Ci son cose peggiori

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2 Luglio 2016

Sono seduta al computer, a leggere poesie. Speriamo che i compagni non scoprano mai che preferisco Ezra Pound a Pasolini, mi estrometterebbero. L'Internet mi fa uscire di testa: la pubblicità del tonno Nostromo sopra al testo di Soffitta, cosa dovremo sopportare ancora?

E chi è, di nuovo?

"Pronto?"

"Eccola, la mia Ada! Che fai di bello?"

Elisabetta...

"Sono a casa."

"A casa? Poi ci credo che ti viene l'ansia! Andiamo al Wallace! È Estate, ce n'è di tempo da sprecare!"

"Non dire sempre che va tutto bene, mi dai noia..."

"Dai, ci sta pure che incontriamo Duccio!"

"Non ho propria voglia di queste cose..."

"Ma sì che hai voglia!"

"Allora facciamo finta di averne voglia..."

"Ci vediamo alle nove in Piazza Mercatale, alla fermata dell'autobus, d'accordo?"

"D'accordo..."

"Vestiti bene, mi raccomando."

"Me la stiri tu, la camicia buona?"

"Una zecca rossa come te dovrebbe avere più rispetto per i lavoratori! A dopo."

"Aspetta un secondo."

"Cosa?"

"Prima stavo facendo una riflessione..."

"Gesù aiutami se ci sei... Sentiamo."

"Stavo pensando che... a volte la gente sembra così poco... cambiata dai libri che legge e dai film che vede."

"Oddio, che vorrebbe dire? E perché ti è venuto in mente proprio sull'ora di cena?"

"Bah, non lo so. Sto pensando a chi si è appena letto Lord Jim... e continua a sparare tutte quelle minchiate su Schettino... a chi ha letto Mattatoio n. 5 e si vuole arruolare... a chi ha visto Pulp Fiction e ancora fa quei discorsi democristiani sulla violenza in TV... a chi ha visto Taxi Driver e si prodiga in quelle discussioni sul nichilismo, di una pochezza allucinante... Insomma, hai capito."

"Oh, ma sentila, l'intellettuale! Io per esempio ti ho vista leggere Post office, ma certo non hai alzato il posteriore dalla sedia e non sei diventata una postina che combatte il sistema! Io, per me, non ho mai letto Le grandi memorie di una stiratrice rivoluzionaria di 'sta ceppa, però nel frattempo sono l'unica che lavora e voi reietti avete pure il coraggio di sbeffeggiarmi. Ridicoli!"

La mia tenera amica riaggancia, offesa. Ha frainteso.

È una serata fresca, oggi ha piovuto. Elisabetta arriva con dieci minuti di ritardo. Mi abbraccia e si lamenta di come sono vestita. Dice che la faccio vergognare. Poi mi trascina in un appartamento con pareti scrostate e finestre minuscole, nascosto in uno dei tanti anfratti della piazza: si vuole far fare un tatuaggio con l'henné, e qui ci abita una ragazza di origini peruviane che offre un prezzo conveniente.

Saliamo le scale un po' irrigidite per l'imbarazzo. Appena varchiamo la soglia, siamo sorprese da un'aria calda e soffocante che proviene dalla cucina. Ci accoglie la ragazza in questione, visibilmente incinta e dall'aria esaurita, portando una splendida bambina in braccio.

"Ciao!" dico alla piccola, salutandola con la mano, con la voce un po' acuta e il sorriso forzato: ella sembra già odiarmi con tutte le sue forze.

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