potrei portare questo!” esclamò la ragazza. Prima di chiudere il cassetto prese anche la lettera di suo zio e poi mise entrambi gli oggetti nella sacca. Una volta finito di sistemare i bagagli, senza indugiare oltre, si mise a letto e cercò di dormire anche se il sonno fece fatica a sopraggiungere, nonostante la stanchezza, a causa del suo stato di trepidazione.
Evelyn si alzò di buon’ora euforica e carica come non mai. Indossò la mise da viaggio che aveva scelto appositamente per viaggiare comoda: pantaloni di cuoio neri, una morbida e vaporosa tunica viola in lino con un corpetto nero a cingerle il busto, e stivali neri di cuoio. Scese al piano di sotto dirigendosi in sala da pranzo, ma non vi trovò nessuno, allora andò in cucina dove trovò le due inservienti e Daron intenti a preparare la colazione. “Buongiorno a tutti!”, esordì allegramente Evelyn entrando nella stanza. L’uomo e le due donne si girarono di soprassalto, presi alla sprovvista, e dopo un primo momento di smarrimento risposero all’unisono al saluto della ragazza. “Si è svegliata presto stamattina?”, proseguì Daron. “E chi riesce a dormire! Sono troppo impaziente di partire!”, affermò entusiasta Evelyn. “Ma la nave fino a stasera non partirà”, replicò pacatamente l’uomo. “Lo so, ma prima arriviamo e meglio è. Non si sa mai!”, rispose decisa la ragazza. Daron abbozzò un sorriso, scosse la testa e poi dichiarò, “La colazione è quasi pronta. Intanto si può accomodare in sala da pranzo”. “Non ti scomodare, farò colazione qui”, disse Evelyn accomodandosi a tavola. “Come preferisce”, ribatté l’uomo facendo un lieve inchino.
Terminata la colazione Evelyn uscì dalla cucina diretta verso la sua stanza e, nel tragitto si imbattè nei suoi genitori che la guardarono stupiti. “Già in piedi?!”, esclamò Arinne. “A quanto pare l’impazienza ha avuto la meglio sul sonno!”, asserì Idwal. “Sto attendendo da tanto questo momento! Come potrei mai dormire?!”, sentenziò la ragazza con tono di rimprovero. “Ah, l’euforia giovanile! Hai almeno fatto colazione o hai perso anche l’appetito?”, dichiarò sua madre sarcasticamente. “Certo che ho fatto colazione. Devo essere in forma per il viaggio che mi attende”, replicò Evelyn abbozzando un sorriso. “Chissà poi cosa ti farà fare tuo zio per farti venire più appetito?”,  affermò il padre della ragazza. “Non saprei, vedrò quando sarò lì”, disse evasiva Evelyn, “Comunque, vado a prendere tutta la mia roba in camera e scendo”, proseguì la ragazza mentre si avviava verso la sua stanza.
Spero non mi chiedano altro su quello che ha in mente di farmi fare lo zio, pensò Evelyn con preoccupazione. “Oh già, lo zio, non l’ho ancora avvisato!”, sbottò la ragazza. Di corsa si diresse verso la scrivania, prese un foglio e la penna nel calamaio e scrisse:

Caro zio, ovvio che sono interessata.

Prenderò la nave in serata dal porto Umbar. Volevo solo informarti che verranno con me Daron e Kaytria. Daron hanno insistito i miei genitori che mi accompagnasse, invece Kaytria ho voluto io che venisse con me perché mi aiutasse nel mio proposito di convincere Daron, ad un certo punto del viaggio, a farmi proseguire da sola.

Ti terrò aggiornato sul mio viaggio e ti farò sapere quando starò per giungere a destinazione.

