Locals only

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15 Luglio 2015, Honolulu

Io e Melanie stiamo insieme da due settimane, eppure già facciamo grandi progetti: in verità, più che due settimane, sembrano essere passati due decenni dal nostro primo appuntamento. Mi ricordo che quella sera andammo in spiaggia, subito dopo cena. Il tramonto era incredibile, e mi faceva sentire minuscolo.

Anche Melanie mi faceva sentire piccolo, perché oltre a essere bellissima, ad avere la patente e a essere già diplomata, sapeva mettere in mostra la propria cultura. Quella sera, in particolare, si divertiva a parlarmi di autori americani che io a malapena avevo sentito nominare: Faulkner, Steinbeck, Hemingway, Bukowski, Carver, Fante... Era logorroica quasi come Ada, quella vicina di casa innamorata di me, solo che diceva cose sensate.

Comunque, tra i nostri grandi e affrettati progetti c'è quello di vivere insieme. Qui a Honolulu, si intende, non a Prato.

Ieri discutevamo di questo, viaggiando in macchina sul lungomare: ovviamente guidava Melanie, mentre io, seduto accanto a lei, guardavo fuori dal finestrino e contavo le palme.

"A flat just for the two of us, the ocean outside the window... It would be nice, wouldn't it?" mi chiedeva la mia ragazza, senza togliere gli occhi dalla strada.

"Yes, sweetheart, of course, but I mean... I have just one dollar in my wallet, it ain't enough money to buy a flat."

"Money is not a problem, Raymond. I already have a job, and you can find one too. And your English is getting better!"

Quelle parole mi facevano sentire lusingato ma sotto pressione.

"But what about college?" le ho chiesto.

"I can work and study at the same time, honey. It's a common thing here in America." mi ha rassicurato lei, togliendo la mano dal cambio e accarezzandomi la guancia. Ci sono rimasto un po' male, perché la mia ragazza mi stava trattando proprio come il forestiero ignorante e naive che ero.

"I know, but it would be so tiring for you."

"I can make it, don't worry. What about you? You don't want to go to college?"

"I'm so sick and tired of sitting all day at a school desk. I just want to live, and learn every possible thing about the subject that I love the most."

"What is it?"

"Water!" le ho risposto, liberandomi di un grande peso.

"What? You're talking about hydrography, marine biology or something like that?"

"All of them."

Anche a Prato era difficile spiegare alla gente quello che volevo fare nella vita, perché essere uno studioso dell'acqua nel suo complesso non è una cosa molto comune dalle mie parti. O da qualunque altra parte.

"We can really say that you have some clear ideas in that mind, but if that's what you want... Then do it, babe!" When there's a will there's a way, after all." mi ha riposto Melanie. Ho tirato un sospiro di sollievo.

Più tardi ci siamo fermati presso una spiaggetta molto esclusiva, ma un ragazzo biondo, abbronzato e tarchiato ci ha bloccati.

"Didn't you see the sign? We don't want foreigners here. The man is clearly not Hawaiian. I bet he's European."

Né io né Melanie avevamo notato il cartello Locals only.

"C'mon, he's my boyfriend!" insisteva Melanie.

"I'm sorry, we can't let him in."

"No man really knows about other human beings. The best he can do is to suppose that they are like himself. John Steinbeck, The Winter of Our Discontent." ha proferito Melanie, fiera del suo sangue freddo e della sua citazione ad hoc.

"Girl, listen to me, I grew up in Honolulu and I assume the same goes for you. I don't know what the hell a Winter is, and probably you don't know either. Your boyfriend, however, sure does: he looks like a damn ghost."

Ci siamo arresi, sopratutto per non rischiare di abbassarci al suo livello.

"It's sad to admit but... We have jerks even here in my dear homeland."

"I would have never thought of that."

Dopo qualche ora Melanie ha ammesso che, per quanto feroce, la risposta sull'Inverno era piuttosto divertente.

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