12 Giugno 2017
"Che hai, Ada? Ti vedo giù."
"Niente, sono un po' ipersensibile in questi giorni."
"Mi viene in mente un aneddoto che potrebbe tirarti su il morale. Anni fa una ragazza che conosco, Elena, ebbe un grave incidente in motorino e rimase in coma per tre mesi: per i primi tempi dopo il suo risveglio, come purtroppo accade spesso a chi è stato in coma, era aggressiva, cinica, rabbiosa. Ecco, un giorno la andai a trovare e lei mi disse: 'Sai, sono propria contenta di aver sbattuto la testa così forte: ora che sono una stronza vivo molto meglio.' Role model, non c'è che dire!" e dopo aver portato termine il suo racconto Elisabetta ride sguaiatamente.
"Non è divertente, oddio, è una cosa terribile..." le dico io, sconfortata.
"Ma sì che è divertente, dovresti prendere esempio da lei!"
"Non mi sembra una buona idea."
"Quindi hai un'idea migliore?"
"Per cosa?"
"Per vivere un po' meglio, ovviamente."
"Secondo te dovrei sbattere la testa di proposito nella speranza di desensibilizzarmi?"
"Forse hai mancato il punto della questione."
"Possibilissimo."
"Senti, ora devo andare. Ti spiacerebbe levarti da qui?"
"E a lui chi ci pensa?"
"A lui chi?"
"Come a lui chi? A tuo fratello nell'altra stanza con la febbre a quaranta..."
"Ci pensi tu, gentilmente. Tanto ora sta dormendo."
"Non mi avevi chiesto di andare via?"
"Ho cambiato idea. Su, non fare quella faccia, che io ti faccio sempre un sacco di favori. E non azzardarti a toccarlo, o ti taglio le mani."
"Ma chi lo tocca..."
Ci salutiamo frettolosamente ed Elisabetta se ne va, lasciandomi sola a contemplare il salotto. Appeso al muro c'è un sole di ceramica, uno di quelli che si trovano spesso nelle case sarde, che mi scruta con occhi minacciosi e un tratto comincia a parlarmi.
"Brava, Ada Rosati, hai toccato il fondo! Mi congratulo!"
"Parla per te, che sei un sole eppure non porti né luce né calore." gli rispondo.
"E tu sei una giovane donna che non porta né giovinezza né femminilità!" ribatte lui.
"Tu però sei solo un pezzo di ceramica, condannato all'immobilità. Io se voglio scappare posso farlo."
"Però non l'hai fatto."
Questa improvvisa realizzazione mi blocca le parole in gola, così interrompo la conversazione.
Un tempo assomigliavo di più alla persona che ora Elisabetta mi consiglia di essere. Un tempo era lei che faceva la morale a me, ora sono io che la faccio a lei. Un tempo scrivevo molte lettere, per poi stracciarle prima di spedirle: lettere d'amore, lettere d'odio, richieste di perdono... Non avevo mai il coraggio di farle arrivare al mittente.
Un tempo non sarebbe stato strano trovarmi a importunare il fratello malato di un'amica, a esprimere le mie posizioni con troppo fervore, a rallegrarmi della mia mancanza di tatto. Però non stavo meglio di come sto adesso, anzi, probabilmente stavo peggio. Ma non ricordo bene, a dir la verità.
Adesso le cose sono cambiate non poco: i compagni di ideologia non mi consigliano più di abbassare i toni, gli anziani a passeggio per il centro non si insospettiscono quando tiro fuori qualcosa dalla tasca interna della giacca, le ragazze attaccate come cozze ai loro fidanzati hanno smesso di guardarmi dall'alto in basso quando le sorpasso sul ponte Mercatale, da sola. Non mi riconosco neanche più quando mi guardo allo specchio.
Sarà che anche la stanchezza gioca un ruolo. Ieri sera sono andata a letto tardi, ero al tirocinio. Stavo partecipando al progetto di alternanza scuola-lavoro previsto dalla Buona Scuola: la mia mansione era quella di sorvegliare i bagni di un museo. Grazie Renzi, mi hai regalato un sogno.
Per la precisione, dovevo evitare che i visitatori che avevano fatto l'accesso gratuito all'imperdibile conferenza sull'Etruscologia nel '500, una volta usciti dai servizi igienici, si mettessero a osservare le opere, perché la visita era a pagamento. Questa è una delle cose più fasciste che io abbia mai dovuto sopportare in tutta la vita, ma Giorgia mi dice che devo smettere di considerare fascista ogni cosa che disapprovo. Ha ragione, smetterò prima o poi.
Comunque ridendo e scherzando è arrivata un'altra Estate, una di quelle vere. Una di quelle che calma gli animi dei disillusi, mentre riconsegna alle emozioni forti quelli dei sognatori, senza nessuna regola o indicazione.
Durante l'Inverno, la maggior parte dei lavoratori e dei colleghi studenti sono stati riempiti di nozioni e faccende da sbrigare, ma svuotati di tutto il resto: sono diventati così stanchi, disillusi e nervosi, ciascuno alla propria scrivania, combattendo la propria battaglia personale contro il sonno, lo stress e lo scontento.
Nessun problema importante è stato risolto: chi litigava coi genitori vi litiga ancora, chi andava male a scuola va ancora male, chi come me sognava di partire non è partito. Invece quelli come Raimondo, che a partire sono riusciti davvero, non sono più tornati.
Anche il ragazzo di Giorgia ce l'ha fatta: ieri mattina, all'alba, è decollato l'aereo che l'ha portato a Londra. Io l'ho capito subito che anche lui avrebbe lasciato Prato, sin dalla prima volta che ha parlato di british humor e di musica underground. Io glielo dicevo a Giorgia: "Fai attenzione, che questo parte. Non credo voglia spendere la sua giovinezza inzuppando cantucci nel vin santo." E lei mi rispondeva: "No, figurati, lui vuole stare qui con me."
Infatti eccoci qui.
Mi dispiace perché poi si sta svegli la notte, si pensa a cosa si è sbagliato, ci si fa del male. Ultimamente si è aggiunta anche quell'inquietudine di Giugno, quell'odioso panico in sordina che sorprende all'improvviso. In questo clima le lucciole, i condizionatori, i musicisti trovano lo spazio per compiere ad arte i loro mestieri, ma purtroppo lo trovano anche le zanzare, gli insidiatori, i viscidi venditori di prodotti dimagranti e creme abbronzanti, i giornalisti sciacalli attaccati alle tragedie estive.
Però se ne andranno anche loro, se ne andranno tutti un giorno o l'altro: emigreranno a Ibiza, a Saint Tropez, alle Hawaii insieme a Raimondo, da qualche parte. Spero che almeno i compagni che si occupano dei dibattiti, dei cineforum, dei concerti e delle petizioni restino. Non mi sono mai occupata di queste cose in prima linea, ho sempre partecipato e basta. Lo confesso: alle volte ho preso un po' in giro i compagni più agguerriti, quelli nostalgici dell'URSS, che vanno in giro con l'Avanguardia sotto braccio e comprano solo prodotti equo-solidali. Beh, perdonatemi, sono io che ho sbagliato: ognuno è compagno a modo suo.
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Hawaiana - Un sogno di provincia
General FictionNella Prato dei giorni nostri, la giovane Ada rivive in un lungo e frammentario flashback il suo innamoramento per Raimondo, un affascinante vicino di casa in procinto di trasferirsi dall'altra parte del globo, a Honolulu. Il rifiuto del ragazzo, in...