A presto,

Eve

Dopo aver finito di scrivere, appallottolò il foglio, lo prese tra le mani e recitò una formula, "Dox Toxem, Dox Malum, Dox Divinitum". Aprì le mani e il foglio era sparito.
Ad un certo punto, sentì un vociare fuori in giardino, allora andò alla finestra e vide Kaytria e i suoi genitori che venivano accolti da Arinne e Idwal. “Oh bene, Kaytria è arrivata!”, esclamò con gioia Evelyn; senza ulteriori indugi, prese la sua sacca e si avviò al piano di sotto.
Quando arrivò nel salone salutò i presenti e poi rivolgendo lo sguardo verso Kaytria strabuzzò gli occhi nel vedere com’era vestita: un abito in raso rosso cremisi, con maniche a cascata, corpetto nero con bordatura in argento, il tutto corredato da una lunga cintura argentata. “Che c’è?”, domandò l’amica ingenuamente. “Guarda che non stiamo andando ad una festa!”, sentenziò Evelyn. “E allora? È sempre meglio essere in ordine. Non si sa mai chi si può incontrare”, asserì Kaytria maliziosamente. “Immagino chi vorresti incontrare”, bisbigliò Evelyn tra sé. “Cosa?”, domandò l’amica. “Niente, non preoccuparti!”, dichiarò Evelyn abbozzando un sorriso. “Sarà meglio che ci avviamo, altrimenti faremo tardi!”, esclamò poi la ragazza. Detto ciò, si avviarono fuori in cortile dove era pronto il calesse con i bagagli caricati su e quando Evelyn vide quelli di Kaytria alzò gli occhi al cielo e poi si rivolse verso l’amica dicendo, “Ma quanta roba ti sei portata?”. “Beh, meglio abbondare che deficere”, affermò Kaytria con fare snob. Evelyn sospirò sconsolata e pensò tra sé, Ma cosa mi è venuto in mente di farla venire con me?!
Dopo aver salutato i rispetti genitori, amici e parenti accorsi per l’occasione, Kaytria, Evelyn e Daron partirono alla volta del porto di Umbar. Mentre percorrevano le strade della città, incrociarono Jago ed Odhran. Kaytria fece un cenno con la mano ad Odhran che ricambiò il saluto, invece Jago lanciò ad Evelyn uno sguardo carico di risentimento al quale lei rispose con un sorriso derisorio. Il viaggio proseguì tranquillo nella distesa desertica costellata qua e là da oasi dove trovarono ristoro e nel tardo pomeriggio finalmente giunsero a Umbar e una volta arrivati al porto cercarono la nave che li avrebbe condotti a Pelargir. Quando la trovarono, caricarono subito i bagagli e, dopo aver affidato i cavalli e il calesse ad uno stalliere ben pagato, salirono sulla nave. Si sistemarono nelle rispettive cabine e, mentre Daron decise di concedersi un po’ di riposo, Evelyn e Kaytria si ritrovarono sul ponte. Poi Evelyn si diresse verso la poppa della nave, si avvicinò alla balaustra e osservò il porto che poco a poco spariva all'orizzonte. Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni l'aria marina, allietata dal vento che le accarezzò il viso e i capelli. Quando riaprì gli occhi il porto era ormai appena percettibile e il vederlo scomparire del tutto le provocò una sensazione di sollievo.
Kaytria raggiunse l'amica e, notando il suo volto più disteso, esclamò, "Mi sembri molto più sollevata!". "Sì, ora sto molto meglio!", rispose Evelyn pacatamente senza smettere di scrutare l'orizzonte. “Soprattutto perché adesso non vedrai Jago per un bel po’!”, aggiunse Kaytria abbozzando un sorriso. “Quello è uno dei motivi, ma non il solo”, replicò Evelyn voltandosi verso l’amica. “Anch’io per un po’ non vedrò Odhran!”, dichiarò Kaytria sospirando. “È l’occasione giusta per riflettere sul fatto se sia o meno adatto a te”, affermò Evelyn senza distogliere lo sguardo dalla sua amica. Kaytria alzò gli occhi al cielo con rassegnazione e domandò, “Ma cosa ti ha fatto di male Odhran?”. “È amico di Jago e lo imita in tutto e per tutto negli atteggiamenti per dimostrarsi alla sua altezza e compiacerlo; praticamente non è in grado di ragionare con la sua testa. Vuoi veramente stare con uno così?!”, rispose Evelyn con tono severo. “Beh, però è carino!”, cinguettò Kaytria. Evelyn guardò torva la sua amica e sentenziò, “E secondo te basta questo per renderlo l’uomo giusto?!”. Kaytria osservò l’amica con uno sguardo malandrino e replicò, “E secondo te come dovrebbe essere l’uomo giusto?”. Evelyn si voltò a contemplare l’orizzonte e dopo un po’ asserì, “Sicuramente non dovrebbe essere come Jago! Per il resto non saprei di preciso perché non ho esperienza al riguardo, ma penso che quando sarà il momento in qualche modo si capirà se è quello giusto o no”. Poi si girò verso l’amica e con tono supplichevole disse, “Promettimi che ci rifletterai bene! Durante questo viaggio avrai tutto il tempo per farlo”. Con un sospiro Kaytria annuì e dopodiché le due amiche si persero a contemplare l’orizzonte rosso fuoco che si rifletteva tra le onde del mare.




Incanto d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora