Buone vacanze a tutti

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Passarono dieci giorni e, per miracolo, arrivò l'ultimo giorno di scuola. L'anno scolastico era stato piuttosto brutale. Forse per questo i professori, in un impeto improvviso di autocritica, ci chiesero di riportare su alcuni foglietti le nostre impressioni, in forma anonima. Io scrissi un poemetto su quanto fosse stato un anno difficile ma formativo, poi però mi vergognai delle energie sprecate per una simile ipocrisia e stracciai tutto. Presi un altro foglietto e scrissi solo queste poche righe:

Riscaldamento guasto, con conseguente Inverno gelido. Per il resto, anno ricco di sorprese: ho cominciato a odiare la scuola stessa, il sistema, lo stile di vita moscio e disimpegnato, eppure ho sopportato tutto a testa bassa e la trasgressione è una spezia rara che ho solo sentito nominare. Essendo in tempi di crisi, ho cercato le emozioni forti nello stalking ai danni della prima vittima di quartiere, nelle prese di posizione, nei filmetti, nei librini e nelle canzoncine invece che nelle cose che contano davvero: in pratica lo stesso comportamento di ogni coetaneo pigro, ignorante e impostore come me. Ora ho solo tanta voglia di mettermi la faccia tra le mani e applaudire.

Buone vacanze a tutti.

Suonata l'ultima campanella, io, Giorgia ed Elisabetta pedalammo fino al Bisenzio. Arrivate a destinazione, ci fermammo all'ombra di un salice, a conversare di cose inutili.

"Alla fine gliel'hai scritto, l'articolo, a Melanie Wellington?"

"Hai voglia. Comunque c'è una cosa che non vi ho detto..."

"Cominciamo a prepararci psicologicamente."

"È una cosa che risale a dieci giorni fa..."

"Alla buon'ora! Che è successo?"

"Ma niente, Raimondo è venuto a trovarmi a casa...."

"No, non ci credo!"

"Udite udite! La leggenda narra di una certa Ada Rosati, che strappava i ragazzi più appetibili di Prato city dalle braccia di straniere esaltate! Non ti si può lasciare un attimo sola che zac! Cosa avete combinato?"

"Ma niente, che pretendete?"

"Come niente? Questa ce la spieghi."

"Secondo me hai avuto paura."

"'Un tu n'hai, Ada, 'un tu n'hai..."

"Ma di che cosa avrei dovuto avere paura, della gatta ignuda? Non me la sono sentita perché lui aveva le stampelle, non sono mica un animale..."

"Cioè, il ragazzo che aspetti tutti le notti sotto casa finalmente ti vuole, e tu ti tiri indietro perché lui ha una gamba fuori uso?"

"Come fai a sapere che vado sotto casa sua?"

"Lo sanno tutti, Ada!"

"Tutti chi?"

"Tutti."

"Che poi, cara Ada, massimo rispetto per il tuo uomo però... Come si fa a fare un incidente sulla pista ciclabile del Bisenzio? Cioè, persino tu riesci a tornare a casa sana e salva, il che è tutto dire..."

"Guarda che si può eccome, sopratutto se la bici ha la pedalata assistita! Una volta ho provato a usare quella di mia cugina, avresti dovuto vedere come facevo cantare il motore! Se qualcuno avesse sbagliato corsia, immagina che frontale!"

"Immagino."

"Guarda, se vuoi te lo faccio vedere."

"Cosa?"

"Che ci si può far male."

"Ahahaha!"

"In che senso?"

"Rimanete lì..."

"No, Ada, ma fai sul serio?"

Rimontai in sella e mi precipitai nella prima discesa disponibile, quella che portava al livello del fiume. Non frenai mai.

L'impatto fu piuttosto forte, ma incredibilmente riuscii a rialzarmi. Sentivo Giorgia ed Elisabetta che mi gridavano contro, ma non tentavano di inseguirmi. Forse mi davano per spacciata, sotto ogni fronte. Avevo qualche livido, ma non mi ero davvero ferita: non avevo ancora dimostrato niente.

Allora cominciai a correre all'impazzata, sperando di cadere in qualche buca, o di essere morsa da qualche biscia. Forse dopo quell'episodio mi avrebbero internata in un ospedale psichiatrico, quindi volevo godermi la luce del sole finché ero in tempo. Ero disperata, disperata davvero. Così disperata da capire che cosa fosse la disperazione. E il bello è che mi stavo divertendo da matti!

Hawaiana - Un sogno di provinciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora